Recensione in anteprima – Dopo “Monolith” Ivan Silvestrini porta al cinema  il suo nuovo lungometraggio ispirato a “Le profs” film francese inedito in Italia del 2013 e che molto successo ha conseguito oltralpe. Da un buon inizio si converge poi in qualcosa di poco suggestivo e che mostra una sceneggiatura non propriamente interessante. Ottima regia, interessante spunto provocatorio, triste consapevolezza della realtà scolastica. Dal primo maggio al cinema.

Il liceo Manzoni ha una percentuale così bassa di promossi alla maturità che il provveditore agli studi decide di dare un ultimatum al preside: se almeno metà degli studenti dell’ultimo anno in corso non supereranno l’esame finale l’istituto dovrà chiudere per sempre. Inoltre il provveditore fa un’altra proposta al preside: verranno chiamati al Manzoni i peggiori professori d’Italia ad insegnare ai peggiori fra gli alunni.

Gli improbabili prof

Chiariamolo subito, i 7 professori che vengono ingaggiati dal liceo Manzoni sono l’estremizzazione di un concetto. Così come la questione messa in piedi dal provveditore per salvare la scuola. Semplicemente, non esiste che una scuola venga chiusa per “immeritocrazia” degli alunni. Le questioni che fan chiudere le scuole (senza contare quelle che potrebbero esserlo per lavori sempre più urgenti) son prettamente di natura economica.

Ovviamente qui si gioca con la commedia e con il surreale tentativo di salvare una scuola infarcita di peggiori alunni tramite l’ingaggio dei professori peggiori. Qualche riserva si potrebbe avere sulla caratterizzazione degli stessi, improbabili sì, ma con delle caratteristiche estremizzate ma non sempre ben integrate alla vicenda. Scorrendoli un po’ tutti abbiamo la leggera citazione alla commedia scollacciata anni 70-80 con la conturbante prof di italiano Venturi (Shalana Santana). Un’autocitazione è rappresentata dal prof Fanfulla (Maurizio Nichetti) nella mimica del protagonista di “Volere volare”.

La prof Melis di inglese (Maria di Biase) è, forse, la più divertente così come il prof di storia Cioncoloni (Lino Guanciale) sembra essere il più completo. Il leader è, gioco forza, il professor Locuratolo di matematica (Claudio Bisio). Completano il cast docente il professor Golia di educazione fisica (Alessio Sakara) e il professor di Filosofia  Maurizi (Pietro Ragusa). I 7 arrivano a scuola, per la prima volta, insieme, citando una famosa scena di “Armageddon” e, di conseguenza di “Monster & co.”. Una bella realizzazione registica, e non sarà la sola. Vedasi infatti una semicitazione a “Inside man”.

I Prof e gli alunni

Al Manzoni, poi, ci sono anche gli altri professori, più “normali” e gli alunni. Se la storia d’amore, anzi le storie d’amore che nascono risultano interessanti, son abbastanza telefonate. Ad un Luca (Rocco Hunt) che incarna lo scapestrato fa eco una Camilla (Irene Vetere) come classica secchiona, possibilmente ricca che ha radici nella Sharon Gusperti de “I ragazzi della 3° C”. Ancor prima nella fatale Gloria Guida in tutt’altro genere di film.

Ciò che non si può non trattare invece è l’alchimia, la complicità e collaborazione tra compagni di scuola. La sceneggiatura non lascia spazio se non in brevi cenni a queste dinamiche. Ci si concentra su Luca e Camilla. Luca, anzi Rocco Hunt,  in quanto cantante paleserà il suo lavoro anche se non  se ne vede granché la necessità. Mentre Camilla è un personaggio limitato nello script in confronto alla folgorante bellezza e talento di Irene Vetere. Un vero peccato perché la regia asseconda tutti i personaggi al meglio anche grazie a interessanti inquadrature e a dei suggestivi piano-sequenza.

Prendiamola con filosofia

“Arrivano i prof” non si presta, e non vuole farlo, a una riflessione sul mondo scuola e, soprattutto sui recenti atti di bullismo. La cronaca quasi quotidiana, ahimè, ci parla di alunni e prof praticamente sul piede di guerra ma non è la scuola il problema, tanto meno gli insegnanti. Il discorso sull’educazione (altrove) solo sfiorato e mai affrontato non è materia di verifica di questo film. Non viene trattato nemmeno il tanto vociferato “patto educativo”. Semplicemente non è lo scopo del film.

Per chi ha tra i 30 e i 50 anni questo “Arrivano i prof” pian piano si trasforma in una nostalgica e triste rimembranza del proprio periodo scolastico. Il pensiero si fa desolante se si pensa, per un attimo, al fatto che, in realtà con questa scuola, quella generazione ha fallito. Nuovamente la generazione precedente deve ammettere il fallimento davanti a quella più giovane. La speranza di un miglioramento nei volti, negli abbracci e nelle mani dei nuovi studenti è, forse, l’ultima possibilità per una società migliore. 

“Arrivano i prof” è una commedia a tratti surreale che ha nella regia e nella provocazione i suoi punti di forza. Da tener d’occhio il talento di Irene Vetere e la capacità di inserire scene e inquadrature non banali del giovane regista Ivan Silvestrelli in una sceneggiatura non sempre all’altezza.

Voto: 6,4

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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