Recensione – L’ultimo film di Alessandro Gassmann è una commedia familiare on the road, dedicata al padre Vittorio. Prodotto da Lucisano e Vision, nelle sale dal 6 dicembre.

“Il premio”, terza  regia per Alessandro Gassmann, è il viaggio di una famiglia sui generis che si scopre, in realtà, in seguito, non troppo diversa dalle altre.

Un narcisista, egocentrico ma geniale scrittore, Giovanni Passamonte (Gigi Proietti) vince il Premio Nobel per la Letteratura e, per paura di volare, decide di andare a ritirarlo a Stoccolma in macchina, accompagnato dal suo segretario personale, Rinaldo (Rocco Papaleo).

Si uniranno a loro per il viaggio anche due dei tanti figli sparsi (superficialmente?) per il mondo, Oreste (Alessandro Gassmann) e Lucrezia (Anna Foglietta).

Un viaggio, in realtà, interiore, che cambierà tutti nel profondo. Sarà questa l’occasione per scoprirsi, finalmente, e cambiare le proprie vite.

Il film nasce da un aneddoto che racconta Alessandro Gassmann su suo padre:

«Mio padre spesso diceva che se avesse voluto, avrebbe potuto accettare tutti i premi alla carriera che gli offrivano, e che avrebbe potuto girare il mondo, dormendo e mangiando gratis per tre anni, ma quel viaggio non lo fece mai».

È un omaggio alla commedia italiana di Risi, quello di Alessandro Gassmann regista, che in un panorama di nuove commedie – spesso ripetitive e monotematiche – riesce a portare in scena una storia piacevole e mai banale in cui si percorre un viaggio verso sé e verso gli altri.

Gassmann, il cui fine al cinema è riuscire ad emozionare, raggiunge il suo scopo.

Il talento e il carisma di Gigi Proietti, che finalmente riceve il giusto spazio in un ruolo incisivo al cinema (che troppo e ingiustamente lo ha dimenticato), confluiscono in una interpretazione magistrale e intimista di un padre ingombrante e, come si dice nel film, bulimico affettivo.

Proietti riesce a renderlo credibile e reale, così vicino allo spettatore, attraverso intensi, vissuti e teneri sguardi in camera, come quelli che solo un padre davvero riesce a dare.

Accanto a lui, a rendere fluido l’alternarsi di gag ed equivoci per tutta Europa, un cast di tutto rispetto e che si impegna con slancio: Alessandro Gassmann, qui anche attore, è il primogenito Oreste, personal trainer sempliciotto, Anna Foglietta, l’altra figlia, Lucrezia, acida ma acuta e intelligente blogger di successo, un Rocco Papaleo finalmente sottratto al cliché del “terrone”, cui seguono i giovanissimi Matilda De Angelis, che catalizza l’attenzione e riscalda la scena con la sua voce, e Marco Zitelli (più noto con il nome d’arte Wrongonyou) – che firma anche la colonna sonora del film, insieme a Maurizio Filardo, (è suo il singolo Shoulders che accompagna il trailer del film) – nel ruolo del figlio di Oreste Passamonte.

A volte la sceneggiatura zoppica, ma i dialoghi tra i protagonisti conducono lo spettatore a una riflessione più profonda. Una vita vissuta al massimo, tra eccessi di ogni tipo, in una libertà portata all’esasperazione (donne, fumo, amore libero, nessuna inibizione) è realmente appagante o solo sintomo di una profonda solitudine? Il successo è inebriante, ma alla fine si scopre che non possiamo farcela da soli. Siamo fondamentali ed essenziali gli uni per gli altri.

Un’opera collettiva, infatti, che non sarebbe stata possibile senza il contributo di ciascuno.

D’altronde, come dice Giovanni Passamonte –  e che sembra quasi un messaggio dello stesso regista ai suoi attori – :

«Il nostro non può che essere un gioco di squadra».

Voto 6,7

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