Recensione – Cinema Arcadia Melzo – formato 70mmDopo “2001: Odissea nello spazio”, il secondo appuntamento della rassegna “7x70mm” vede protagonista il film “Far and away” (Cuori ribelli). Un film di Ron Howard sottovalutato, non privo di errori ma che si rivede sempre volentieri, anche con la pellicola da 70mm.

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Dopo Giorni di Tuono riecco la coppia Cruise-Kidman in Cuori Ribelli, piccolo capolavoro misconosciuto di Ron Howard. Shannon, signorina di buona famiglia, e Joseph, rozzo e fiero attaccabrighe irlandese, in seguito a rocambolesche vicissitudini partiranno per Boston, uniti verso il sogno americano nonostante l’antipatia reciproca. Tra infinite liti si scontreranno con una realtà confusa, quella degli Stati Uniti di fine ottocento e dell’immigrazione di massa, che metterà a dura prova la capacità di sopravvivenza dei due giovani. Ci sarà spazio anche per l’amore?

“Fai finta di amarmi” “Sto già facendo finta”. Questo è quanto chiede Shannon (Nicole Kidman) a Joseph (Tom Cruise) in una scena centrale del film. Le  battute per i due attori, saranno risultate alquanto curiose visto che i due, conosciutisi due anni prima sul set di “Giorni di tuono” (di Tony Scott come Top Gun primo film di successo commerciale di Tom Cruise) erano, ai tempi, una vera coppia nella vita reale. Tom Cruise era anche già un attore di successo e richiestissimo a Hollywood, mentre per Nicole Kidman, 25enne, i successi maggiori sarebbero arrivati più avanti.

FarAndAwayFilmHoward, in questo film utilizza anche la pellicola da 70mm riproponendo in sala un formato non abituale per le sale cinematografiche ma più fedele alla storia del cinema e alla qualità generale della visione. Per l’occasione la sala Energia dell’Arcadia di Melzo ha proposto la pellicola nel formato da 70mm e la nitidezza dell’immagine ne guadagna soprattutto nella scena della corsa alla conquista della terra americana.

Il film benchè abbia più di 20 anni si fa rivedere volentieri ed è ben diretto se si eccettuano delle saltuarie e incomprensibili cadute di stile. Chi vi scrive, nonostante le diverse visioni, non ha ancora compreso l’utilità della svolta “animista” presente in un paio di scene, tra l’altro l’effetto appare anche abbastanza ridicolo. La sceneggiatura racconta la storia dividendola nettamente in tre parti: vita in Irlanda, vita a Boston, corsa in Oklahoma. Lo fa forse, in maniera troppo brusca. La giustificazione scritta del passaggio di diversi mesi tra una parte e l’altra non convincono totalmente sul cambiamento così repentino dei caratteri dei personaggi che, comunque risultano credibili e ben costruiti. Rimango altresì perplesso della capacità istantanea di guarigione del personaggio Joseph nonostante tutti gli acciacchi, i pugni e le ferite persino da rastrello che subisce.

Scenografia e paesaggi molto ben ricostruiti e curati. In particolare una Boston di fine diciannovesimo secolo perfettamente riprodotta e caratterizzata da malavita, gente comune, bordelli, scazzottate, povertà, lavoro manuale, il film punta l’attenzione sull’immigrazione e su quella irlandese in particolare. Ne sviscera l’arrivo in america tra mille inganni e speranze e ne mette a nudo tutta la crudezza di un vita di povertà, stenti, sotterfugi e abnegazione al mafioso capo di quartiere di turno.

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L’interpretazione dei due protagonisti e di qualche figura di contorno è buona. Ricordiamo oltre a Nicole Kidman e Tom Cruise anche Colm Meany, attore irlandese a differenza dei due attori principali, famoso in quegli anni per l’interpretazione dell’ingegnere Miles O’Brien nella serie “Star Trek: The next Generation”, qui nel perfetto ruolo di capo quartiere.

Un discreto film quindi, a tratti buono con ottime trovate che forse risulta un po’ troppo lungo e con la presenza di alcuni passaggi a vuoto di sceneggiatura.

Voto: 6,9

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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