Recensione in anteprima – Roma FF16 – Alice nella città – Terzo lungometraggio di Fabio Mollo che incentra tutta la storia attorno a una ragazza sedicenne romana. Nella parte di Stella la giovane Aurora Giovinazzo già felicemente apprezzata in “Freaks Out” di imminente uscita. Il film è il primo Amazon Original italiano ed esce il 22 ottobre sulla piattaforma streaming. Cameo di Achille Lauro.

La storia

Stella (Aurora Giovinazzo) è convinta che le resta poco tempo da vivere. Sta per compiere 16 anni ma è convinta di averne quasi 112 perché conta la sua età come quella dei cani. La sua vita in famiglia, dopo un incidente stradale che ha sconvolto la sua vita, è complicata. La madre (Sabrina Impacciatore) si affida ai tarocchi mentre la sorella di 18 anni la detesta. Affronta le sue giornate sempre di corsa e cerca di fare più esperienze possibili.

Compila così una lista in cui ha segnato tutte le cose che vuole fare prima di morire. Tra queste c’è il sesso. Per raggiungere i suoi obiettivi si fa aiutare da Nina (Isabella Mottinelli) e Giulio (Luca Vannuccini), i suoi due migliori amici. L’incontro con Matteo (Federico Cesari), un ragazzo introverso e timido, manda all’aria i suoi propositi.

Ad essere precisi il calcolo degli anni da cane non è 112 ma 106 in quanto il primo anno del cane vale sempre 1 come gli umani. Però non è questo l’unico particolare non perfetto nel film che si rivolge ai teenager, parlando di loro con tutto ciò con cui loro interagiscono.

Unico desiderio

L’intero film inizia, finisce e ha come assoluta protagonista in tutte le scene (tranne qualche cameo) Stella. Una brava Aurora Giovinazzo che si conferma anche in questo film una delle attrici emergenti nel panorama cinematografico italiano. Il problema del film è anche la sua punta di diamante, cioè l’attrice stessa. O meglio, è il suo personaggio, Stella che risulta ipertrofico, iperdinamico, logorroico e accentratore di tutte le attenzioni.

Se, da una parte, viene così spiegata l’egocentricità dell’adolescente medio, dall’altra si perde di vista quella che è la trama, la sceneggiatura. “Anni da cane” parte infatti con un buon spunto e parallelo con la morte molto originale ma si appiattisce in una classica “lista” di cose da fare prima della morte che abbiamo già visto in tutte le salse possibili.

Inoltre la “lista” poi si concentra subito su un solo punto. Non propriamente dei più edificanti all’età di 16 anni costatato l’atteggiamento estremamente superficiale con il quale, nel film, viene trattato.

L’eterno girare a vuoto

Questa superficialità viene dimostrata anche in altri argomenti. I legami famigliari sono poco credibili (anche se la madre ha quel tocco di originalità e spunto per una bell’approfondimento tutto suo). Le conseguenze di tirar tardi la sera, o ubriacarsi a 16 (anzi qualche giorno in meno) sembrano non esserci per nessuno, così come appunto l’uso di alcolici tra minorenni senza nemmeno l’accenno alla non legalità della cosa.

Siamo stati tutti giovani ed è chiaro che queste cose succedono non siamo qui a fare i moralisti. Però tutto questo sembra un riempitivo tra una situazione di Stella e l’altra. Stella sembra sempre correre, viaggiare da un posto all’altro, continuamente, senza meta in realtà. E la sceneggiatura ne riprende questa vaghezza.

C’è anche spazio per un cameo di Achille Lauro, anche abbastanza poco utile all’economia della vicenda. Così come, invece, molto più interessante è il cameo di Valerio Mastrandea in una parte fondamentale per capire tutta la psiche e il carattere di Stella. Scena che, purtroppo arriva veramente tardi.

Più ad anni da cane sembra che Stella sia come un cane che si morde la coda e continua a girare in tondo. Forse il film vuole sottolineare anche questo. Il bisogno di fermarsi, di assaporare le cose, di vivere i propri anni senza la fretta di correre. Senza la paura di non avere tempo per realizzare tutti i sogni che si cerca di inseguire.

Voto: 5,6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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