Recensione in anteprima – Al cinema dal 7 settembre, la commedia del duo Hřebejk – Jarchovský ambientata nella Bratislava del 1983, in piena Unione Sovietica, raccontando la storia di un’insegnante molto particolare, abituata a chiedere favori ai genitori dei propri alunni in cambio di buoni voti, invita a riflettere (senza dimenticare il sorriso) sul valore della morale e sul peso della coscienza di fronte alle scelte e alle contraddizioni del quotidiano.

Maria Drazdĕchová (Zuzana Mauréry, premiata per questo ruolo come miglior attrice al festival di Karlovy Vary, dove il film è stato presentato), vedova di un alto ufficiale comunista, è la nuova insegnante in una scuola di Bratislava. Gioviale, colorata nel vestire, rappresentante del Partito nell’istituto e con una sorella nella vagheggiata Mosca, viene per questo rispettata e temuta anche quando, al momento dell’appello nella sua nuova classe, si rivolge a ogni ragazzo con la domanda: “Che lavoro fanno i tuoi genitori?”. Inizia così a chiedere i più svariati favori (dalla piega della parrucchiera alla spesa a domicilio, dalle faccende in casa alle consegne di dolci via aereo…) in cambio di buoni voti e di un occhio di riguardo per i giovani allievi. Non tutti i genitori sono in grado di soddisfare le pressanti richieste -veri e propri ricatti- e soprattutto non tutti hanno intenzione di farlo, come quelli di Danka, che diventa così bersaglio dei soprusi della professoressa, innescando una serie di reazioni che prenderanno una piega drammatica. Questo costringerà la preside a convocare tutti i genitori per una riunione straordinaria, in cui tra ripicche, meschinità e colpi di scena, si confronteranno le diverse posizioni per decidere le sorti della compagna insegnante Drazdĕchová.

Girato tra Slovacchia e Repubblica Ceca, “The Teacher – Una lezione da non dimenticare” è ispirato a un fatto realmente accaduto allo sceneggiatore Petr Jarchovský ai tempi della scuola elementare, alla fine degli anni Settanta, reso mescolando elementi reali ed eventi di finzione. La regia accurata di Jan Hřebejk per i primi trenta minuti grazie ai flashback inscena con garbo ed efficacia una buona suspense ritardando costantemente lo svelamento dell’accaduto e spingendo lo spettatore a concentrarsi su dettagli, gesti, fatti apparentemente insignificanti che però si riveleranno essere cruciali per la definizione dei personaggi oltre che per la ricostruzione e lo sviluppo della vicenda. La riunione assume i toni del film giudiziario nello scambio serrato di battute tra difensori e accusatori, approfondendo lo scandaglio psicologico del singolo e le dinamiche sociali del gruppo, quando emergono rimproveri di classe e di status tra i vari genitori, di cui i figli con i loro atteggiamenti diventano incolpevoli riflessi, sullo sfondo chiuso dell’URSS. Tuttavia l’orizzonte del film è molto più ampio e si tinge di colori attuali e universali per la riflessione sull’abuso di potere, su manipolazione e corruzione, dignità e integrità morale, interesse personale e interesse pubblico, conformismo e audacia del singolo.

Ottimo il cast in cui gli attori, grandi e piccoli, rendono un’umanità varia e realistica nei tipi e nelle sfumature di carattere, ma mattatrice assoluta è Zuzana Mauréry che presta il corpo al guardaroba eccentrico della compagna insegnante Maria Drazdĕchová. Aggirandosi con passo aggraziato nelle sue scarpette argentate da charleston, camuffa l’astuta determinatezza quasi tirannica, da candida ingenuità con cui vuole far esaudire i propri desideri convinta che, data la sua posizione di superiorità e facendo leva sulla pietà, tutto le sia dovuto. Decisa ad averla sempre vinta, scatena nei malcapitati che la incontrano prove di carattere e dilemmi morali che però non sempre cedono alla paura e alla remissività nei confronti del più forte.

Voto: 7,3

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