Recensione in anteprima – Giunge in sala il Jumanji del terzo millennio. Rispettoso dell’originale tanto da non ricalcarlo. Riuscito a tratti, immerso in una nuova avventura e con nuovi strumenti. Dall’1 gennaio al cinema.

Negli ultimi anni il mondo del cinema è stato invaso da una moltitudine di remake, reboot e chi più ne ha più ne metta. Ormai quasi tutti i grandi classici di 20-30 anni fa sono stati scomodati ed hanno subito l’effetto di restyling.

In mezzo a tutto questo non poteva mancare quindi un nuovo “Jumanji”, uno dei film più amati degli anni novanta diventato ben presto un cult del cinema per ragazzi, grazie anche alla presenza del grande ed indimenticabile Robin Williams. State tranquilli però, potete mettervi il cuore in pace. Per fortuna “Jumanji – Benvenuti nella giungla” non è un remake della pellicola del 1995. Si, l’intento è stato quello di svecchiare la formula ed aggiornarla ai nostri tempi, ma il nuovo “Jumanji” è un vero e proprio sequel.

Come tutti ricorderete alla fine del primo film Alan e Sarah decidono di sbarazzarsi una volta per tutte del gioco gettandolo nel fiume. Dopo 25 anni scopriamo che la scatola di Jumanji è ancora in circolazione, semi-sepolta nella sabbia di una spiaggia. È proprio da qui che inizia il nuovo film. Nel 1996 un ragazzo, attirato da un curioso suono di tamburi, scopre il gioco in scatola dimenticato nel tempo. Jumanji deve essere giocato e per attirare l’attenzione del giovane si rifà il look trasformandosi in una più comune console per videogiochi. Viene iniziata una nuova partita ed il giocatore rimane intrappolato all’interno del gioco.

Non vi suona familiare questo incipit? Gli anni passano e dopo 22 anni, mentre si trovano in punizione a scuola, Spencer, Fridge, Bethany e Martha scoprono in un magazzino una vecchia e polverosa console con all’interno una cartuccia di un gioco a 8 bit: Jumanji. Anche se antiquato è pur sempre meglio della punizione e così tutti insieme decidono di iniziare una partita, attirati da uno strano suono di tamburi. Dopo la scelta degli avatar i quattro vengono subito catapultati nel mondo di gioco, una selvaggia e pericolosa giungla. Nei panni dei personaggi da loro scelti, i ragazzi dovranno portare a termine la partita affrontando prove fisiche e mentali per non rimanere intrappolati per sempre in Jumanji.

Nonostante fin dai primi trailer il film sia stato pesantemente criticato, l’idea di fondo non è male, anzi. Vedere il gioco da una prospettiva diversa ha permesso la scrittura di un seguito che non fosse la semplice copia carbone del predecessore. L’espediente degli avatar ha reso la sceneggiatura, che poteva facilmente risultare piatta, il punto forte della pellicola. Abbiamo un capovolgimento dei ruoli. I quattro ragazzi si ritrovano ad impersonare personaggi perfettamente opposti a loro. Un parallelismo che si riflette anche sugli attori che interpretano gli avatar. Sono state stravolte le caratteristiche di tutti.

In questo modo sullo schermo noi vediamo un muscoloso ed impavido esploratore Dwayne Johnson ma con uno spirito di un nerd gracilino, un cartografo Jack Black più seducente che mai nei panni di una cheerleader tutto selfie e Instagram, un impacciato zoologo Kevin Hart con lo spirito di un giocatore di football e una bella e spietata avventuriera Karen Gillan con l’animo di una ragazzina timida ed insicura. Nessuno si trova a proprio agio, ed è grazie soprattutto ai membri del cast, vero e proprio valore aggiunto del film, che si deve la perfetta riuscita di questa sensazione. Il disagio dei protagonisti contribuisce a creare delle gag davvero spassose. Una comicità per certi versi semplice e demenziale ma che tutto sommato funziona e diverte senza mai stancare, considerato che si tratta pur sempre di un film per ragazzi.

Dopo un’introduzione abbastanza banale, la situazione si ribalta completamente con l’arrivo nella giungla, dove il nuovo Jumanji inizia a vivere di vita propria distanziandosi, pur con qualche citazione, dal film con Robin Williams. L’altro tocco originale e ben riuscito del film è la resa delle caratteristiche di un videogame. Proprio come in una qualsiasi avventura videoludica degli anni ‘90, gli avatar hanno delle vite limitate, esaurite quelle si va incontro al game over, una barra della salute, dei punti di forza e dei punti deboli ed ognuno svolge un ruolo ben preciso all’interno della storia del gioco (solo il cartografo potrà leggere la mappa ad esempio). Ci sono livelli da superare, nemici da affrontare, NPC (personaggi non giocanti) e c’è il tipico boss di fine livello (Bobby Cannavale nel ruolo del cacciatore Van Pelt). Sembrerà di vivere veramente l’esperienza di un videogioco.

Insomma “Jumanji – Benvenuti nella giungla” non è da disprezzare solo perché erede di un cult tanto amato da ragazzini. Non è da sottovalutare perché riesce ad essere originale nonostante le premesse. Trattandosi di un film per ragazzi, il nuovo Jumanji nel suo piccolo fa ciò che deve senza voler minimamente soppiantare il suo famoso predecessore. Al contrario, il suo obiettivo è quello di raggiungere e divertire i ragazzi di oggi cercando di avvicinarsi al loro linguaggio.

Voto: 6,5

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