Recensione – Tra Melissa McCarthy e Melissa McCarthy nell’atteso Ghostbusters al femminile, Paul Feig dirige una commedia tra l’action spy e il comico con la chiara intenzione di far divertire divertendo. Nel suo terreno ideale il regista non entusiasma e non delude anche grazie al talento della sua attrice protagonista.

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Susan Cooper (Melissa McCarthy), brillante ma insicura agente della CIA senza licenza di uccidere, ‘teleguida’ gli agenti su campo da un ufficio decisamente poco iper-tecnologico. Innamorata dell’agente charmant Bradley Fine (Jude Law), che ovviamente approfitta a mani basse del suo ascendente, Susan fatica a farsi spazio, asfissiata dal machismo imperante. La morte di Fine, assassinato dalla perfida Rayna Boyanov, la indice a “scendere in campo”. Tra un agente dimissionario dall’ego surreale (Jason Statham) e un agente ‘italiano’ (Bobby Cannavale), virtuoso della mano morta, Susan si avvicina giorno per giorno allo scontro finale con la super-cattiva.

Sesto film da regista di Paul Feig di cui la metà con la stessa attrice nel cast. Quella Melissa McCarthy che da noi, in televisione, è conosciuta principalmente per la sit-com (oversize) “Mike & Molly”. I più informati sanno che lei è anche la cugina di Jenny McCarthy tanto diversa fisicamente quanto diversa per talento recitativo. Melissa infatti è un talento comico talmente cristallino e spontaneo che i registi hanno il doppio problema di riuscire a sfruttarlo al meglio e di contenerlo.

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In questo film con un buon bilanciamento tra azione e commedia il regista riesce a limitare ed esaltare al meglio la sua attrice protagonista che, da sola regge quasi tutto la baracca. Ho scritto quasi, in quanto non è solo la recitazione e il personaggio della McCarthy che funzionano ma anche la sceneggiatura, benché su binari tipici della parodia, ha un ritmo e un equilibrio non comuni.

Altro elemento di buona comicità l’interpretazione e il personaggio di Jason Statham che qui sfoggia una vena artistica votata alla commedia come non mai e bisogna dire che benché all’inizio questa visione spiazzi, nel corso della vicenda risulta una piacevole e azzeccata scoperta.

Con un inizio molto ben congegnato e che cita quasi letteralmente (ovviamente prendendo in giro) la serie tv “24”, dove appare il Jude Law che ti aspetti, il film prosegue tra alti e bassi, tra battute che strappano un bel sorriso e altre che lasciano il tempo che trovano, segno evidente di qualche forzatura di troppo.

“Voglio la macchina FaceOff” dice ad un certo punto Jason Statham, “Hai messo il tettuccio allo scooter, cosa sei il Papa?” dice in un’altra scena Melissa McCarthy, battute di questo tipo agganciate a scene di ribaltamenti e di una serie di mimiche facciali che dicono molto della qualità degli attori.

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Ci sono dei difetti in questa commedia estiva: l’eccessivo gioco delle scatole cinesi e dei colpi di scena, funzionano poco in effetti. Altri difetti sono costituiti dal poco spessore dei cattivi di turno, dall’inutile utilizzo di una sempre più affascinante Morena Bacarin, il personaggio irritante interpretato da Bobby Cannavale al limite dell’offensivo in terra nostrana.

Un film passatempo insomma che non è mal fatto ma che se ha al suo arco una buona parte recitativa e d’azione presenta poi dei difetti sparsi che potevano essere evitati con qualche accortezza.

Voto: 6,3

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

3 pensiero su “Spy”
  1. Anche qui visto il trailer e dato l’amore spropositato per Statham (Proffesionale, of course), non posso che entusiasmarmi per questo film di entertainment che mi attira. Sicuramente non lo vedrò al cinema per le ovvie ragioni familiari, ma lo recupererò sicuramente in DVD dalla biblioteca pubblica del mio paese.
    In merito alla sua scoperta, per me è stata “Una mamma per amica”.
    Certo che leggendo la recensione e pensando a Feig, non si può non fare un parallelo con “Corpi del reato” dove la McCarthy era in coppia con la Bullock; che forse non a caso è stata “miss detective” e “Miss FBI”.

    1. Vero, il parallelo con i precedenti del regista anche grazie alla stessa attrice si fanno, diciamo che è un suo stile.

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