Recensione in anteprima – Roma ’24 – Grand Public – Quindicesima regia per Michele Placido a due anni dal lungometraggio “L’ombra di Caravaggio” anche quest’ultimo presentato alla Festa del cinema di Roma. Una grande sfida per l’attore regista che porta sul grande schermo uno dei più grandi drammaturghi e scrittori italiani del XX secolo. Al cinema dal 7 novembre.

La trama

Amburgo, 8 dicembre 1934. Luigi Pirandello (Fabrizio Bentivoglio) è in treno, direzione Stoccolma, e sta andando a ritirare il Premio Nobel per la letteratura. Davanti a lui passano i fantasmi della sua esistenza: la figura di Marta Abba (Federica Vincenti), giovane attrice diventata sua musa ispiratrice che lo aveva conquistato durante un provino a Roma nel 1925 e che ha rappresentato il sogno di un amore assoluto; la follia della moglie Antonietta Portulano (Valeria Bruni Tedeschi) che è stata ricoverata in manicomio nel 1919.

Oltre al profondo legame ma anche il difficile rapporto con i figli Lietta (Aurora Giovinazzo), Stefano (Giancarlo Commare) e Fausto; il controverso rapporto con il fascismo; i trionfi ma anche gli insuccessi come la rappresentazione dei “Sei personaggi in cerca d’autore” accolta da fischi e insulti da parte del pubblico nel debutto al Teatro Valle di Roma il 9 maggio 1921; l’illusione di una collaborazione cinematografica con il grande regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau (Edoardo Purgatori).

Luigi Pirandello è noto per la sua innovativa opera teatrale e narrativa, che ha sfidato le convenzioni del suo tempo. La sua scrittura affronta temi come l’identità, la relatività della verità e la crisi dell’individuo nella società moderna. Nel film di Michele Placido, Pirandello viene rappresentato non solo come un genio letterario ma anche come un uomo segnato dalla sofferenza e dalla ricerca di risposte. La malattia della moglie, Antonietta, ha avuto un impatto significativo sulla sua vita e sulla sua opera, contribuendo a plasmare la sua visione del mondo e il suo approccio alla scrittura.

Il cast artistico

Diverse opere cinematografiche hanno affrontato la figura di Luigi Pirandello. Un esempio è “La vita è sogno” (1990) di Marco Bellocchio, che esplora la vita di Pirandello attraverso un adattamento della sua opera teatrale. Michele Placido, ha invece tratto ispirazione dalla complessità della vita di Pirandello e riflette questa dimensione personale nel film dove i conflitti interiori e le esperienze emotive di Pirandello vengono esplorati in modo sensibile.

Il regista si avvale delle interpretazioni di un buon cast artistico. Fabrizio Bentivoglio offre una performance intensa e sfumata riuscendo a catturare le complessità emotive del personaggio. Valeria bruni Tedeschi, mette in luce la fragilità, la vulnerabilità e l’incontrollabile pazzia della moglie di Pirandello. La sua interpretazione è un elemento chiave del film, rappresenta la dimensione umana della vita dello scrittore, quell’amore intenso ma non perfetto e sognato, presente ma allo stesso tempo svanito.

“Eterno visionario” non si limita a essere un semplice biopic, ma si propone di offrire una meditazione sull’arte della scrittura e sui tormenti che spesso accompagnano il processo creativo. La visione di Michele Placido mette in evidenza il connubio tra vita e arte, suggerendo che la sofferenza e le esperienze personali possono essere trasformate in opere di grande bellezza e profondità.

Il fu Luigi Pirandello

La poetica pirandelliana, con il suo incessante interrogarsi sulla natura della realtà e dell’illusione, si riflette nella narrazione cinematografica, creando un dialogo tra passato e presente. In generale, il film offre una nuova prospettiva su uno dei colossi della letteratura italiana e invita il pubblico a riflettere su come la vita e l’arte siano intrecciate in modi complessi e affascinanti.

Il film, curato nei costumi e nelle ambientazioni, risulta a tratti eccessivamente lento e troppo riflessivo ma offre degli ottimi spunti narrativi e di approfondimento. Lo spettatore viene guidato nel viaggio metaforico che il protagonista fa ripercorrendo la sua vita, le sue “pagine” importanti.

“Eterno visionario” di Michele Placido è un tributo a Luigi Pirandello allo scoccare dei 90 anni dal Premio Nobel per la letteratura. Il film si confronta con l’immensa vastità del genio letterario e umano che era lo scrittore e che, dopo oltre un secolo rappresentano le sue opere. Opere che prendono vita, sullo sfondo e in disparte a volte, protagoniste in altri ambiti come evocazioni oniriche. Non si può che ammirare il coraggio di Placido per l’impresa, ardua, di riassumere in un film la genialità di Pirandello e la sua importanza non solo italiana ma internazionale.

Voto: 6,6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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