Recensione in anteprima – Venezia ’24 – In concorso – Vincitore del Leone d’Oro, “La stanza accanto” è il primo film in lingua inglese di Pedro Almodòvar, un melodramma sull’amicizia, la malattia e la morte, con due interpreti eccezionali come Tilda Swinton e Julianne Moore. Al cinema dal 5 dicembre.

La trama

Ingrid (Julianne Moore) e Martha (Tilda Swinton) erano care amiche da giovani, quando lavoravano per la stessa rivista. Ingrid è poi diventata una scrittrice di romanzi semiautobiografici mentre Martha è una reporter di guerra e, come spesso accade nella vita, si sono perse di vista. Non si sentono ormai da anni quando si rivedono in una circostanza estrema ma stranamente dolce.

Una storia di amicizia, malattia e morte 

Per il suo primo film in lingua inglese, Pedro Almodòvar decide di trasporre il romanzo “Attraverso la vita” di Sigrid Nunez e sceglie come protagoniste due attrici straordinarie come Tilda Swinton e Julianne Moore. La prima è Martha, reporter di guerra malata di cancro; la seconda è Ingrid, una scrittrice terrorizzata dalla morte. Quando Martha capisce di non avere più speranze e decide di andarsene dignitosamente, a modo proprio, spetterà proprio a Ingrid accompagnarla in questo viaggio preparatorio alla morte, restando nella “stanza accanto” del titolo.

Com’è tipico del cinema del maestro spagnolo, anche questo nuovo film si regge principalmente su lunghi dialoghi: Martha racconta episodi del proprio passato, riflette sulla malattia e la morte, mentre Ingrid si fa confidente e custode del suo dolore. Questa impostazione narrativa rende però la prima parte piuttosto frammentata e non sempre a fuoco: alcune divagazioni appaiono troppo slegate dal cuore del racconto e un po’ ingenue e stucchevoli nella messa in scena (si pensi alla figura di Fred, il fidanzato giovanile di Martha).

Dal momento in cui le due protagoniste vanno ad abitare insieme in una villetta affittata da Martha allo scopo di farla finita con una pastiglia acquistata sul dark web, il film diventa più compatto e centrato, grazie anche all’introduzione del personaggio di John Turturro, che interpreta un ex amante di entrambe le donne e attuale confidente di Ingrid: un uomo un tempo passionale ed entusiasta, ora disilluso e preoccupato per il cambiamento climatico, che porterà inevitabilmente alla distruzione del pianeta proprio come la malattia sta divorando il corpo e la mente di Martha.

Un’opera imperfetta 

Forse a causa del passaggio alla lingua inglese, i lunghi dialoghi su cui si fonda la pellicola, per quanto a tratti caratterizzati da una buona dose d’ironia che stempera la drammaticità dei temi, non sempre funzionano: a tratti si ha la sensazione che siano decisamente poco spontanei, troppo scritti e costruiti, anche per via del continuo (e autocompiaciuto) sfoggio di riferimenti colti – da Dora Carrington a James Joyce, passando per Buster Keaton. Per fortuna al centro della scena ci sono due mostri sacri come Tilda Swinton e Julianne Moore, sempre convincenti anche laddove la sceneggiatura rischia di incepparsi o cadere nel kitsch.

Storia di un’amicizia che diventa un viaggio preparatorio alla morte, apologia dell’eutanasia e dell’importanza di andarsene dignitosamente, “La stanza accanto” è un’opera formalmente impeccabile e magnificamente interpretata, ma non priva di lungaggini e cadute di stile, che non dice nulla di particolarmente nuovo. A giudizio di chi scrive, un Leone d’Oro un po’ generoso.

Voto: 6,5

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