Recensione in anteprima – “The Substance” è un film diretto da Coralie Fargeat qui alla sua seconda opera dopo “Revenge” del 2017. La pellicola affronta questioni legate all’identità, all’invecchiamento e alla bellezza, utilizzando il concetto del “doppio” come una lente attraverso cui esaminare l’esperienza umana e la pressione del mondo dello spettacolo. Al cinema dal 30 ottobre.
La storia
Elizabeth Sparkle (Demi Moore) è stata una diva con al suo attivo un Oscar e una stella sulla Hall of Fame, ma la stella si è sporcata e la scintilla (“sparkle”) di Elizabeth si è spenta, quantomeno agli occhi del produttore (Dennis Quaid) del programma televisivo di fitness che lei conduce da tempo: un uomo convinto che le donne debbano sempre sorridere e che dopo i cinquanta non abbiano più… non si sa cosa, ma è qualcosa alla quale quelli come lui sembrano tenere moltissimo.
Quando Harvey, nel giorno del compleanno di Elizabeth, le annuncia che sarà sostituita alla conduzione del suo programma, la donna decide di aderire ad un protocollo sperimentale chiamato The Substance, che promette di restituirle una versione di sé “migliore, più bella e perfetta”. A settimane alterne sarà Sue (Margaret Qualley), la bella e giovane neoconduttrice del programma di fitness della rete, e poi di nuovo Elizabeth. Ma l’alternanza sarà difficile da gestire, e si sa che i patti con il diavolo sono sempre a rischio.
Il film di Coralie Fargeat deve molto a illustri film che lo hanno preceduto. Le citazioni evidenti sia nella messa in scena sia nel risultato richiamano il cinema di David Cronenberg, con per esempio “Crimes of the future”, e, tra gli altri, “Carrie, lo sguardo di satana” di Brian De Palma e “The Elephant Man” di David Lynch. Citazioni rivisitate e perfettamente nell’economia di un film provocatorio, molto incentrato sui primi piani e, a tratti, horror e splatter.
Tema del Doppio
Uno dei temi centrali di “The Substance” è il concetto del doppio, che si manifesta in vari modi nel film. La protagonista vive un’esistenza divisa tra la sua vita pubblica e quella privata, esemplificando la tensione tra l’immagine che proietta e la realtà della sua esistenza. Questo dualismo è accentuato dall’uso di riflessi, specchi e personaggi che incarnano diverse versioni di sé stessa, creando un gioco di identità che invita il pubblico a riflettere sulla natura della percezione e sull’autenticità.
Il tema del doppio si intreccia anche con la rappresentazione dello star system, in cui le celebrità sono spesso costrette a mantenere un’immagine pubblica che può essere in completa dissonanza con la loro vita privata. “The Substance” mette in luce le pressioni e le aspettative a cui i personaggi sono sottoposti, offrendo uno sguardo critico su come il mondo dello spettacolo possa distorcere l’identità individuale.
Il film affronta anche il tema dell’invecchiamento, un argomento delicato e spesso trascurato nel contesto del cinema mainstream. La protagonista si confronta con la propria mortalità e con il cambiamento del corpo, esplorando la relazione tra il tempo che passa e la bellezza estetica. Le scelte visive della regista, dalla fotografia alle inquadrature, riflettono questa tensione, enfatizzando i segni del tempo sul corpo e l’impatto che ciò ha sull’identità personale e professionale.
A tutto spettacolo
“The Substance” non si limita a esplorare le difficoltà personali della protagonista, ma si inserisce in una critica più ampia del mondo dello spettacolo. La regista utilizza il film per mettere in discussione la superficialità della fama e l’ossessione per l’immagine che caratterizzano il settore. Attraverso la narrazione e i personaggi, il film mette in evidenza le dinamiche di potere e le relazioni tossiche che si sviluppano in questo ambiente, rendendo il tutto tanto affascinante quanto inquietante.
Non è un caso che il personaggio maschile del produttore, del boss, si chiami Harvey, come quell’Harvey Weinstein protagonista dello scandalo che lo ha coinvolto in pieno e scoperchiando, forse ancora solo in parte, un mondo dello spettacolo sessista e oltre i limiti del legale. Ad interpretarlo un fantastico Dennis Quaid.
Da sottolineare l’incredibile prestazione d’attrice di Demi Moore, senza la paura di mettersi a nudo, letteralmente e metaforicamente. Una prova maiuscola e fortemente sostenuta da una buona sceneggiatura. A tenere testa a questa prestazione c’è Margaret Qualley che, sebbene assomigli solo in parte alla Demi Moore che noi abbiamo conosciuto anche da giovane attrice, il suo contributo al film è di notevole qualità.
In conclusione
Il film, con le sue immagini di forte impatto con primissimi piani e dettagli spesso intrisi di sangue e di pelle, si avvicina al genere horror e sfocia, soprattutto nel finale, nello splatter più puro. La pelle, il corpo, tutto ben in vista sia quando questo è da mostrare in tv, sia quando fa paura perchè invecchia e imbruttisce.
“The Substance” è un’opera potente e provocatoria che invita a riflettere su tematiche universali come l’identità, l’invecchiamento e il costo della bellezza. Attraverso un uso sapiente del tema del doppio e una critica incisiva del mondo dello spettacolo, il film non solo intrattiene, ma stimola una profonda introspezione nel pubblico. La regista, con il suo stile distintivo e la sua visione audace, offre un contributo significativo al dibattito contemporaneo su questi temi, rendendo “The Substance” un film da non perdere.
Voto: 7,7