Recensione in anteprima – Venezia ’24 – In concorso – Decima opera del regista Walter Salles dopo ben 12 anni dall’ultimo lungometraggio. Salles racconta la vera storia della famiglia Paiva conoscendone personalmente i bambini e affidandosi anche allo scrittore Marcelo Paiva autore del libro omonimo relativo alla vicenda che ha vissuto da piccolo insieme alla sua famiglia.

La storia

Brasile, 1971. Rubens Paiva (Selton Mello), ex deputato laburista, vive con la moglie Eunice (Fernanda Torres) e i cinque figli a Rio de Janeiro. Il colpo di stato del 1964 lo ha espulso dalla scena politica e ha instaurato una dittatura militare che spaventa Eunice e le fa temere per l’incolumità della figlia maggiore Veronica (Valentina Herszage), simpatizzante dei movimenti studenteschi antigovernativi. Ad essere portato via da casa, un giorno in fretta e furia, da un manipolo di sconosciuti armati, è invece Rubens. Non farà mai più ritorno.

Il regista inizia il film con delle scene di svago e di gioco sulla spiaggia alle quali si aggiunge un cane randagio che diventa la mascotte della famiglia, un ulteriore membro oltre alla numerosa famiglia. Il clima è sereno ma ben presto Walter Salles introduce lo spettatore alla realtà politica del Brasile di quegli anni. Avviene in modalità soft con un controllo poco gentile da parte dei militari a Veronica e ai suoi amici ad un posto di blocco. I militari stan controllando tutti gli occupanti delle auto per scovare eventuali oppositori politici al regime, membri, soprattutto giovani, di cui hanno foto.

Ritratto di una famiglia

Questo primo momento di dittatura non è sufficiente a minare il clima della famiglia e permette al regista di presentare approfonditamente diversi membri della famiglia. La macchina da presa di fa strada tra le varie stanze della casa, i bisticci fraterni, le urla di gioia si intervallano a baci, abbracci, balli e alla festa per la partenza di Veronica. I Paiva, inoltre, hanno comprato un terreno e stanno progettando di costruire una nuova casa. In una bella scena, infatti, famigliari e amici si armano di paletti, corde e si dispongono per delimitare, sul terreno, i diversi vani della casa.

Rubens Paiva discute con amici e tecnici dei diversi progetti e il clima è sereno ma c’è comunque quel mistero su alcune telefonate, alcuni “non detti”. Questa felicità deflagra e lascia il posto a una casa che si fa sempre più buia, simbolo di una situazione che peggiora. Nonostante la paura, nonostante la scomparsa di Rubens durante il film prende sempre più coscienza Eunice. Una donna che non si dispera, che non urla ma che “rimane ferma qui” (in casa) e cerca verità e giustizia.

L’interpretazione di Fernanda Torres è magistrale. Il suo personaggio è aiutato anche da una perfetta sceneggiatura che riesce ad equilibrare bene la natura combattiva della donna e quella affettuosa nei confronti dei figli anche dopo aver subito torture e interrogatori. La prova dell’attrice si avvale anche del resto del cast diretti molto bene dal regista.

Ritratto di una nazione

“Ainda Estou Aqui”, titolo originale portoghese, non è solo il ritratto di una famiglia. E’ anche il ritratto di un’intera nazione. E’ un film di denuncia delle pratiche dittatoriali in atto durante gli anni ’70 in Brasile. Una vera e propria testimonianza di quanto accaduto e di quanto è stato ammesso solo dopo diversi decenni, anche dopo l’avvento della Repubblica.

Si tratta di un ritratto che va oltre la famiglia Paiva anche se la famiglia ne è la perfetta sintesi. La sceneggiatura abbraccia anche altre realtà senza perdere di vista la vicenda di Rubens e, soprattutto della trasformazione della vita di Eunice e dei suoi figli rimasti soli.

“Quando hai capito che papà era morto?”

Questa la domanda di una delle sorelle a Marcelo (Antonia Saboia), colui che, nella realtà è l’autore del libro da cui Salles ha preso spunto per realizzare il suo film. L’ultima parte del film infatti è più vicina ai giorni nostri e restituisce quanto è rimasto di quella disavventura. Un finale toccante, un film commovente e necessario.

Voto: 7,8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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