Recensione – Cortometraggio – Una potente ghost story dal ritmo riflessivo sul tema dello sfruttamento del lavoro. Disponibile gratuitamente sulla piattaforma Reveel dal primo maggio 2025.

La trama

Italia settentrionale. Friuli Venezia Giulia. Una donna addetta alle pulizie (Lorena Trevisan), minacciata dal licenziamento, si ritrova vincolata – dal bisogno di lavorare – ad accettare un incarico insolito: ripulire una casa proletaria in un luogo sperduto tra le montagne. Prima di lei era stata mandata una collega extracomunitaria, di cui si sono perse le tracce.

Giunta sul posto, si trova immersa in un silenzio irreale. Le tapparelle sigillate avvolgono l’interno in un’oscurità quasi totale, e l’aria è pervasa da un senso di sospensione. Frugando tra gli oggetti impolverati, s’imbatte in un vecchio volume sulla metafonia scritto da un fisico teutonico.

Più il tempo passa, più l’ambiente si rivela non solo isolato, ma profondamente sinistro. Eppure, la necessità di portare a casa lo stipendio la spinge a ignorare ogni segnale d’allarme, rimanendo intrappolata in un luogo che sembra respirare un’eco di presenze invisibili.

Un horror evocativo tra ghost story e denuncia sociale 

Il cortometraggio, prodotto in maniera totalmente indipendente, senza sponsor né fondi pubblici di alcun tipo, è l’ultimo lavoro del regista Michele Pastrello. Ispirandosi ai maestri del socio-political horror americano degli anni ’70, l’autore realizza un horror d’atmosfera, che trascina in maniera lenta ma inesorabile lo spettatore dentro una dimensione sospesa che si fa, minuto dopo minuto, sempre più terrificante.

Lorena Trevisan, co-autrice della sceneggiatura e produttrice del film, è praticamente l’unica interprete in scena: la seguiamo prima durante il viaggio in auto che la conduce nella casa, in un luogo sperduto tra le montagne, e poi all’interno dell’abitazione, dove si inizia presto a percepire una presenza inquietante.

L’attrice veicola molto bene la successione di stati emotivi del suo personaggio, una donna per la quale la paura del licenziamento è più forte del senso del pericolo: vittima esemplare di un sistema coercitivo che forse non è così diverso da quello che opprimeva le mondine che all’inizio del secolo cantavano Se otto ore, il canto che dà il sottotitolo al film. Questo parallelismo è reso ancora più esplicito dall’introduzione dell’elemento della metafonia – il fenomeno secondo cui da alcune frequenze radio si possono sentire le voci dei morti -, richiamato, oltre che dal titolo, dal libro in cui s’imbatte la protagonista, e che trova il suo culmine nella spaventosa apparizione del personaggio interpretato da Emiliano Grisostolo.

La connotazione politica

Il cortometraggio assume quindi una forte connotazione politica: come dichiarato dal regista stesso, la storia diviene così metafora del soffocamento delle istanze di giustizia sociale, della repressione da parte del potere delle voci delle classi subalterne.

Con una regia elegante e molto curata dal punto di vista formale, che proietta gradualmente lo spettatore in un vero e proprio incubo, Pastrello riesce quindi a rifarsi ai modelli tradizionali dell’horror (la casa infestata, le luci rosse, l’escalation d’inquietudine legata a una presenza maligna) e a fonderli con un forte messaggio politico, unendo così il sovrannaturale con il reale e dando vita a un’opera che travalica il genere per diventare una denuncia sociale quantomai necessaria. Dal 1 maggio il corto è disponibile gratuitamente sulla piattaforma Reveel.

Voto: 8

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