Recensione in anteprima – Trentaseiesimo film del Marvel Cinematic Universe che chiude la cosiddetta quinta fase. Jake Schreier, al suo terzo lungometraggio, dirige un film di anti-eroi, eroi poco conosciuti che vivono nell’ombra e all’ombra delle proprie paure, dei propri fallimenti. Un film coraggioso e che riporta su binari originali e interessanti la produzione Marvel. Al cinema dal 30 aprile.

La storia

Yelena Belova (Florence Pugh), addestrata nel brutale programma della Stanza Rossa per diventare una Vedova, vive ormai in uno stato di profonda apatia. Continua a svolgere i lavori per cui è stata preparata – operazioni clandestine per conto di Valentina Allegra de Fontaine (Julia Louis-Dreyfus) – ma senza vera convinzione. Dopo una visita al suo padre putativo, Alexei Shostakovalias/Red Guardian (David Harbour), decide di portare a termine un’ultima missione prima di dedicarsi a un incarico più tranquillo.

Tuttavia, in questa operazione finisce in trappola, insieme ad altri agenti: Ghost (Hannah John-Kamen), Taskmaster (Olga Kurylenko) e John Walker (Wyatt Russell). Mentre si scontrano tra loro, i quattro si rendono conto di non essere soli. Nel complesso in cui sono stati inviati si trova anche Bob (Lewis Pullman), un uomo affetto da amnesia che sembra incapace di ricordare il motivo per cui è lì o come uscirne. A prima vista non appare come un pericoloso agente, ma quando tocca gli altri, questi rivivono le visioni dei momenti più traumatici delle loro vite.

“Thunderbolts*” segna un nuovo capitolo nel Marvel Cinematic Universe (MCU), introducendo una formazione di anti-eroi e personaggi complessi che si muovono tra la redenzione e l’ambiguità morale. Diretto da Jake Schreier, noto per il suo lavoro in “Robot & Frank” e “Paper Towns”, il film si basa su un cast di attori di talento, alcuni  riprendono i loro ruoli da precedenti film e serie del MCU. La narrazione si riallaccia a eventi precedenti come “Black Widow”, “The Falcon and the Winter Soldier” creando un tessuto narrativo che riflette le cicatrici emotive e fisiche dei personaggi.

Persi nella solitudine

Una delle forze principali di “Thunderbolts*” è la profondità con cui sono esplorati i traumi e le vulnerabilità dei personaggi. Yelena Belova, ad esempio, è una giovane donna che deve affrontare il dolore della perdita della sorella, Natasha Romanoff, e il suo viaggio di redenzione è pieno di sfide emotive. Allo stesso modo, Bucky Barnes continua a lottare con il suo passato da Winter Soldier e il suo nuovo incarico pubblico.

Il film affronta in modo incisivo temi come la solitudine, la perdita, l’anaffettività e la paura delle relazioni. Questi temi emergono attraverso le interazioni tra i personaggi, specialmente quando Yelena, John e Alexis si trovano a dover affrontare il loro isolamento emotivo. La solitudine è evidenziata dalla loro incapacità di connettersi con gli altri a causa dei loro passati traumatici, rendendo il film non solo un’azione avvincente, ma anche un’esplorazione del dolore interiore.

Il regista riesce quindi a bilanciare momenti di azione frenetica con scene più intime che sviluppano il carattere. Le scelte registiche, unite a una fotografia che enfatizza i momenti di vulnerabilità, contribuiscono a creare quel coinvolgimento che non era presente negli ultimi film dell’MCU.

Buone le interpretazioni grazie a una discreta sceneggiatura che, nonostante le prevedibili frasi e situazioni di questo genere di film, risulta comunque solida.

Antagonisti e antieroi

“Siamo perdenti e abbiamo perso”

La solitudine e la perdita sono temi centrali che permeano “Thunderbolts*” I protagonisti, tutti con un passato difficile, devono confrontarsi con il loro sentire di essere “persi” e il loro desiderio di riconnettersi con gli altri. Non sono eroi, non si sentono tali, sono quindi antieroi che vivono nel buio, lo conoscono e ne sono anche attratti.

Il buio dell’anaffettività e della solitudine si concretizza nell’ombra prodotta da Sentry, un villain finalmente concreto e complesso oltreché apparentemente invincibile come Thanos. Lewis Pullman offre un’ottima interpretazione di questo “cattivo” che rappresenta anche gli ostacoli spesso insormontabili e invincibili che i nostri antieroi spesso devono affrontare durante la loro vita.

Julia Louis-Dreyfus impreziosisce il film donando prova, ancora una volta, della sua abilità recitativa. La sua Valentina De Fontaine, benché diversa da quella che appare nel fumetto, è cinica, determinata, inesorabilmente avida di potere con l’ipocrisia di una politica navigata.

In sintesi, “Thunderbolts*” è un film che riesce a coniugare azione e introspezione. Purtroppo non tutti i personaggi vengono adeguatamente approfonditi e le oltre due ore non sono prive di difetti e passaggi a vuoto ma sono godibili e intrattengono molto bene lo spettatore.

Voto: 7,1

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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