Recensione – Si attendeva come uno dei film protagonisti della Awards Season 2025, e non ha tradito le attese: parliamo di Conclave, pellicola diretta da Edward Berger, scritta da Peter Straughan e tratta dall’omonimo romanzo di Robert Harris. Un film che apre a diverse riflessioni sulla Chiesa Cattolica, sugli intrighi di palazzo e sulla lotta di potere che da secoli si sviluppa all’interno della Curia Romana. Al cinema dal 19 dicembre 2024.

Addio al Papa

Città del Vaticano. Papa Gregorio XVII muore improvvisamente. Per qualcuno dei cardinali della Santa Sede è una vera sorpresa, per altri, invece, un evento atteso a breve. Quello che si sa è che il defunto Pontefice era stato di recente chiamato ad assumere decisioni importanti che parte della Curia non aveva gradito, soprattutto i porporati più conservatori e, di conseguenza, i vescovi maggiormente vicini a questi ultimi. Il Santo Padre appariva ormai molto chiuso, come se nascondesse delle verità impossibili da rendere pubbliche, ma era deciso a cambiare la Chiesa alle sue fondamenta.

Ma non c’è tempo per farsi delle ulteriori domande: il cattolicesimo sta attraversando una profonda crisi e, sia i fedeli che l’opinione pubblica, attendono risposte rapide, e una nuova figura che possa sistemarsi saldamente sul Soglio Pontificio.

A guidare le complesse operazioni che porteranno all’apertura del conclave sarà il cardinale decano Thomas Lawrence (Ralph Fiennes), un riferimento per tutto il collegio dei porporati. Nessuno sa che Lawrence, a sua volta, sta attraversando una crisi personale: non di fede, ma di fiducia nelle istituzioni ecclesiastiche, e su quello che la Santa Romana Chiesa è diventata. In buoni rapporti con Lawrence vi è il cardinale Aldo Bellini (Stanley Tucci), ritenuto tra i possibili favoriti del conclave.

Lawrence e gli altri

Il Cardinale Lawrence, convintamente liberale, era molto vicino al Pontefice scomparso, ed è persuaso che solo portando avanti un cambiamento significativo, e un’apertura alle minoranze, la Chiesa possa prosperare. Lawrence non è apertamente progressista come il collega italiano, ma è molto disposto al dialogo con le posizioni più aperte. Entrambi, però, temono la forza che mostrano i cardinali conservatori e tradizionalisti: fra di essi vi sono il nigeriano Joshua Adeyemi (Lucian Msamati), il canadese Joseph Tremblay (John Lithgow) e l’italiano Goffredo Tedesco (Sergio Castellitto), rigidamente reazionario e il più estremista fra i suoi colleghi conservatori.

Mentre il conclave si approssima, e le trame all’interno del collegio cardinalizio si fanno sempre più contorte, all’ultimo momento si aggiunge anche Vincent Benitez (Carlos Diehz), un missionario messicano da poco divenuto arcivescovo di Kabul, e nominato cardinale in pectore dal vecchio Pontefice poco prima della sua morte.

Lawrence, dopo i dubbi iniziali, non potrà che ammettere Benitez al conclave. Thomas, il giorno dell’apertura delle votazioni, terrà un discorso che verrà interpretato come vicino alle posizioni dei liberali, provocando l’indignazione dei conservatori. Ma questo sarà solo il primo dei problemi che il cardinale decano dovrà affrontare nei giorni successivi, sotto lo sguardo attento di Suor Agnes (Isabella Rossellini), direttrice degli alloggi riservati agli illustri elettori…

Ralph Fiennes e Stanley Tucci in una scena del film Conclave

La complessa scacchiera pontificia

Le premesse di Conclave sono assolutamente straordinarie. La storia della Santa Sede è da secoli oggetto di dibattito tra gli storici e, soprattutto dal Novecento in avanti (dopo che è decaduto il potere temporale nel 1870), il mistero di quello che accade tra le mura vaticane si è fatto sempre più intenso, poiché la Chiesa si è arroccata dentro il proprio Stato e non ha più dialogato con l’esterno, se non in rare occasioni e non prima di alcuni decenni dopo la liberazione di Roma da parte del Regno d’Italia.

Le istituzioni ecclesiastiche mantengono tutt’ora le proprie tradizioni, sebbene proprio il pontificato di Francesco sia stato finora più elastico sotto molti punti di vista. Ci sono invece periodi ancora adesso avvolti nell’oscurità, come il lungo pontificato di Papa Pio XII (1939-1958), quello troppo breve di Papa Giovanni Paolo I (trentatré giorni nel 1978) e quello successivo di Papa Giovanni Paolo II (ventisette anni), in particolare nei difficili anni Settanta e Ottanta, tra vicissitudini politiche, lotte di potere, casi di cronaca irrisolti e il crollo del regime sovietico.

Gli intrighi di palazzo

E, in effetti, Conclave richiama apertamente gli intrighi di palazzo tipici del secolo scorso, sebbene la narrazione sia strettamente contemporanea. Molto velatamente, si allude al mistero sulla scomparsa improvvisa di Papa Gregorio XVII, che però viene lasciato in sospeso con l’avvicinarsi del conclave. Eppure, i cardinali conservatori non appaiono certo disperati per la morte del Papa, e chissà che qualcuno addirittura non l’auspicasse.

Il quadro che si delinea immediatamente nel film è quello di una sfida senza quartiere tra le varie fazioni, dove le parole non sembrano mai abbastanza pesanti e i gesti altrettanto; portare avanti le proprie posizioni significa andare in guerra, e vincere a qualunque prezzo è il reale obiettivo che può consentire di prendere il controllo della Curia Romana.

Così, l’impostazione da thriller drammatico cresce sempre di più tra una sequenza e l’altra, con al centro il personaggio di Thomas Lawrence, il quale funge sia da parafulmine che da nocchiero di una nave in tempesta in mare aperto.

Sergio Castellitto in una scena di Conclave

Tutti i limiti di Conclave

Finché il conclave ha inizio, dunque, Edward Berger semina vari indizi che è cura dello spettatore saper cogliere, e l’intelaiatura narrativa impostata da Peter Straughan sembra funzionare perfettamente. I tasselli che compongono il mosaico vengono osservati uno alla volta: essi sono i cardinali favoriti alla cattedra di Pietro, ma ciascuno di essi nasconde dei segreti che renderanno impossibile la loro elezione. Qualcuno gioca in maniera apertamente scorretta per fermare l’avversario, qualcun altro mostra quasi senza volerlo i propri difetti, autoescludendosi dalla corsa al papato.

Vi è la sensazione che nessuno sia veramente degno di essere eletto, se non chi cerca di evitarlo con tutte le sue forze, ovvero lo stesso Thomas Lawrence. Ma è proprio quando il film cerca di raggiungere il suo apice che emergono i problemi.

Conclave, infatti, comincia a girare a vuoto, non riuscendo più ad andare oltre le premesse precedentemente accennate. L’intrigo politico diventa stantio, perché sembra che il regista austriaco e lo sceneggiatore britannico non vogliano accontentarsi di quello che accade all’interno della Santa Sede riunita nella Cappella Sistina (peraltro ricostruita perfettamente), ma vogliano portare elementi esterni al contesto particolare nel quale il film si svolge. E, per di più, essi vengono soltanto introdotti, ma non sviluppati, risultando così artificiosi.

Liberali vs conservatori

La contrapposizione tra liberali e conservatori viene meno progressivamente, poiché ci si concentra più sulle persone che indossano (spesso indegnamente) l’abito da cardinale, piuttosto che su quello che rappresentano sul piano istituzionale. Chi certamente conserva uno spessore meritevole di plauso è proprio la figura di Thomas Lawrence, il cui disagio dovuto al dubbio sul proprio ruolo, e le domande che si pone in quanto religioso in difficoltà, si evidenziano con efficacia durante l’intero arco narrativo.

E poi, il finale. Che qui ovviamente non riveliamo, e del resto abbiamo finora cercato di non raccontare dettagli della trama, se non alcuni indispensabili per portare avanti una riflessione quanto più accurata possibile sull’opera. Provocatorio, dirompente e sconvolgente, ma davvero necessario per preferire la (prevedibile) scelta effettuata rispetto a qualunque altra, per quanto riguarda l’elezione del nuovo Pontefice?

Quello che appare evidente è che Conclave finisca per ingarbugliarsi su sé stesso, mettendo tanti ingredienti nella torta, ma dimenticando di regolare la temperatura del forno quando occorreva rifinire la cottura. Il risultato finale è quello di un film sostanzialmente incompiuto, che non va oltre la sua stessa presunzione. Dire tanto, per raccontare poco, è un peccato difficilmente perdonabile.

Ralph Fiennes è il cardinale Thomas Lawrence nel film Conclave

Un cast superbo

Il reale punto di forza di Conclave, dunque, non risiede tanto nella pur ordinata regia (con qualche guizzo interessante) di Edward Berger, e neppure nella scrittura di Peter Straughan (comunque candidata all’Oscar tra le otto nomination ricevute dall’opera, tra cui quella a miglior film), ma soprattutto nelle scenografie di Suzie Davies (ricordiamo che la pellicola è stata girata prevalentemente tra Cinecittà e la Reggia di Caserta) e, ovviamente, nel cast artistico.

Ralph Fiennes (alla sua terza candidatura all’Oscar) offre una prova attoriale straordinaria, attraverso la quale emerge la grande presenza scenica dell’interprete britannico, caratterizzata da pause e silenzi, tra gli intensi scambi di opinione con i cardinali chiamati in conclave. Anche il Thomas Lawrence di Fiennes potrebbe essere visto come futuro Papa: ma egli sa, nel proprio intimo, di essere chiamato a un altro ruolo, prima di poter guardare a un futuro forse diverso.

Accanto a Ralph Fiennes spiccano, senza dubbio, Stanley Tucci e John Lithgow, poli contrapposti che vivranno i loro tormenti durante l’elezione. Entrambi interpretano magistralmente i propri personaggi, tanto lontani politicamente, quanto troppo vicini al fuoco del Soglio Pontificio. Chi pretende la Cattedra di Pietro è certamente il cardinale Tedesco di Sergio Castellitto, il quale torna in una produzione internazionale e si trova a proprio agio in un personaggio controverso, ma coerente con le posizioni che rappresenta.

Lineare con il ruolo che ricopre è anche la Suor Agnes di Isabella Rossellini: per lei poche scene, ma tutte di estrema rilevanza. Ella non è altro che lo sguardo critico della rigidezza della fede su quei cardinali, chiamati a qualcosa di molto più grande di loro.

Conclave è un film che, oltre i suoi difetti evidenti e una (legittima) ambizione affatto celata, non può in alcun modo lasciare indifferenti.

Voto: 7

Di Giuseppe Causarano

Giornalista cinematografico presso diversi siti e testate italiane, mi dedico da sempre alle mie più grandi passioni, il Cinema e la Musica (in particolare le colonne sonore), che rappresentano i miei punti di riferimento personali. Tra i miei interessi anche i principali eventi internazionali dell'attualità, dello spettacolo, dello sport (soprattutto motori, calcio e ciclismo) e della cultura in generale.

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