Recensione in anteprima – Venezia 75 – In concorso – 14esima regia per Mike Leigh, 4 anni dopo “Mr.Turner”. Il regista britannico ritorna a parlare del popolo inglese e dei suoi diritti. Il massacro di Peterloo è un passo fondamentale della storia del Regno Unito e il film di Mike Leigh cerca di spiegarne le motivazioni e le richieste del popolo. Al cinema dal 21 marzo.
Il giovane trombettiere Joseph (David Moorst) sopravvive miracolosamente alla sanguinosa battaglia di Waterloo e torna a casa, a Manchester, dalla sua famiglia di umili operai. Ma un’altra battaglia si prepara da quelle parti: quella del popolo inglese del dopoguerra, ridotto alla fame dalla disoccupazione e dalla tassa sull’importazione del grano e trattato con a ferocia e ingiustizia da una magistratura ecclesiastica arrogante e violenta. Giovani radicali e meno giovani riformisti moderati prendono a riunire folle sempre più numerose, pronte a domandare in piazza il diritto di voto che la Costituzione prevede per loro. Il governo di Londra, informato dei fatti, si prepara invece a difendere i propri privilegi, affilando le armi.
Parola ai protagonisti
Uno dei caratteri che contraddistingue le oltre due ore e mezza del film di Mike Leigh è dato dai numerosi dialoghi e dalla costante verbosità delle scene. Parlano tutti e la parola viene data a tutti, in una sorta di democrazia filmica dove il punto di vista della ragione è chiaro ma il punto di vista di ogni gruppo protagonista viene espletato e spiegato.
Sono le parole dei personaggi e il film si perde notevolmente in tutti questi dialoghi. Le donne, gli aristocratici, i giudici, gli uomini di legge, l’esercito, i mercanti, i poveri, ecc… ognuno ha il suo spazio e il suo presunto leader.
Il film quindi passa molto tempo tra le case, le stanze, le piazze in cui ogni gruppo si incontra o si riunisce, ascolta i dialoghi e le congetture, le soluzioni e le rimostranze. Poi però arriva il momento dell’azione. E nell’azione il regista dimostra tutto il suo valore.
Un’accurata messa in scena
Un fiore all’occhiello di “Peterloo” è costituito da una messa in scena accurata impreziosita da costumi e ambienti molto curati. Presentare una Manchester di inizio diciannovesimo secolo con tutte le contraddizioni di un’epoca che viveva gli echi dei moti continentali francesi e che si apprestava a vivere pienamente la rivoluzione industriale non è per nulla facile.
L’accuratezza e la maestosità desti esterni unita alla ricerca e attenzione di ogni particolare di costumi, attrezzi, armi rende il film un piacere per gli occhi e per chi ama le ricostruzioni più che fedeli del tempo.
“Peterloo” pecca però nel ritmo, l’eccesso di dialoghi appesantisce notevolmente la visione che, forse, non si appresta a essere fruita a pieno dalle abitudini moderne (purtroppo).
Un finale tragicamente epico
Questo continuo parlare e presentarci la situazione, sfocia, nel finale che tutti si attendono. La vicenda, fin dal titolo è chiara, come è chiara la scena a cui assisteremo. La rievocazione storica di uno dei fatti più importanti per la democrazia inglese è tragicamente epico.
La violenza della manifestazione pacifica governata con la spada e i cavalli viene presentata allo spettatore senza filtri. In una lunga e confusa (a ragion veduta) scena in piazza che poi darà proprio il nome alla vicenda storica ricordata come un vero e proprio massacro.
Il finale salva solo totalmente il film che, in ogni caso, rappresenta una buona occasione per conoscere un po’ di storia del Regno Unito e della nostra Europa.
Voto: 6,1