Recensione in anteprima – Venezia 82 – In concorsoDiretto da Kawthar ibn Haniyya, il film offre una testimonianza concreta ed emotiva delle conseguenze del conflitto istraelo-palestinese. Premiato con il Leone d’argento alla 82^ Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e con 24 minuti di applausi e lacrime il film è al cinema dal 25 settembre.

La storia

Il film racconta dell’omicidio (parola corretta all’interno di un più ampio genocidio in atto ad opera dello stato d’Israele) di Hind Rajab, una bambina palestinese di cinque anni uccisa nel gennaio 2024 dall’esercito israeliano assieme a sei famigliari e due paramedici della Mezzaluna rossa nel corso dell’invasione israeliana della striscia di Gaza, incorporando la VERA registrazione della sua telefonata fatta agli operatori della Mezzaluna rossa che rese famoso il suo caso.E di casi, cioè di omicidi di questo tipo purtroppo la striscia di Gaza ne conta centinaia e migliaia senza che la voce di questi morti sia mai giunta all’esterno del conflitto.

“La voce di Hind Rajab” è un’opera che si distingue per la sua profonda umanità nel testimoniare l’orrore presente nella Palestina contemporanea. Attraverso una narrazione emotiva e commovente, il film offre uno sguardo sincero sulla vicenda narrata in particolare e, allo stesso tempo, offre la possibilità di avere una rappresentazione dell’orrore della vicenda più ampia, la guerra e le sue (non) regole che penalizzano e uccido la vita di migliaia di innocenti.

Per il 90% del tempo la regista tunisina concentra la scena in un unico ambiente. E’ la scelta più azzeccata per dare anche risalto dell’impotenza e involontario immobilismo degli operatori che devono attendere un corridoio sicuro per ore quando in realtà la bambina da salvare è a 8 minuti di strada dal primo convoglio di soccorsi.

Un grido d’aiuto che squarcia il silenzio

Durante la telefonata, Hind esprime il suo desiderio di sicurezza in un contesto di guerra e genocidio. Nelle sue parole c’è una costante richiesta di aiuto e di essere salvata da quell’orrore di morte intorno a lei e di morte incombente anche per lei. Durante la telefonata si sentono indistintamente i rumori del carro armato e degli spari. Rumori e voce che lasciano traccia nei volti del cast. Ad attori e attrici impegnati nella scena la regista non ha fatto ascoltare l’audio della telefonata prima della scena così da avere reazioni più autentiche. E le reazioni sono vere, non recitate, nonostante quella telefonata è ormai storia, l’impatto emotivo per loro e per il pubblico è devastante, squarcia il silenzio e si fa silenzio di commozione e attenzione.

La regista, tunisina, non esce mai da quella stanza. Non si abbandona mai a far vedere le scene di violenza e di sangue. Altre sono le fonti a cui attingere. Nemmeno il nemico israeliano viene dichiaratamente citato come tale ma l’implicita e indiretta visione che lo spettatore ne ha è chiara e lampante in tutta la sua crudeltà. Si tratta pur sempre di un governo e un esercito che nega la vicenda raccontata nonostante le ultime immagini del film riportino le vere immagini registrate dopo qualche ora dall’accaduto.

Più di mille parole

“La voce di Hind Rajab” è un film che riesce a toccare le corde più profonde della coscienza umana, mostrando le conseguenze disastrose di un conflitto attraverso la voce innocente, impaurita e implorante di una bambina di 5 anni. Con interpretazioni straordinarie e una narrazione che unisce elementi di verità e ricostruzione, Kawthar ibn Haniyya crea un’opera che non solo racconta una storia, ma invita alla riflessione e all’azione. In un momento in cui le voci di chi soffre spesso vengono soffocate, il film rappresenta un faro di speranza e resistenza, sottolineando l’importanza di ascoltare e dare spazio alle storie di vita di coloro che vivono nel dolore e nell’aspettativa di un futuro migliore.

Hind Rajab è una delle oltre 15mila vittime minorenni che si stimano dall’inizio dell’invasione israeliana. La sua morte da voce non solo a lei ma a tutti i palestinesi perseguitati, bombardati, offesi, uccisi e dilaniati da una prepotenza governativa israeliana senza precedenti. Hind Rajab si è nascosta dentro le lamiere dell’auto familiare che è stata colpita da oltre 300 pallottole in un’accanimento e violenza che non hanno giustificazioni.

Tutto questo racconto non lascia il pubblico indifferente e, alla fine dei 90 minuti di proiezione cala il silenzio rotto solo da incontrollabili pianti di commozione, da singhiozzi pieni di lacrime e da applausi che non finiscono mai.

Il supporto del cinema

Il cinema offre la sua vicinanza in questa maniera, forse poco concreta ma sicuramente utile a testimoniare l’orrore per svegliare qualche coscienza in più e porre rimedio. Il sostegno come produttori esecutivi di star del calibro di Brad Pitt, Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Jonathan Glazer, Alfonso Cuaròn e tanti altri è un chiaro segno affinchè questo film raggiunga anche paesi come gli Stati Uniti.

Un film necessario, fatto bene senza scivolare nella pietà ma conservando quella realtà sincera. Un film che avrebbe meritato ampiamente il Leone d’oro a Venezia 82 anche per ragioni artistiche.

Voto: 9,2

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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