Recensione in anteprima – Dopo 23 anni dal successo di pubblico dell’omonimo film d’animazione, le avventure della piccola Lilo approdano nuovamente al cinema ma con un live action che costituisce un vero e proprio remake. La storia rimane fedele all’originale, con piccole variazioni e aggiornamenti tecnologici. Un buon film che ha cuore e buoni sentimenti. Al cinema dal 21 maggio.
La storia
Una solitaria bambina hawaiana di nome Lilo (Maia Kealoha), sorellina di Nani (Sydney Elizabeth Agudong), stringe un forte legame di amicizia con un alieno a cui dà il nome Stitch (Chris Sanders/Paolo De Santis) credendo si tratti di un cane. In realtà l’esperimento 626 è stato creato dallo strambo scienziato Jumba Jookiba (Zach Galifianakis) come arma di distruzione. Ora che Stitch è giunto sulla terra per sfuggire al controllo del suo creatore dovrà vedersela sia con gli umani che con gli alieni che lo inseguono.
La trama, così descritta, ripercorre totalmente il cartoon del 2002 che ha riscosso tanto successo tra grandi e piccini. Lilo e soprattutto l’eccentrico Stitch sono entrati negli affetti delle famiglie di tutto il mondo. Disney, nel suo ripresentare in live-action i suoi successi cartoon questa volta, cerca di non innovare eccessivamente la storia. L’ambientazione temporale fa un balzo in avanti di alcuni decenni rispetto al film d’animazione con l’inserimento di cellulari, auto e oggetti attuali.
Messaggi non forzati
“Biancaneve” deve aver fatto scuola su cosa evitare. Il live-action remake del celebre film d’animazione del 1938, approdato nelle sale nel 2024, ha puntato molta della sua campagna pubblicitaria su messaggi di inclusività, rivalutazione del ruolo femminile proponendo anche l’interprete della protagonista un po’ distante dall’immaginario collettivo consolidato. Tutti questi messaggi, spesso un po’ forzati, non ci sono in “Lilo & Stitch”, o meglio, la trama già votata all’inclusività fin dal film originale non ha avuto bisogno di rettifiche moderne.
“Lilo & Stitch” era già un “E.T.” al femminile inserito in un contesto, quello hawaiano, con una profonda tradizione culturale e sociale. Queste caratteristiche rimangono ampliando la presenza della natura e del bellissimo paesaggio hawaiano. La tradizione hawaiana si fa spazio anche nei gesti, nei balletti e, soprattutto nelle specifiche parole che vengono utilizzate per rafforzare il sentimento di famiglia.
“Ohana significa famiglia e in famiglia nessuno viene dimenticato o abbandonato”
Queste le parole delle due sorelle. A queste parole ne vengono aggiunte altre:
“Noi non diciamo addio, noi diciamo “A hui hou” cioè “finché non ci incontriamo ancora””
Famiglia e difficoltà quotidiane, abbandoni, amicizia, rispetto della cultura e dei valori. Questi sono tutti messaggi che Dean Fleischer Camp, il regista, riesce a far emergere. Il regista dello splendido e pluriaprezzato “Marcel the shell” riesce con la direzione degli attori a dare un valore aggiunto a questo nuovo remake.
Una naturale complicità
“Lilo & Stitch” rappresenta, probabilmente, uno dei migliori tentativi di Disney di portare in live-action i suoi successi d’animazione. Si tratta di un film che non ha la stessa forza di originalità e profondità del film originale e, forse, non diventerà un cult come il film del 2002, ma centra l’obiettivo di intrattenere con umorismo, avventura e sentimento.
L’affetto, la naturale complicità che traspare tra le due protagoniste è dato da una sceneggiatura che ripercorre a colpo sicuro molte delle scene del film d’animazione ma anche dalla bravura di due attrici del posto. L’adorabile debuttante Maia Kealoha e l’altrettanto brava Sydney Elizabeth Agudong. Affidare a queste due attrici poco conosciute i volti delle due sorelle protagoniste riporta il film a una dimensione cartoonesca. Questo porta a un maggior coinvolgimento del protagonista anche cogliendone le corde nostalgiche.
Il film non è privo di errori di montaggio e qualche scivolone di logica tra vecchie e nuove scene e all’interno di alcuni passaggi. Probabilmente il pubblico deve aumentare la sua fantasia nel credere a un cane blu così strano che, in una dimensione da film d’animazione è sicuramente più credibile. Il film comunque emoziona e coinvolge. Nel finale le lacrime scorrono soprattutto negli adulti con un innesco emotivo legato alla nostalgia e alle relazioni familiari, quelle passate, presenti e quelle perse.
Voto: 7,2