Recensione in anteprima – Il film è diretto da Christopher Landon, un esperto di thriller ad alto tasso di suspense. In questo “Drop” il regista intreccia la tecnologia moderna con elementi classici del genere. Il risultato riscuote interesse nel pubblico anche se il finale si dimostra al di sotto delle aspettative disseminate lungo tutta la durata della visione. Al cinema dal 17 aprile.

La storia

Violet (Meghann Fahy) è una madre vedova che dopo anni ha il suo primo appuntamento. All’arrivo in un ristorante elegante, scopre che il suo appuntamento, Henry (Brandon Sklenar), è più affascinante e attraente di quanto si aspettasse. Ma la loro alchimia inizia a deteriorarsi quando Violet viene prima infastidita e poi terrorizzata da una serie di messaggi anonimi sul suo telefono.

Le viene ordinato di non parlarne con nessuno e di seguire le istruzioni, altrimenti la figura incappucciata che appare nelle telecamere di sorveglianza di casa, ucciderà suo figlio e la sorella che lo sta accudendo. Violet deve fare esattamente ciò che le viene chiesto o tutti quelli che ama moriranno.

La narrazione del film intreccia in modo parallelo l’ansia dei primi appuntamenti con il terrore di minacce invisibili, riflettendo il talento di Landon per la suspense, già evidente nei suoi lavori precedenti come “Auguri per la tua morte” e “Ancora auguri per la tua morte” . Quindi ancora mix tra situazioni positive e situazioni negative che minano la felicità o serenità di questi eventi.

Cast artistico

La regia di Landon è una regia esperta di genere. L’utilizzo della tecnologia come co-protagonista della vicenda e non solo mezzo utilizzato dal maniaco diventa elemento che invade la scena con scritte e inquadrature ricercate. Forse queste ultime risultano eccessivamente ricercate tanto da non essere nemmeno necessarie. Ma l’attenzione dello spettatore è rivolta principalmente alla risoluzione dell’enigma e, in questo, Landon riesce molto bene almeno per buona parte del film.

Meghann Fahy e Brandon Sklenar offrono performance di grande rilievo, con una chimica innegabile che aggiunge autenticità alla dinamica dei loro personaggi. Il loro scambio è coinvolgente, trasformando dialoghi romantici potenzialmente stereotipati in battute avvincenti, anche in mezzo all’aumentare della tensione. Meghann Fahy, in particolare, ha il difficile compito di interpretare la paura che deriva dai messaggi che riceve dallo sconosciuto. L’utilizzo di primissimi piani sul suo volto o di inquadrature di dettaglio delle sue labbra, dei suoi occhi accentuano la trasmissione della tensione al pubblico.

Il film riesce così a costruire efficacemente la suspense, mantenendo il coinvolgimento degli spettatori attraverso colpi di scena inaspettati e scommesse sempre più alte. A differenza di molti thriller, “Drop” mantiene fresca e avvincente la sua premessa, evitando eccessiva prevedibilità anche se si perde un po’ in un finale coerente ma frettoloso.

Quasi, anche se…

Una delle critiche che si possono fare al fine è la risoluzione dello stesso, che, sebbene funzionale, manca di un payoff emotivo soddisfacente che potrebbe elevare l’esperienza dello spettatore. Il film non offre la conclusione impattante che l’intreccio promette anche perchè sebbene il pubblico rimane attento e coinvolto, non riesce però ad esserne pienamente parte emotiva.

Landon abbraccia alcuni cliché del genere, in particolare per quanto riguarda le azioni e le decisioni della protagonista femminile. Sebbene il personaggio di Violet sia ben sviluppato, alcuni elementi rischiano di rinforzare i ruoli di genere tradizionali all’interno delle narrative di suspense. Inoltre, alcune dinamiche di lotta, di salvataggi all’ultimo minuto, di rincorse folli per strada risultano poco verosimili. La logica, certe volte, non è materia di questa tipologia di film ma certe volte, in “Drop” si eccede.

In conclusione, “Drop” segna un’importante aggiunta alla filmografia di Christopher Landon, fondendo la sua caratteristica tensione con una narrazione matura che risuona con le paure contemporanee. Sebbene possa avere le sue carenze, in particolare nella risoluzione, il film si distingue per le sue performance coinvolgenti e l’esecuzione stilistica, consolidando la crescente abilità di Landon come regista nel genere thriller.

Voto: 6,6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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