Recensione in anteprima – Presentato al 41° Torino Film Festival e selezionato a Cannes Docs, “Lux Santa”, il documentario diretto da Matteo Russo, distribuito da Cattive Produzioni, esce al cinema il 22 gennaio 2025.
Sinossi
Crotone, piccola cittadina del sud Italia, 70 mila abitanti circa. Ogni 13 Dicembre sullo sfondo silenzioso del cielo e del mare, gruppi di ragazzi onorano la tradizione dei fuochi di Santa Lucia costruendo e facendo ardere delle maestose piramidi di legno. La leggenda popolare narra che Santa Lucia era cieca. I dipinti la ritraggono con lo sguardo perso nel vuoto e in mano un piatto d’argento con sopra riposti i suoi occhi. Dunque il rito, nella cittadina, non deriva soltanto da una banale tradizione, bensı̀ ha l’intento di restituire attraverso il fuoco la luce (lux) a Santa Lucia nel suo giorno.
A muovere la storia sarà il gruppo di ragazzi del quartiere Fondo Gesù che nelle loro giornate, per le vie della citta ̀ allaricerca della legna, fanno i conti con i loro problemi personali della vita familiare. Ragazzi che all’eta ̀ di 15 anni si ritrovano a vivere gia ̀ senza i loro padri e sono costretti ad essere mariti, sentendosi addosso il peso insormontabile della perdita dell’adolescenza. C’è chi a che fare con un padre in carcere, chi non lo ha mai conosciuto o chi, da qui a poco, lo perderà.
Un rito quello dei Fuochi di Santa Lucia che li unisce come fratelli nel perseguire un unico obiettivo: realizzare la struttura più alta e imponente della città. La maestosa piramide che arde li aiuta a ritrovare, oltre che la gioventù perduta, anche la “luz” nelle loro vite buie.
Umore plumbeo
Ciò che colpisce per tutta la durata del film è la coerenza tra l’umore dei protagonisti, le loro vite confuse e con molte nubi sul futuro e il meteo dei giorni narrati. Si tratta di un meteo plumbeo, un clima grigio, nuvoloso, piovoso, il sole non fa mai capolino.
Le vite spezzate dei 15enni, di qualcuno un po’ più grande si immergono in questo clima senza soluzione di continuità dando ancora più forza all’obiettivo finale: creare il più alto falò di Crotone. Non è una ricerca di devozione verso la santa, non c’è il motivo religioso e, sebbene si cerchi esternamente di vederla come una competizione contro gli altri quartieri, questa invece, è una voglia di dimostrare di essere “bravi” a far qualcosa… nonostante tutti e tutto.
Questi ragazzi sono costretti a diventare adulti prima del tempo…
“Genitori senza avere figli”
come recita la canzone finale “Non siamo nati re” di Gifle, Engine. E la scena finale, praticamente sui titoli di coda, è molto poetica e concreta.
(Non) Fiction
“Lux Santa” viene identificato come un documentario ma, per ammissione degli stessi produttori e del regista ha elementi di fiction come avviene in quasi tutti i documentari. La ripresa della realtà viene poi, spesso, rimontata in modo da darne un senso anche narrativo.
Nel documentario di Matteo Russo il confine tra realtà e fiction non si nota. Ad una prima visione non si percepisce e la narrazione scorre come un vero e proprio documento che fotografa senza filtri la vita dei ragazzi, la loro impresa, le loro difficoltà.
“Lux Santa” è un film che è necessario vedere per comprendere quanto ancora siano utili e importanti le tradizioni locali per creare un gruppo, per mettersi alla prova e cercare anche di risolvere passi importanti della propria vita. L’unico appunto che si può fare riguarda il fatto che, per chi non conosce nulla del film e delle tradizioni di Crotone, è difficile capire subito quale sia lo scopo dell’attività dei giovani. Problema che si amplia perché in diverse parti d’Italia la festività di Santa Lucia viene festeggiata in diversi modi.
Voto: 7