Recensione in anteprima – “Here”, il nuovo film di Robert Zemeckis, rappresenta un’evoluzione significativa nella sua carriera, fondendo il linguaggio cinematografico con la narrazione visiva tipica delle graphic novel. Ispirato alla graphic novel “Here” di Richard McGuire, il film esplora la complessità del tempo e della memoria attraverso una narrazione non lineare, utilizzando un’innovativa inquadratura fissa che diventa il fulcro della storia. Al cinema dal 9 gennaio 2025.

La storia

Un terreno preistorico, e la casa che sorgerà su quel terreno. Quella casa ospiterà generazioni di famiglie, dall’homo sapiens agli indigeni ai coloni, fino ad un nucleo domestico afroamericano contemporaneo. E nel salotto di quella casa scorreranno vite sempre diverse e sempre uguali, popolate da mariti, mogli, figli, nonni, nipoti. Molteplici storie, famiglie diverse, il film si concentra su alcune in particolare e principalmente sulla famiglia di Richard (Tom Hanks) e Margaret (Robin Wright) che ha la caratteristica di abitare quella casa, anzi, quel preciso luogo, un po’ più a lungo rispetto alle altre singole famiglie.

Il film prende spunto dalla graphic novel di Richard McGuire, pubblicata nel 2014, un’opera innovativa che gioca con la percezione del tempo e dello spazio. Attraverso una serie di vignette, McGuire mostra come un singolo luogo possa ospitare storie diverse nel corso dei secoli, cambiando con il passare del tempo. Zemeckis riprende questo concetto, utilizzando un’inquadratura fissa che segue una stanza nel corso di diversi momenti storici. Questa scelta registica non solo rende omaggio all’opera originale, ma permette anche di riflettere sull’impatto del tempo sui personaggi e sulle loro relazioni.

(Ri)Quadri di una stessa vita

Zemeckis adotta uno stile narrativo che mescola momenti di vita quotidiana con eventi storici significativi. La narrazione si sviluppa attraverso brevi episodi che si intrecciano, creando una trama che si espande e si contrae nel tempo. La scelta di mantenere l’inquadratura fissa è audace e sfida le convenzioni cinematografiche, costringendo lo spettatore a focalizzarsi sulle sfumature delle interazioni umane e sull’evoluzione delle emozioni. La regia di Zemeckis, caratterizzata da una particolare attenzione ai dettagli e alla composizione visiva, riesce a trasmettere l’intensità dei momenti amplificandoli e moltiplicandoli anche grazie a una serie di riquadri che invadono la stessa inquadratura e che scompongono e ricompongono la scena.

Il “Qui” del titolo (“Here”) è, quindi, un concetto estremizzato potendo così porre le basi per un viaggio nel tempo non lineare. Fortemente diverso da quello presente in “Ritorno al futuro” basato sull’azione e sulla possibilità di modificarlo che qui, non esiste. Lo spettatore è partecipe di quanto accade e i protagonisti vivono gioie e dolori, morte e vita in quello spazio circoscritto.

Temi importanti come  l’amore, la perdita, la memoria, la famiglia, le relazioni scorrono davanti agli occhi dello spettatore e popolano la stanza in primo piano, alimentano le scene sullo sfondo oltre la finestra in pianosequenza tipicamente orwelliani contribuendo a incidere nell’animo della spettatore che ne viene coinvolto emotivamente.

Rischi di un film semplice e complesso

La scelta del regista, in linea con la graphic novel dalla quale il film prende spunto, rappresenta un forte rischio per la cinematografia moderna che, predilige movimenti di macchina spesso anche ricercati e innovativi. E’ però errato pensare, a priori, che il film sia una semplice inquadratura fissa e che questa non comporti movimenti o azioni. I primi piani sono, giocoforza, impossibili. Il cast di attrici e attori entrano ed escono dall’inquadratura e, in alcuni casi, la scena continua oltre l’inquadratura.

A corredo di quanto viene visto dallo spettatore, vi sono i rumori fuori scena, quanto intuiamo dalle parole dall’altra parte del telefono, da chi suona al citofono, dalle immagini della tv, etc… oltre a una colonna sonora che sottolinea diversi passaggi importanti. Il cast, soprattutto Tom Hanks e Robin Wright, si mette a disposizione del regista in maniera totale e recita ottimamente anche con i diversi cambi di età dei loro personaggi.

La “riunione” di Hanks, Wright e Zemeckis dopo il successo del bellissimo “Forrest Gump” a trent’anni di distanza non solo rappresenta un gradito ritorno ma anche un’ottima prova artistica all’interno di un film che esplora il tempo più di quanto possa farlo tramite il luogo. “Here” è un film diverso, strano, particolare, affascinante, che intrattiene il pubblico e può far commuovere fino alla (quasi) liberatoria ultima scena che si ricollega alla prima con un cerchio che si chiude che è la vita stessa.

Voto: 8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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