Recensione in anteprima – Roma ’24 – Best of 2024 – Ottavo lungometraggio per Sean Baker che porta a Roma questo “Anora” vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes del 2024. Una dark comedy che colpisce con la sua sceneggiatura quasi perfetta e delle ottime interpretazioni. Divertente, leggera ma allo stesso tempo profonda e toccante. Al cinema dal 7 novembre.
La storia
Anora detta Ani (Mikey Madison) è una ballerina erotica americana di origine russa esperta in lap dance che porta i clienti nei privé offrendo loro servizi extra a pagamento. Un giorno nel locale dove lavora arriva Ivan (Mark Ėjdel’štejn), un ragazzo russo che pare entusiasta di lei e dei suoi molti talenti. Il giorno dopo Ivan invita a casa sua, e Ani scopre che il ragazzo vive in una megavilla ed è figlio unico di un oligarca multimiliardario russo. Le cose fra i due ragazzi vanno così bene che Ivan porta Ani a Las Vegas e là le chiede di sposarlo.
Ma i genitori di lui non sono affatto d’accordo, e mandano una piccola “squadra di intervento” a recuperare il figlio dissennato. Quella che seguirà è una rocambolesca avventura ricca di sorprese , che tuttavia non dimentica di avere un cuore e un occhio alla realtà anche all’interno dell’esagerazione comica.
“Anora”, il nuovo film diretto da Sean Baker, è un’opera che affronta tematiche di vulnerabilità, speranza e autodeterminazione, con una narrazione che riesce a toccare profondamente il cuore degli spettatori. La protagonista, Anora, interpretata con intensità e sensibilità da una perfetta Mikey Madison, è una giovane donna che si trova a dover affrontare le sfide della vita quotidiana in una società che spesso la giudica superficialmente.
The new modern “Pretty Woman”
La dinamica iniziale tra Anora e Ivan si evolve in un contesto che ricorda il celebre film “Pretty Woman”, ma sono il punto di partenza moderno e le situazioni aggiornate a social, nuovi contesti giovanili, etc che rendono questa prima parte solo un rimando al celebre film peraltro citato apertamente in un paio di passaggi. Tuttavia, “Anora” non si limita a replicare il modello di “Pretty Woman”, lo rielabora in chiave contemporanea, ponendo l’accento sulle lotte interne dei personaggi e sul loro percorso verso l’accettazione reciproca.
Il film esplora anche le dinamiche familiari e l’amicizia, mostrando come Anora si confronta con le aspettative e le pressioni sociali. Il messaggio centrale di “Anora” è quello dell’autenticità e dell’accettazione di sé, in un mondo che tende a etichettare e giudicare. La storia di Anora è una celebrazione della resilienza e della ricerca di un posto nel mondo, nonostante le avversità. Baker riesce a trasmettere un senso di speranza, suggerendo che le relazioni autentiche possono fiorire anche nei luoghi più inaspettati.
Anora e Ivan sono figli di questo tempo, nel bene e nel male ma, soprattutto, in modo diverso rispetto alle altre generazioni precedenti. Non è questione di meglio o peggio, loro fanno altre cose, hanno altre aspirazioni, riempiono il tempo in modo diverso. Ivan gioca alla playstation, Anora sogna il viaggio di nozze a Disneyland, richiamando in questo l’atmosfera di un precedente film di Baker: “Un sogno chiamato California”
Non solo Pretty
Anora è, quindi, una ragazza moderna che non è solo “pretty”, è molto di più come lo è ogni persona e ogni personaggio del film. Dopo l’incontro iniziale tra Anora e Ivan, lo spettatore pian piano conosce la protagonista. Non è solo pelle da esporre, bel fisico da vendere. E’ anche sentimenti, aspirazioni, progetti. Anora è quel cassetto pieno di sogni che vuole essere aperto ma che lei non può… fintanto che l’incontro con l’amore non le permette di crescere ancora di più e di vivere la sua vita, non solo sopravvivere a essa.
In un crescendo comico, “Anora”, il film, diventa un divertente road movie. Una rincorsa esterna ma anche una corsa veloce interna alla protagonista e ai personaggi. Baker mescola magistralmente tempi comici e riflessivi, calibra alla perfezione le smorfie e le espressioni di una splendida Mikey Madison, che qui regge tutto il film dalla prima all’ultima scena senza perdere mai le caratteristiche del personaggio e della sua maturazione.
La sceneggiatura dello stesso Baker regala al pubblico delle battute taglienti, precise e che rimangono, soprattutto nel finale e non solo per bocca di Anora ma anche pronunciate da altri personaggi di contorno. Il finale è allo stesso tempo liberatorio, consolatorio, triste, felice, sereno, speranzoso, rabbioso, una commistione di sensazioni e sentimenti che vengono proiettati verso il pubblico con grande partecipazione.
Voto: 8