Recensione – Gaetano Maria Mastrocinque scrive e dirige un docu-film sulla Giostra del Saracino. Un importante e tradizionale torneo cavalleresco nato nel 1931 con specifiche radici nella storia medioevale delle rivalità tra i quattro quartieri di Arezzo. Il film, ricco delle voci dei protagonisti e delle immagini storiche, coinvolge e incuriosisce. Disponibile su Prime Video.
La storia
Nel cuore della Toscana, ogni anno la nobilissima città di Arezzo è il palcoscenico dove si svolge un antico torneo cavalleresco. I cavalieri, in rappresentanza dei quattro quartieri della città, si danno battaglia per aggiudicarsi l’ambita e prestigiosa lancia d’oro. Una gara medievale dove l’unica cosa che conta è colpire il centro dello scudo del Re delle Indie.
Partecipano i quattro quartieri di Arezzo: Porta del Foro (conosciuto anche come Porta San Lorentino), Porta Crucifera (Colcitrone), Porta Santo Spirito (Colombina) e Porta Sant’Andrea. Si disputa nella Piazza Grande di Arezzo due volte l’anno: il penultimo sabato del mese di giugno e la prima domenica di settembre.
La gara comincia quando il giostratore (ogni quartiere ne ha due) parte con il cavallo e percorre 46 metri per andare a colpire il tabellone del buratto, un simulacro che rappresenta Il Re delle Indie. Il punteggio massimo è 5, il minimo 0 e viene determinato dalla giuria, composta di tecnici che misurano il colpo della lancia.
Tra tradizione e rivalità
“Il Re delle Indie” fa emergere sin dall’inizio quel clima di tradizione e rivalità che è proprio delle manifestazioni storiche di questo tipo. Come avviene per il più famoso “Palio di Siena”, anche per la “Giostra del Saracino” che nasce nel 1931 ma che ha radici lontane nel tempo le rivalità tra quartieri sono profonde durante i giorni di competizione (e forse anche durante un periodo più lungo).
Dalle immagini del film, che si avvale anche di riprese storiche, si evince un meccanismo semplice ma pieno di trucchi, sberleffi, grida, urla e mosse per deconcentrare il cavaliere che si avvia, lancia in mano, verso il bersaglio. Contestazioni, parapiglia e offese più o meno esplicite sono parte del gioco sempre nei limiti della decenza e della legalità con eventuali poliziotti e vigili pronti ad evitare che si oltrepassi il limite.
Il film immerge lo spettatore all’interno di queste dinamiche. Lo porta a conoscere l’ambiente fisico e sociale. Racconta la passione, descrive l’organizzazione con la disposizione della piazza e tutte le tappe di avvicinamento. Probabilmente ciò che manca a questo documentario è la parola del pubblico anche se è apprezzabile il non essere caduti nel mero documento di pubblicità per il turismo.
Tradizioni da conservare
In realtà, ciò che è chiaro, la giostra dei Saraceni, in pratica, dura per tutto l’anno. Ci si prepara per tutto l’anno e se non si è allenati, si rischia di farsi male. Durante lo svolgersi del film prendono la parola alcuni dei suoi protagonisti, quelli più osannati dalla folla: Martino Gianni del quartere di S. Andrea soprannominato “il re della piazza”, Enrico Vedovini, ; Elia Cicerchia, cecchino di Porta Santo Spirito, oggi forse il giostratore di maggiore talento; Carlo Farsetti (Carlo V), noto per essere passato da Santo Spirito a Porta Crucifera nel 2009; Gabriele Innocenti di Porta del Foro.
Volti di una città che gareggia. Persone che si impegnano, insieme ad allenatori ed altre persone del quartiere a mantenere viva una tradizione che è da conservare negli anni. Uno dei tanti ultimi pezzi di storia che l’Italia ha il dovere di far conoscere e di preservare.
Buona regia, ritmo della narrazione che guarda anche al thriller per conoscere vincitori e vinti per poche settimane o un anno… fino alla proclamazione di un nuovo vincitore.
Voto: 7,5