Recensione in anteprima – La storia di Marta giunge a conclusione con questo terzo capitolo. A fine ottobre 2020 usciva nelle sale cinematografiche (pochi giorni prima della nuova chiusura delle sale) “Sul più bello” primo folgorante appuntamento di questa miniserie filmica. Nel mezzo “Ancora più bello” uscito qualche mese fa con un finale in sospeso. Nemmeno questo secondo sequel riesce a ricalcare la bellezza, genuinità, freschezza del primo film. Nelle sale dal 31 gennaio solo per tre giorni.

Terzo capitolo di una storia

L’ultima volta che l’abbiamo vista Marta (Ludovica Francesconi), protagonista della minisaga iniziata con Sul più bello, stava per entrare in sala operatoria per un trapianto di polmoni che avrebbe potuto porre fine alla mucoviscidosi, la malattia contro la quale combatte da tutta la vita. I suoi amici Jacopo (Jozef Gjura) e Federica (Gaja Masciale) erano come al solito al suo fianco, ma il fidanzato Gabriele (Giancarlo Commare), con cui aveva litigato, tardava a farsi vedere, complice il fato che Jacopo non gli aveva comunicato il trasferimento di Marta in un altro ospedale.

“Sempre più bello”, elemento conclusivo della trilogia, inizia con l’arrivo di Gabriele e l’uscita di Marta dalla sala operatoria, e Marta sembra pronta per affrontare il grande passo del trasferimento dalla casa condivisa con Federica e Jacopo ad un appartamento dove coronare il suo sogno di coppia. Ma il suo passato nasconde un rimosso importante: la nonna materna (Drusilla Foer), che l’ha cresciuta, e dalla quale poi si è bruscamente allontanata.

Nonna che appare nell’incipit di questo film portandoci poi subito sulla situazione di Marta. “Sempre più bello” continua la storia iniziata quasi un anno fa al cinema e ritorna al cinema per concluderla (forse). Il primo capitolo è tratto dal romanzo di Eleonora Gaggero, presente anche nel film come Beatrice, e presenta un ottimo esordio alla regia di Alice Filippi. Cosa che purtroppo non si può totalmente dire della regia di Claudio Norza in “Ancora più bello” e, in questo “Sempre più bello”.

Perdita della centralità

“Sul più bello” viveva della solarità, simpatia, impertinenza, gioia della sua protagonista, a metà tra un’Alice  meravigliata del suo personale paese delle meraviglie e una Amèlie tutta italiana, torinese e universitaria. Il film incrocia anche, visto il tema trattato, tutti quei film “young adult” in cui uno dei protagonisti è gravemente malato. La frase che inizia la serie infatti è:

“Li avete visti tutti quanti quei film in cui l’eroina ha una malattia terminale, ma nonostante la chemio e i respiratori, è una gnocca spaziale! Ecco, non è il mio film.”

Frase, che, tra l’altro, sottovaluta senza giustificazioni la bellezza di Ludovica Francesconi che, oltre a interpretare una parte, colpisce per il suo debutto sul grande schermo così folgorante da non poter passare inosservato. La bravura di Ludovica Francesconi è chiara, netta anche in questo “Sempre più bello” ma, rispetto al primo film non viene sfruttata adeguatamente dalla sceneggiatura che predilige spostare l’attenzione narrando le storie parallele di Jacopo, Federica, Rebecca, Dario.

Spostando la centralità della storia di Marta, il film non riesce a sviluppare interesse per le altre storie e sottotrame abbandonando inspiegabilmente troppo a lungo la figura della nonna che viene annunciata all’inizio. I 100 minuti del film risultano molto meno frizzanti infarciti di situazioni poco approfondite e che avrebbero forse avuto maggior fortuna e spazio in una serie tv.

Variazioni (quasi) inutili e scelte incomprensibili

Abbiamo già accennato all’ottima regia al debutto di Alice Filippi di “Sul più bello”, la regia di Claudio Norza è buona ma non ha lo stesso impatto emotivo e la stessa efficacia. Il maggiore difetto risiede nella sceneggiatura che spazia troppo oltre la figura di Marta, includendo tanti, troppi temi e trame a tal punto da sacrificare la stessa protagonista senza rendere al meglio la recitazione di tutto il cast.

Un paio di scelte lasciano alquanto perplessi senza che se ne capisca a fondo il motivo. La sottotrama del bambino lasciato a Jacopo e Federica non ha nessuna funzione nell’economia del racconto. Così come la scelta di affidare il ruolo della nonna a Drusilla Foer, peraltro sempre con scene buie e che approfondiscono poco un legame bello, contrastato e lungo. Non è chiaro se questi inserti stonati siano il preludio a qualche ulteriore film o sequel.

Perchè per quanto la storia di Marta, dopo il primo film, avrebbe avuto molto ancora da raccontare, il secondo e terzo film non lo raccontano in maniera coinvolgente, divertente e seguendo un certo ordine e una certa logica. In pratica sembra proprio che la storia di Marta si sia interrotta proprio “Sul più bello”.

Voto: 5,2

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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