Recensione – Guillermo del Toro torna al cinema con un nuovo film che vede protagonista Bradley Cooper nei panni di un illusionista truffatore. A 4 anni di distanza dal trionfo de “La forma dell’acqua” il regista messicano moltiplica i “freaks” del suo racconto e indaga nel cinismo dell’essere umano. Un film forse troppo lungo, semplice nei modi ma molto più profondo di quanto lascia trasparire. Costumi e scenografia perfetti, ottima regia per un cast stellare. Al cinema dal 27 gennaio.

La storia (o favola dark)

Negli Stati Uniti d’inizio anni ’40, Stan (Bradley Cooper), uomo senza averi e dal passato doloroso, si unisce a un luna park ambulante, dove impara i trucchi del mestiere dalla veggente Zeena (Toni Collette) e da suo marito Pete (David Strathairn). Sedotta la giovane Molly (Rooney Mara), il cui numero consiste nel resistere alle scariche elettriche che le attraversano, parte con lei verso la grande città.

Ambizioso e avido, diventa il Grande Stanton, indovino e sensitivo che col suo numero di pseudo occultismo seduce uomini ricchi e potenti e li convince di poter comunicare coi loro morti. La relazione con una psicologa (Cate Blanchett) ancora più spietata e calcolatrice lo porterà alla rovina.

Tratto dal romanzo “Nightmare Alley”, scritto da William Lindsay Gresham nel 1946 e già portato sul grande schermo da Edmund Goulding nel 1947, “La fiera delle illusioni” (titolo italiano) incassa oltre 40 minuti in più e guadagna un cast stellare con buone interpretazioni da parte di tutti.

Il regista messicano ci immerge totalmente nei primi anni 40 degli Stati Uniti ricostruendo ambienti, costumi, socialità tipica dell’epoca curandone anche i dettagli come per esempio la posizione di Molly accanto a Stan. In questo macromondo viene poi creato quel microcosmo dei giostrai pieni di fenomeni da baraccone reali o, spesso, presunti e costruiti ad arte o tramite raggiri e menzogne.

Oltre i freaks

Ma le giostre messe in piedi da Clem Hoatley, un sempre fenomenale e carismatico Willem Dafoe, non sono popolate solo da nani, uomini forzuti, donne elettriche, uomini bestia, freaks per dirla con un termine tornato in voga anche grazie al film “Freaks” di Gabriele Mainetti. Il film va oltre questo concetto in quanto ci presenta l’anima dei personaggi. Sicuramente l’approfondimento maggiore lo abbiamo attraverso gli occhi di Stan, unico vero protagonista, che vede quel mondo e conosce quelle persone.

Lo spettatore impara a conoscere le storie che gravitano dietro a qualche personaggio ma, soprattutto, ne comprende la connessione con il resto del gruppo. Un gruppo tendenzialmente aperto, come lo è il mondo nomade ma fatto di legami di parentela, amicizia, amore e protezione ben saldi.

E’ un mondo di illusioni quello dei giostrai. Un mondo pieno di illusioni quello che crea Stan. E’ estremamente privo di illusioni il vivere reale del cuore di Molly, dell’affetto di Zeena e Pete, dell’egoismo di Clem, della voglia di dare protezione di Bruno. Mentre il film scorre senza grandi scene madri e senza troppa azione lo spettatore non si accorge di questo gioco e di questa forse, inversione di prospettiva. Chi sta illudendo chi? L’illusione è quello che stiamo vedendo?

Un mondo di illusioni

Dopo una prima parte di film concentrata sul mondo dei giostrai dove regna povertà, clandestinità e vengono vendute come magia e veggenza alcuni trucchi ben eleborati, il film si sposta, con un salto di due anni, nella parte ricca della città dove le illusioni di Stan e Molly attraverso il mentalismo, assurgono a spettacoli per ricchi nelle migliori sale dell’hotel.

“Sono gli stessi trucchi solo che adesso indossiamo abiti diversi”

Queste le parole di Stan per spiegare in maniera sincera quanto viene fatto durante il suo spettacolo. E’ la confessione intima affidata a Lilith, la donna che seduce e da cui viene sedotto Stan. La loro relazione mai consumata è però presente e il filo che li lega è sempre teso. Attraverso l’intervento della psicologa lo spettatore ricostruisce pian piano la storia di Stan, brevemente accennata nell’incipit del film e che troverà compimento solo nel finale.

Ma le illusioni di Stan e Molly fagocitano la loro relazione. Il mondo di illusioni creato da Stan per sé stesso è solo un alibi per non essere mai quello che è realmente. Coperto dal candore della neve, o bruciato dalla violenza del fuoco l’anima vera dell’uomo prima o poi ritorna alla luce e “Nightmare Alley”, questo il verro titolo del film, è un vero e proprio vicolo dell’incubo che Stan percorre.

Il nuovo film di del Toro è forse più complesso e profondo di quanto appare a una prima visione. E’ sicuramente lungo e lascia tanto spazio ai dialoghi. Sicuramente non perfetto, crea un mondo, allo spettatore capire se si tratta di illusione o realtà.

Voto: 7,6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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