Recensione – 20 anni – Harry Potter e la Pietra Filosofale usciva al cinema vent’anni fa, il 16 novembre in Regno Unito e Stati Uniti, il 6 dicembre in Italia. È difficile ricordarsi com’era il mondo prima di questo imponente fenomeno culturale. La concezione universale di mago e strega era quasi sempre negativa, il volo a cavallo di una scopa era un’esclusiva delle streghe cattive e delle befane, il mondo magico era un universo sperduto, ben distante da quello reale, sia nel tempo che nello spazio. Prima di entrare in sala, il 6 dicembre 2001, forse non ci aspettavamo un così grande cambiamento…

“Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di affermare di essere perfettamente normali, e grazie tante”

Nel 1997 dopo diverse porte in faccia, J.K. Rowling riesce a far pubblicare il suo primo romanzo. Un fantasy per ragazzi che parla di un piccolo orfano inglese che il giorno del suo undicesimo compleanno scopre di essere un mago, di appartenere ad una realtà segretamente parallela a quella in cui vive e di essere famosissimo in quest’ultima, in quanto unico sopravvissuto all’anatema lanciato da un mago oscuro così potente, che nessuno ha il coraggio di pronunciarne il nome.

Il libro, Harry Potter e la Pietra Filosofale, venderà oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo e diventerà dapprima il fenomeno letterario dell’anno, poi quello di un’intera generazione.

Nel 1999 Warner Bros acquista i diritti per un milione di sterline e affida la regia a Chris Columbus (Mamma, ho perso l’aereo; Mrs. Doubtfire) scegliendolo da una lunga lista che si dice comprendesse perfino Steven Spielberg. Columbus arrivava da un’attività piuttosto intensa: gli anni novanta erano stati particolarmente prolifici per lui, tra regia e sceneggiature e, fatto tutt’altro che trascurabile, aveva alle spalle diverse collaborazioni con attori giovanissimi. Forse anche per questo motivo è stato l’unico regista americano a dirigere ben due episodi della saga che, per mantenere l’integrità culturale, aveva un cast esclusivamente britannico e irlandese.

Questione d’età

Per la Warner era inoltre fondamentale che gli attori protagonisti avessero la stessa età dei personaggi del libro, così Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint sono effettivamente cresciuti insieme ai loro alter ego e di conseguenza anche a quella categoria di lettori e spettatori che si sono avvicinati alla saga quando erano anche loro in età preadolescenziale. Questa è stata sicuramente una scelta vincente, perché quei ragazzini, oggi adulti, hanno trainato la fanbase da allora in poi, rendendo il franchise di Harry Potter uno dei più famosi al mondo, con parchi a tema, un tour degli studios a Londra, giochi in scatola, videogiochi per qualsiasi console, merchandise di ogni genere e una piattaforma online piena di contenuti extra.

Gli stessi luoghi sono diventati iconiche tappe di pellegrinaggio cinematografico: la stazione di King’s Cross a Londra, Il castello di Alnwick in Inghilterra, ambientazione per le riprese di varie scene esterne, il Viadotto di Glenfinnan, in Scozia, dove corre l’espresso per Hogwarts, e i sopracitati studi della Warner a Leavesden, a nordovest di Londra, dove è possibile visitare i set interni come la Sala Grande, i dormitori e le sale comuni degli studenti.

La magia della carta stampata incontra quella della sala cinematografica

Harry Potter e la Pietra Filosofale è una fedelissima trasposizione del libro della Rowling, che in qualità di produttrice esecutiva ha lavorato a stretto contatto con regista e sceneggiatore per assicurarsi che eventuali modifiche non finissero per entrare in conflitto con eventi futuri descritti in libri non ancora pubblicati. Ma è anche un film che racchiude tutte le caratteristiche del cinema di Columbus, dai temi alla qualità tecnica di regia, con una notevole cura per gli effetti speciali, ampiamente impiegati, ma mai ostentati.

La colonna sonora è uno dei preziosi ingredienti che insieme hanno consacrato la saga: il tema principale è così famoso da essere tranquillamente paragonabile a quelli di Star Wars, Jurassic Park, Indiana Jones. Tutte queste opere hanno un comune denominatore: John Williams (e qui non ci sarebbe da aggiungere altro). L’impressionante varietà di strumenti musicali che si alternano, si intrecciano e infine risuonano con potenza e dolcezza allo stesso tempo. Arpa, flauti, celesta, bassotuba, campane tubolari, grancassa insieme pronunciano una formula magica, evocando continui brividi lungo la schiena.

Con l’uscita in home video è stata rilasciata una versione estesa con alcuni contenuti aggiuntivi, tra cui una breve scena, presente nel libro, in cui Harry e Hagrid, seduti in metropolitana leggono la lista del materiale scolastico da comprare, provocando qualche alzata si sopracciglio tra gli altri passeggeri.

L’effetto della nostalgia

In occasione del ventesimo anniversario dell’uscita italiana, il primo film della saga verrà proiettato nuovamente al cinema tra l’8 e il 12 dicembre, mentre a livello internazionale, sulla scia della Friends Reunion, HBO Max ha già annunciato uno speciale previsto per il 1 gennaio 2022, che vedrà gran parte del cast ritornare sulle scene degli studios di Leavesden.

Sono passati vent’anni e tutti quelli che tra noi ricordano di essere andati al cinema incuriositi dal fenomeno letterario degli anni precedenti, sicuramente ricorderanno il loro primo incontro con Harry come Olivander, il fabbricante di bacchette, commentò il suo: da questo piccolo mago dovevamo decisamente aspettarci grandi cose.

Voto: 7,8

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