Recensione in anteprima – Il 60esimo “classico Disney” è un musical d’animazione fortemente incentrato sulla famiglia. Un film dinamico e coinvolgente che affonda le sue radici nella musica latino americana proponendoci una favola moderna colombiana. Al cinema dal 24 novembre.

La casa

Tutto è straordinario nella famiglia Madrigal. Straordinaria è la casa e straordinari sono tutti i suoi abitanti, dotati di talenti fuori dal comune, benedetti dalla magia che soccorse la nonna nel momento del bisogno, cinquant’anni prima, e che ancora illumina ogni cosa. Beh, quasi ogni cosa. Mirabel Madrigal, infatti, è l’unica a non avere ricevuto alcun dono.

Paziente e generosa, sempre allegra nonostante tutto, fa il possibile per aiutare fratelli e genitori ma spesso finisce per essere d’intralcio agli altri, più bravi, più dotati, più amati. Soltanto quando la fiamma della magia minaccia di spegnersi, e il suo volto compare in una confusa visione del drammatico futuro che li aspetta, Mirabel decide che tocca a lei andare alla ricerca di una soluzione, e all’origine del mistero che l’avvolge.

La storia, rivisitata e attualizzata ai nostri tempi senza necessariamente farne un’ambientazione contemporanea va a inserirsi nel solco dei film destinati alla famiglia e che parlano di famiglia. “Encanto” parla anche di una “non eletta” di colei che, cioè non ha virtù, non ha poteri, è la persona normale in un mondo di creature che son state baciate dai doni ricevuti in adolescenza.

La famiglia

Considerata la nerd, la “bruttina”, la pecora nera della famiglia Mirabel prima di tutti vede scopre qualcosa che sfugge a molti. La famiglia viene indicata come punto fermo di un paese, di una città, allargando il concetto, di una nazione. Le profonde tradizioni cristiane colombiane (tra cattolici e protestanti si conta siano più del 90%) pongono al centro la famiglia ma il film diventa moderno, al passo coi tempi e la classica visione patriarcale e totalmente ribaltata.

Dalla nonna capostipite della famiglia e punto di riferimento dell’intera città passando per le figlie e le nipoti, possiamo affermare che la gestione e il potere della famiglia passa quasi esclusivamente tra le mani delle donne. Gli uomini sono presenti ma, come nel caso dello zio di Mirabel, si nascondono, sono timorosi e vivono nell’antica concezione della casa, della famiglia.

Con un ritmo via via sempre più coinvolgente e incalzante “Encanto” riesce a trasmettere allo spettatore tutta la forza della musica, della storia di Mirabel e della città in cui vive. I colori nella casa, per le strade, persino nei vestiti ispirano sempre a momenti di gioia, sono vivi, sembrano addirittura bucare lo schermo e abbracciare lo spettatore.

Le crepe

L’incanto, la bellezza, la perfezione della casa e delle famiglia è solo di facciata ed è stata persa durante gli anni. Segni evidenti sono dati dalle crepe via via sempre più numerose. Crepe visibili e crepe simboliche che riaprono ferite che si credevano rimarginate e creano nuove fratture, nuove ferite nell’animo dei protagonisti. Si tratta di incomprensioni, allontanamenti, mancanza di comunicazione e comprensione.

Il nuovo, la novità incarnata da Mirabel che non ha un dono viene vista come una sventura solo per paura del cambiamento, dell’accettazione di qualcosa che è al di fuori della tradizione e dell’incanto. Per cambiare, alcune volte, bisogna rimettere in discussione tutto e rifondare, creare un nuovo “Encanto”.

Il nuovo cartoon Disney prosegue quel misto di sentimenti, innovazione e bellezza artistica (qui anche con il canto) che è propria della sua tradizione. Sceneggiatura e sviluppo del personaggio sono sempre di altissimo livello senza necessariamente scrivere o portare allo spettatore qualcosa di nuovo. Spesso regia e testo si rifugiano nel classico innestando un ritmo moderno mescolandolo con la classicità popolare di baciate e merengue.

Un buon film da vedere, che insegna molto per quanto riguarda i rapporti umani ed affettivi. Le crepe possono essere sanate se solo si rivolge lo sguardo al bene, al far star bene non solo sé stessi ma anche i propri amici, i propri famigliari, la propria città.

Voto: 7,6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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