03058_FP_CARDCOUNTER Oscar Isaac stars as William Tell in THE CARD COUNTER, a Focus Features release. Credit: Courtesy of Focus Features

Recensione in anteprima – Venezia 78 – In concorso – L’ormai 75enne Paul Schrader torna al Lido dopo l’apprezzato “First Reformed”. In “Il collezionista di carte” il regista torna a parlare di colpe, espiazione delle stesse e rivalsa. Tra capri espiatori non innocenti che pagano per quanto commesso e mandanti che non pagheranno mai per quanto ordinato. Al cinema dal 3 settembre.

La storia

William Tell (Oscar Isaac) ha trascorso un decennio in prigione, dove si è letto a fondo le meditazioni di Marco Aurelio e ha imparato a contare le carte, ovvero a tenere traccia di ogni carta giocata durante una partita. Una volta uscito mette a frutto la sua abilità girando per i casinò d’America e partecipando a numerosi tornei di poker. Non si fa cacciare dai gestori dei casinò perché sa mantenere obiettivi modesti: punta poco, vince (e perde) poco, e s’allontana quando il gioco si fa duro. Ma la prorompente La Linda (Tiffany Haddish), finanziatrice in cerca di un mago delle carte, gli propone di entrare a far parte della sua squadra e lo convince ad alzare la posta.

Si aggiunge alla comitiva Cirk (Tye Sheridan) un ragazzo che Will decide di aiutare come a lavarsi la coscienza per quanto da lui fatto in passato. Perchè la colpa di William è talmente terribile che averne scontato gli effetti in galera per dieci anni non è sufficiente per l’animo di Will stesso.

Il collegamento è alle vicende occorse in quel di Guantanamo e allo scandalo poi rivelatosi. Allo spettatore, il regista da anche dei filmati veri di quella vicenda e ne ricostruisce qualche scena girandola grazie a un teleobiettivo con effetto straniante, quasi a ricordare come un incubo da parte di Will.

Oscar Isaac stars as William Tell and Tiffany Haddish as La Linda in THE CARD COUNTER, a Focus Features release.
Credit: Courtesy of Focus Features

Colpe e colpevoli

Le colpe di quanto accaduto ricadono sui militari nelle foto e nei filmati, rei di aver eseguito e forzato pratiche che erano state ordinate dai superiori. Superiori mai puniti ed anzi, andati in pensione tranquillamente oppure veloci a rifarsi una vita come il maggiore interpretato da William Dafoe.

Will quindi, una volta uscito dal carcere, sa benissimo che l’unico modo per sopravvivere economicamente è quello di far soldi con le vincite al casinò. Vincite modeste per non attirare l’attenzione come lo stile di vita che decide di intraprendere: passare inosservato, vivere ai margini, spostarsi spesso.

Come un’anima inquieta Will ci viene presentato per tutto il film come un uomo che non ha fissa dimora né fisica né affettiva. Restio a instaurare rapporti, ossessionato dal rendere la sua stanza linda, pulita, anzi candida coprendo tutti i mobili con delle lenzuola bianche. La sua coscienza vorrebbe essere così maggiormente pura anche se è chiaro che spingersi oltre, per certe persone, è più che un’ipotesi.

Un gioco rischioso

Sin dall’inizio il gioco del poker e i giochi al casinò in generale sono luogo di rivalsa politica, quel “UESSEI” gridato dai sostenitori del campione di poker vestito di tutto punto con bandiera a stelle e strisce appare come metafora di quella nazione (gli USA) che vuole sempre vincere rischiando anche con mezzi poco leciti. E’ una canzoncina che si ripeterà spesso, quasi a sfottò del potere miliare degli USA che ha permesso così tanto orrore ed è rimasto in gran parte impunito.

Will, insieme a La Linda e con la partecipazione di Cirk, si guarda bene dallo sprofondare nell’ambiente del gioco d’azzardo. Conosce bene i rischi e i suoi obietti sono altri. L’ottima interpretazione di Oscar Isaac rendono al meglio quanto ideato dal regista. Le movenze e soprattutto le espressioni facciali contribuiscono a rendere allo spettatore lo stato d’animo esternamente apatico di Will ma internamente ancora pronto alla rivalsa per quanto ingiustamente è stato spinto a fare e, soprattutto per quella sensazione di non dover destare più disturbo al prossimo in quanto moralmente indegno.

La solitudine di Will però non può essere arginata grazie a una sceneggiatura che coinvolge gradualmente gli altri due personaggi nella sua vita. Una bella colonna sonora e ambientazioni buie esaltano l’intento del film che porta molto coinvolgimento emotivo al pubblico.

Voto: 6,8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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