Recensione di Natale – A distanza di trent’anni dalla sua uscita, parliamo di “Edward Mani di Forbice”, la fiaba oscura che rivelò il genio di Tim Burton e lanciò la carriera di Johnny Depp. 

La storia

Peggy Boggs (Dianne Wiest), una rappresentante di cosmetici, va a proporre i propri prodotti allo strano inquilino di un maniero in stile gotico. Conosce così Edward (Johnny Depp), una creatura di un inventore (Vincent Price): dopo la morte di quest’ultimo, Edward è rimasto in balia della solitudine. Inoltre, è ancora incompleto: al posto delle mani, infatti, ha delle enormi forbici. Peggy adotta questo strano ragazzo, che diviene così parte della sua famiglia, composta dal marito Bill (Alan Arkin) e dai figli Kim (Winona Ryder) e Kevin (Robert Oliveri). Edward riesce a entrare in società, in virtù della sua bravura come “parrucchiere”, e si innamora di Kim. Ma il baratro che divide la gente normale dalla persona “diversa” si rivelerà impossibile da superare.

Una fiaba gotica

Tim Burton era reduce dal successo di “Batman” , uscito l’anno precedente (1989) e campione d’incassi ai botteghini, quando realizzò “Edward Mani di Forbice”, un progetto originale e personalissimo, ispirato ai disegni da lui stesso realizzati durante l’infanzia per cercare di rappresentare il senso di isolamento e l’incapacità di comunicare che lo opprimevano. Se il film precedente, per quanto riuscito, era un lavoro su commissione, “Edward Mani di Forbice” è invece Burton allo stato puro, l’opera che maggiormente rappresenta la sua poetica, i temi a lui più cari e le sue principali influenze letterarie (“Frankenstein”, “La bella e la bestia”, “Notre-Dame de Paris”, “Il Fantasma dell’Opera”)  e cinematografiche (“King Kong”, “Il mostro della laguna nera”).

Non si tratta di un film natalizio in senso classico, ma di una fiaba gotica che comincia con una domanda innocente (“Da dove viene la neve?”) e che raggiunge il suo climax drammatico la notte della Vigilia. Soprattutto, si tratta di un film scritto e girato col cuore da una troupe giovanissima: trentadue anni Tim Burton, trentaquattro la sceneggiatrice Caroline Thompson, ventisette Johnny Depp, diciannove Winona Ryder. Un film giovane dunque, fresco e genuino, capace di strabiliare con i suoi effetti visivi e scenografici (i colori e le geometrie del sobborgo in cui abita la famiglia Boggs sembrano anticipare il cinema di Wes Anderson)  e di commuovere con una storia delicata, gentile e crudele insieme. Perché “Edward Mani di Forbice” ci insegna che non tutte le fiabe hanno un lieto fine, che non sempre il diverso riesce a farsi accettare e che un amore può essere troncato prima ancora di cominciare.

Un protagonista iconico 

Al di là di tutto, ciò che resta maggiormente impresso dopo la visione sono i personaggi, molti dei quali indimenticabili: dall’affettuosa Peggy al bonaccione Bill, dal truce Jim (Anthony Michael Hall) alla bellissima Kim, passando per figure secondarie come  la frivola e vendicativa Joyce (Kathy Baker), leader delle casalinghe del vicinato. Personaggi che, nel loro complesso, offrono uno spaccato ironico e graffiante della middle-class americana, con le sue case colorate, i suoi barbecue, i suoi pettegolezzi, e una noia, una superficialità di perenne sottofondo.

A questo mondo fa da contraltare quello di Edward, che dietro una facciata inquietante (l’oscuro maniero abbandonato in cui vive) nasconde un giardino meraviglioso, pieno di piante, fiori e sculture vegetali. Un po’ come la creatura che lo abita: a dispetto della sua figura spaventosa – le forbici al posto delle mani, le cicatrici sul viso – Edward è infatti un essere gentile e puro, timido ed empatico, che ha allo stesso tempo l’ingenuità di un bambino e il tormento sentimentale di un giovane uomo. E se a un certo punto finisce per conoscere rabbia e odio, è solo per riflesso di ciò che gli abitanti del paese, Jim in primis, riversano su di lui.

Un personaggio, insomma, a suo modo iconico e al quale è impossibile non affezionarsi: merito anche della straordinaria interpretazione di Johnny Depp, al suo primo ruolo da protagonista.

Ricco di momenti memorabili (i tagli di capelli realizzati da Edward, la danza sotto la neve di Kim, i flashback con Vincent Price, il finale amaro e toccante), “Edward Mani di Forbice” è una delle vette del cinema di Burton, un cult-movie invecchiato benissimo, che merita di essere visto e rivisto.

Voto: 8,5

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