Recensione in anteprima – Taormina Film Fest 2020 – Maria Solinha è un film drammatico spagnolo, è la rappresentazione di uno spettacolo teatrale che narra la vicenda di una donna accusata di essere una strega durante gli anni dell’inquisizione. Anteprima mondiale, presentata al Taormina Film Fest 2020 (11-19 luglio 2020), diretto da Ignacio Vilar.

“Questa opera teatrale è ispirata alla leggenda di María Solinha, una ricca vedova della città di Canvas in Galizia”.

La storia

Questo é l’incipit della pellicola: un regista teatrale vuole adattare questa storia: XVII secolo Galizia, María Solinha è una vedova  accusata di stregoneria dall’Inquisizione e condannata al rogo nel 1621. Nei minuti di apertura seguiamo i protagonisti dell’opera teatrale riunirsi per le prove delle scene: fra loro abbiamo Navia ed ElbaMaría (Grial Montes) e Adela (Laura Míguez) due giovani ragazze spagnole al centro di tutta la vicenda. Tuttavia irrompe una leggenda di un drago che ha rapito la protagonista dello spettacolo…

Film spagnolo di quest’anno per la regia e sceneggiatura di Ignacio Vilar con un cast interamente spagnolo. Prodotto da Via Láctea Filmes e Televisión de Galicia (TVG), i fatti odierni si susseguono nella provincia di Pontevedra fra Cangas e Rodondela nella parte nord ovest della Spagna, in Galizia. E’ un film dalla fortissima impronta teatrale con ruoli ben delineati e distinti, una sorta di meta-teatro in cui irrompe l’elemento imprevedibile: il drago.

Di streghe e altri valori

Al centro il tema dell’uccisione delle streghe: il regista nel primo minuto ci fornisce le fonti della sua ricostruzione indicandoci che il film trae spunto, non solo dalla storia di María, ma anche da altre opere: innanzitutto, ‘Anne Pedersdotter‘ del drammaturgo Hans Wiers-Jenssen che narra la storia di una ricca vedova di Bergen in Norvegia, accusata anch’essa di stregoneria e messa al rogo dall’Inquisizione nel 1590. Infine altra fonte solo le storie delle ‘Streghe di Salem‘ in Massachusetts in America condannate all’impiccagione nel 1600.

In ‘María Solinha‘ la rappresentazione teatrale e la vita quotidiana si mischiano e si intrecciano continuamente, é un’ opera in cui passato e presente si fondono rendendo i confini fra la vita reale e il teatro quasi inesistenti e impercettibili.

Due mondi indistinti

Difatti non c’è una netta distinzione fra i due mondi perchè l’opera é ambientata ai giorni nostri ma vediamo i protagonisti immersi in una storia passata. Una storia intricata e articolata che trova un senso e una spiegazione solo negli ultimi minuti.

La fotografia é ben curata e le immagini – specialmente il mare con i suoi scogli e i boschi – sono molto suggestive, nel complesso ci sono buone performance recitative ma soprattutto lode alle due giovani protagoniste. Unica pecca: l’idea di base é ottima tuttavia la nota da segnalare sono i continui salti temporali e sovrapposizione di racconti che rendono la pellicola un po’ confusionaria e complicata da seguire.

Voto: 6.5

Di Sabrina Pusterla

Interessata di media ed entertainment. Da sempre una eterna cinefila, amo il cinema a 360°. Mi piace visionare, analizzare e parlare dei film. Progetti? Tanti. Sogni nel cassetto? Troppi. Spero un giorno di pubblicare un libro ed un podcast in cui parlo della settima arte. "Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima." (Cit. Ingmar Bergman)

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