Recensione in anteprima – Debutto alla regia per l’iraniano Farhad Safinia in arte P.B. Sherman. Lo sceneggiatore di “Apocalypto” e della maggior parte degli episodi della serie tv “Boss” anche in questa occasione cura la sceneggiatura ritagliata su due attori seguitissimi: Mel Gibson e Sean Penn. Un melodramma che scava tra le parole, i ricordi, le paure, l’amore e la passione per la cultura e la letteratura. Al cinema dal 21 marzo.

Dopo anni di stallo, nel 1879, la grande impresa di redazione dell’Oxford English Dictionary, trovò nuova linfa, e vide più tardi la luce della pubblicazione, grazie al lavoro infaticabile del professor James Murray (Mel Gibson) e dei volontari di tutto il mondo a cui si era appellato, nella ricerca di individuare e spiegare ogni parola della lingua inglese. Tra questi, il più solerte e affidabile mittente di schede, era un uomo che si firmava W.C. Minor (Sean Penn), che Murray scoprì risiedere nel temibile manicomio di Broadmoor. Anni prima, infatti, vittima di una gravissima paranoia, Minor aveva ucciso per errore un passante, scambiandolo per il suo persecutore immaginario, e lasciando la moglie di lui vedova con sei figli da sfamare.

Vite e famiglie a confronto

“Il professore e il pazzo” è tratto dal libro “L’assassinio più colto del mondo” scritto da Simon Winchester e tratta delle vicende di James Murray per l’organizzazione e la prima stesura del dizionario inglese Oxford English Dictionary.

Un’opera immensa, iniziata nel 1879 e conclusa con la pubblicazione finale del 1928 che rappresenta un’enciclopedia vastissima delle parole inglese e di ogni esempio di citazione della parola stessa all’interno della letteratura inglese nel corso dei secoli.

Il film parte subito con l’assassinio ad opera di W.C.Minor. Azione pura nelle vie dell’ Inghilterra del diciannovesimo secolo. Il processo e la successiva condanna arrivano in modo molto veloce ma non meno concitato. Il mondo crolla addosso al medico americano W.C. Minor già affetto da allucinazioni dovute alla guerra a cui l’ufficiale ha partecipato in patria.

Quelle di James Murray e W.C. Minor sono due vite finite agli antipodi nella dinamica della loro esistenza. Pacato, determinato, con una formazione autodidatta, scozzese e felicemente sposato con figli il professore Murray. Irrequieto, tormentato, colto, studioso, americano e solo il dottor W.C. Minor.

Il peso del passato

Il contrasto evidente tra una vita che ha un preciso e quanto mai ambizioso progetto da perseguire e una vita smarrita è il filo rosso che regge tutta la vicenda. Attorno a questa situazione si innesta l’attività da “topi da biblioteca” per creare la più grande opera della letteratura e cultura inglese.

Ma non è solo il peso dell’immane opera che grava sulle spalle di Murray. Vi è anche il pesante conflitto interiore di Minor. Un conflitto che ha radici lontane, nel passato al fronte del dottore. L’aggravante è daterminata dall’efferato omicidio compiuto da Minor. La colpa è un macigno nell’animo del disperato e solo un lavoro concreto e utile alla comunità allevia la sopravvivenza del rinchiuso nell’ospedale psichiatrico.

P.B. Sherman descrive in buona maniera questa situazione. In modo molto classico, con l’ausilio di una drammaturgia imperante e di una gravità nei toni drammatici che quasi sfiora la pietà dalla lacrima facile, il regista da ampio spazio alla qualità recitativa dei due attori. Dei veri fuoriclasse quando si tratta di personaggi così ben delineati.

Questo non aggiusta le cose

“Se è amore … allora?”

Una spinta fondamentale all’equilibrio produttivo e psichico di W.C. Minor è dovuto alla presenza di Eliza Merrett (Natalie Dormer). La vedova Merrett, che ha visto in faccia W.C.Minor uccidere il marito assurge a simbolo del riscatto del dottore.

L’iniziale e legittimo rancore della donna è ben visibile sin dal processo e continua per diverso tempo.  Ma le cose cambiano. E come la conoscenza tra Minor e Murray permette di creare un’opera inimmaginabile, l’incontro e la conoscenza tra Minor e Eliza Merrett creano, per mutuo vantaggio, qualcosa, per certi versi, di insperato e inspiegabile.

Minor chiede sempre il perdono, sapendo che non è sufficiente infatti:

“Questo non aggiusta le cose”

è ripetuto più volte da Eliza.

“Il professore e il pazzo” è un buon film che, forse, è appesantito un po’ troppo dalla vicenda e dalla forza drammatica della situazione. Non aiuta l’estrema classicità dell’intero pacchetto artistico. Una regia senza grandi scossoni con solo qualche interessante inquadratura dall’alto e una grande ricostruzione degli ambienti e dei costumi.

Voto: 7,3

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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