Recensione in anteprima – Torino 36 – in concorso – “All These Small Moments”, primo lungometraggio della regista Melissa Miller Costanzo, si colloca nel filone del teen drama. Mira a costruire un coming of age delicato ma con poco slancio innovativo.

Giovani adolescenti e genitori in crisi

Protagonisti della vicenda sono i fratelli Howie e Simon Sheffield, rispettivamente interpretati da Brendan Meyer e Sam McCarthy. I genitori, Carla Sheffield (Molly Ringwald) e Tom Sheffield (Brian d’Arcy James), sono in crisi matrimoniale, e devono decidere se riprovarci o separarsi. Ai giovani è riservato il compito di trovare un possibile equilibrio in questa delicata situazione familiare.

Normali adolescenti, vivono con una compagnia di amici in esplosione ormonale. Gli amici si eccitano con filmini di fitness, e fra loro parlano solamente di banali superficialità. Simon appare più sicuro di sé, ironico e incisivo. Il maggiore Howie trae ispirazione per uscire da un malessere costante solamente da una ragazza bionda, giovane donna molto più grande di lui, che ogni giorno viaggia sul suo stesso autobus, Odessa, Jemima Kirke.

A scuola Howie, esonerato felicemente dalla palestra per un braccio rotto, conosce in biblioteca Lindsay (Harley Quinn Smith), con la quale condivide momenti altrimenti solitari.

Frammenti di vita adolescenziale

Ciò su cui punta il film è dunque inquadrare in parallelo la crescita dei giovani ragazzi protagonisti e del loro nucleo familiare. Importanti messaggi vengono lasciati attraverso Howie, simbolo della crisi che ogni giovane attraversa nel percorso di crescita. Si trova in un momento nel quale si sente come se uno squalo lo avesse mangiato vivo, intero, e nessuno lo potesse più trovare. Fra il cast spicca poi Harley Quinn Smith. Tramite Lindsay passa la tematica del sessismo e dei soprusi, avendo subito da un coetaneo abuso fisico e psicologico.

La regia di Melissa Miller è precisa e ben strutturata nell’inquadrare gli ambienti familiari e newyorkesi. La città risulta protagonista, fin dai titoli di testa, rappresentati come disegni ad acquerello. Interessanti appaiono i momenti in cui i genitori Sheffield si ritrovano dal consulente matrimoniale, diretti come monologhi alla telecamera simili ai molti visti nella serie tv “Modern Family”.

Spazio vi è poi per la poesia, che racchiude i vari momenti base della parabola di Howie, che canta odi d’amore alla bionda Odessa. Musica indie accompagna il film, disciolta con cura nella struttura narrativa.

Cosa rimane?

L’esordio di Melissa Miller risulta quindi un prodotto delicatamente volto a raccontare momenti di vita da cui tutti siamo passati, e a ricercare attraverso una ricomposizione familiare una nuova armonia. Tuttavia mancano veri guizzi artistici o vere e proprie innovazioni tematiche, e il film appare annacquato e abbozzato. Ciò che alla fine rimane è un frammento senza soluzione reale ai problemi che ci presenta. Howie sull’autobus, che alla fine lo riporta in viaggio, ci dice solamente che se gli si chiedesse quale momento della vita lo ha veramente formato non saprebbe rispondere.

Voto: 6,4

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