Recensione – Tredicesimo film da regista e interprete per Leonardo Pieraccioni. Passano gli anni e i film e molto della sua trama e del suo fare cinema rimane, nel bene e nel male. Un film migliore del precedente ma appesantito da battute volgarmente e inutilmente estremizzate quando non sono ormai già vecchie. 

Leonardo (Leonardo Pieraccioni) è un cinquantenne ostinatamente single che fa il giornalista di successo sul web occupandosi di alte tecnologie e ha una figlia di 15 anni, Yolanda (Mariasole Pollio), lascito di un matrimonio naufragato. Yolanda è stanca di vedere il padre nutrirsi di involtini primavera surgelati e crogiolarsi nel suo infantilismo regressivo, e pensa che la chiave di volta possa essere una relazione stabile. Per metterlo di fronte ai suoi innumerevoli fallimenti in materia sentimentale Yolanda decide di mandare a tutte le ex di Leonardo un sms che dice: “Sono cambiato. Riproviamoci!”. E le sue ex rispondono, ognuna secondo la propria modalità.

Leonardo e … Leonardo

Quando Leonardo Pieraccioni iniziò la sua avventura cinematografica da regista e autore, nel lontano 1995 con “I Laureati” e poi con il primo enorme successo “Il ciclone” l’anno seguente rappresentò una ventata di aria fresca per tutta la commedia italiana di quegli anni.

Quella comicità schietta e sincera come solo i toscani sanno esprimere era il proseguimento naturale sulla strada di Benigni & co. Una comicità che ha impiegato qualche film ad esaurirsi e, largo circa, non ha resistito all’avvento del nuovo millennio. Anche in questo “Se son rose…” Leonardo Pieraccioni cerca di divincolarsi da questa sua caratteristica come già tentato nei suoi recenti film. Il tentativo riesce a metà.

“Se son rose…” infatti, lascia meno spazio alle battute “alla Pieraccioni” ma allo stesso tempo viene contaminato da una volgarità spinta inutile ed eccessiva. Non basta poi infarcire il dialogo con termini tecnici modernissimi riguardo ai social se poi si scivola sulla questione “Siri” che non capisce il vocale quando questo avveniva ormai anni fa. C’è più spazio per il dramma e qualche riflessione ma poca cosa che salva, in parte, il film.

Leonardo e le altre

La parte più interessante del film è rappresentata dalle scene con le ex fidanzate di Leonardo. Come ormai chiaro un po’ a tutti ma non al regista, uno dei punti deboli dei suoi recenti film è la sua presenza come protagonista. In quest’ultima opera il protagonismo di Leonardo Pieraccioni si fa un po’ da parte per dare spazio agli altri membri del cast, soprattutto alla rappresentanza femminile.

Michela Andreozzi, Caterina Murino, Claudia Pandolfi, Gabriella Pession, Antonia Truppo esprimono tutta la loro bravura recitativa nel poco tempo messo loro a disposizione. Sarebbe stato molto più interessante sviluppare anche una delle (ex) storie di Leonardo per poter apprezzare maggiormente l’intero film.

Si denota qui la volontà di Leonardo e di Pieraccioni stesso di rimettersi in gioco. Di rivalutare l’intera sua vita e, quindi, il film diventa specchio deforme dell’esistenza del regista. Ultracinquantenne, una figlia adolescente e una vita amorosa tortuosa.

Leonardo e la sua “bambina”

Ben sviluppato invece il rapporto tra Leonardo e la figlia Yolanda. L’esuberante naturalezza della giovane Mariasole Pollio aiuta molto nella dinamica di dialoghi e situazioni.

Il padre che vede la sua adolescente come ancora una bambina se, da un lato non è una novità, dall’altro è un tocco che intenerisce e addolcisce tutto il film. Questa visione è rappresentata anche fisicamente attraverso il ringiovanimento ulteriore di Yolanda che passa, in alcune scene, da adolescente a bambina vera e propria. In questo ruolo Martina Pieraccioni, la figlia del regista.

“Se son rose…” non è ancora il film di svolta di Leonardo Pieraccioni. Si lascia vedere e ci si diverte a tratti ma sono ancora troppi i punti a sfavore e i vincoli al passato.

Voto: 4,9

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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