Recensione in anteprima – Debutto alla regia per Christian Rivers, il premio Oscar per gli effetti speciali del 2006 per “King Kong”. “Macchine mortali” è il primo di sette libri della saga omonima scritta da Philip Reeve. Tradotto sul grande schermo, attraverso questo film, risulta fortemente penalizzato da troppa azione, confusione, citazioni ricorrenti e trama poco originale. Al cinema dal 13 dicembre.

Cosa succede se le città hanno delle ruote e possono spostarsi per il mondo? Migliaia anni dopo la “Guerra dei sessanta minuti”, il cataclisma che ha distrutto l’intero mondo civilizzato, la razza umana si è evoluta e adattata al nuovo stile di vita. Gigantesche metropoli in movimento vagano per la Terra sottomettendo brutalmente le più piccole città trazioniste. Tom Natsworthy (Robert Sheehan), orfano proveniente da una classe inferiore della grande città trazionista di Londra, che viaggia a bordo dell’immensa macchina mortale, si ritrova a dover combattere per la sopravvivenza dopo essersi imbattuto in Hester Shaw (Hera Hilmar), una pericolosa fuggitiva. I due opposti, che non avrebbero mai dovuto incontrarsi, formeranno un’alleanza destinata a cambiare il corso del futuro.

Il fascino del post-apocalittico

“Macchine mortali” giunge al cinema con una campagna pubblicitaria molto importante e con un budget di oltre 100 milioni di dollari. Forte della supervisione e produzione di Peter Jackson la regia è affidata al debuttante e premio Oscar per gli effetti speciali di “King Kong” Christian Rivers.  Il neo-regista neozelandese è stato anche aiuto regista degli ultimi due capitoli de “Lo Hobbit” e responsabile degli effetti speciali anche per “Il signore degli anelli” proprio di Jackson.

In pratica tra Peter Jackson e Christian Rivers esiste un sodalizio artistico che dura da decenni e che si è fatto sentire anche in questo nuovo lavoro tratto dal primo romanzo della saga dedicato alle “Macchine mortali” e scritta da Philip Reeve.

Si tratta di una delle tante realizzazioni di un mondo post-apocalittico. L’avidità e la prepotenza umana hanno distrutto fauna e flora del pianeta terra dopo un conflitto atomico senza precedenti. Tutto questo mondo arido, triste, sporco e cupo viene presentato molto bene a livello grafico e anche la mastodontica “London” su quattro ruote gode di inquadrature e realizzazioni in dettaglio molto ben curati. Il bello del film sta tutto qui.

Dal Signore degli anelli a Mad Max

“Macchine mortali” è un film costantemente in bilico tra citazioni e rimandi di altre pellicole. Il cyberpunk tanto citato e al quale sembrano rifarsi i costumi e le ambientazioni è un punk molto scialbo. La sovrabbondanza stilistica e architettonica alla “Mad Max Fury Road” che completano le auto sono ben altra cosa riguardo a queste articolate ricostruzioni di un agglomerato urbano che va dalla Cattedrale di Saint Paul alla semplice casupola di un operaio.

La desolante pochezza artistica e la noia che pervade la sceneggiatura pesano sulla fruizione dell’intero film che sembra estremamente lungo malgrado i suoi 128 minuti. Non pochi ma neanche tanti come opere alle quali “Macchine mortali” sembra ambire in quanto a epica e confronto eroistico. Pensare a “Il Signore degli anelli” non è cosa strana anzi, complice anche una scena simile al “fosso di Helm”.

Oltre ai film sopra citati, non manca un sottile riferimento a “Terminator” senza averne il giusto appeal e al “Castello errante di Howl” senza averne la poesia e la profondità di messaggio.

Waterworld senz’acqua

Sembra non esistere acqua in questo mondo danneggiato dall’uomo. Si fanno vedere solo aride terre desolate e un ambiente aereo sul quale si son rifugiati i “ribelli” che tanto ricordano uno “Star Wars Rogue One” più o meno circa casuale.

Con una scena al mercato degli schiavi simile a “Waterworld” le citazioni (in)volontarie continuano ma sembrano sempre segnalare una non precisa direzione del film. Tutto questo si ripercuote in una pellicola che ha tantissimi spunti, tanta carne al fuoco, tanti motivi di approfondimento e tante possibili relazioni. Ma queste ultime vengono liquidate come in un “Twilight” qualsiasi o come in uno “Star Wars” (again) di passaggio.

Cosa si salva di questo tanto atteso “Macchine mortali”? La grafica, molto bella, interessante, ricca, ricercata, mastodontica. Una regia che gioca molto nell’inquadrare con fantasia quanto più possibile di questa ricchezza che viene lasciata parlare ma che dura poco. Sceneggiatura raffazzonata e confusa, qualche buona e interessante battuta ma i personaggi non generano grande interesse e la noia invade, pian piano l’entusiasmo per un soggetto che poteva avere miglior sviluppo.

Hera Hilmar, attrice islandese riesce a risollevare un minimo di decenza nella recitazione che delude in attori ben più rinomati. Il film sicuramente potrà avere successo e ne avrà anche di più se proiettato e visto in sale con un ottimo sonoro e uno schermo molto ampio.

Voto: 5,4

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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