Recensione – 20 anni – Negli Stati Uniti il suo compleanno è stato a giugno e Netflix ha festeggiato l’eroina Cinese riassumendo in 5 tweet le sue gesta più iconiche, dal taglio di capelli perfetto in un solo colpo di spada, alla prova di quanto sia importante credere in se stessi. Il 4 dicembre del 1998 invece, il film approdava nei cinema italiani.

“Sei una donna adesso, nessuno ti ascolta”

Il trentaseiesimo classico Disney usciva nei cinema italiani vent’anni fa, per celebrare una delle più moderne eroine della casa di Topolino, che ha dato una scossa all’immagine femminile rappresentata fino a quel momento, mostrandoci che non è sufficiente fare un film con una donna protagonista o attribuirle la stessa importanza di un personaggio maschile: per fare un film veramente femminista bisogna dare a questa donna la forza di compiere un gesto eclatante, di protesta se vogliamo, che cambi le cose, che crei scompiglio e attiri l’attenzione.

Combattendo, Mulan non solo scardina il classico modello di principessa, di damigella in pericolo che ha bisogno di un uomo forte e coraggioso che la salvi, ma disubbidisce alla famiglia, infrange la legge e si ricopre di disonore, per fare quello che è giusto, quello che non ogni figlia farebbe e nemmeno ogni figlio. Mulan è sicuramente stato uno dei primi Classici Disney ad essere così radicale, una protesta gridata a squarciagola, che trova sfogo anche nelle canzoni, che -a proposito- nel progetto originale non erano neanche state concepite, ma diciamocelo tranquillamente: cosa sarebbe questo film senza

“Farò di Te un Uomo”?

木蘭詞: Mulan Ci

L’Ispirazione Disney non l’ha presa da un romanzo o da una fiaba, bensì da un poema anonimo, una dolcissima ballata scritta nel VI secolo, nel periodo delle dinastie del Nord. L’opera originale (“Mulan Ci, la ballata di Mulan” appunto) fa leva sul sentimento della pietà filiale, concetto importantissimo nella cultura Cinese, a partire da Confucio fino al presente.

La leggenda tramandata dal poema racconta di una fanciulla di nome Hua Mulan (che significa Fiore di Magnolia) che si arruola nell’esercito per sostituire il padre. Dopo dodici anni di servizio in guerra, a Mulan vengono offerti doni e onorificenze, ma tutto ciò che lei vuole è una cavalcatura veloce per tornare a casa al più presto. Solo al momento del suo ritorno i suoi compagni scopriranno la sua vera identità. Nessun disonore nella storia originale: il poema si conclude infatti con una metafora che esprime lo sbigottimento dei soldati:

“Se due lepri corrono insieme / come distinguere il maschio dalla femmina?” (500 d.C. anno più anno meno, eh!).

Un tocco di modernità nell’animazione classica

Mulan è stato il primo dei Classici Disney costruiti su disegni fatti a mano, ad avere un tocco di computer grafica: per la scena della battaglia con gli Unni infatti è stato creato un software di simulazione di folla, che permetteva a una moltitudine di personaggi unici di muoversi autonomamente.

Il futuro di Mulan

Sono passati vent’anni, ma il personaggio di Mulan è più attuale e moderno che mai, non a caso è uno dei film in lizza per essere riportati sullo schermo in versione live action: l’uscita è prevista per il 2020, la regista sarà Niki Caro (“La Ragazza delle Balene”), e nel cast Liu Yifei interpreterà Mulan mentre Donnie Yen sarà il suo comandante e mentore.

voto: 7.2

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