Recensione in anteprima – L’impacciato magizoologo interpretato da Eddie Redmayne torna al cinema con la valigia già pronta per partire alla volta di Parigi. Il secondo capitolo dei prequel della saga di Harry Potter sarà nelle sale dal 15 novembre.

New York, 1927. Il famigerato mago oscuro Gellert Grindelwald, tenuto prigioniero dal MACUSA, evade durante il suo trasferimento in Europa e comincia la sua ricerca di adepti per portare i propri simili al dominio sull’inferiore razza babbana. A fermarlo, oltre al ministero della magia Inglese, ci prova Albus Silente, che non potendo agire direttamente contro di lui, a causa di un patto di sangue, convince il suo vecchio allievo Newt Scamander a mettersi sulle sue tracce.

Meno animali, più crimini

Il secondo capitolo della saga spin off del mondo di Harry Potter comincia a New York, e si smaterializza tra Londra, Parigi e Hogwarts. Già il fatto che in locandine e immagini promozionali, il titolo si faccia piccolo piccolo, per dare spazio all’imponente nome nel sottotitolo, profetizza che di animali fantastici se ne vedranno pochi e di crimini di Grindelwald un filo di più. Almeno siamo stati avvisati. E questo potrebbe anche non essere un problema.

Una lotta per l’indipendenza

Ci sono tante buone intenzioni, prima fra tutte quella di cercare di staccarsi dalla “saga madre”, di crearne una nuova e indipendente: da qui l’idea apprezzabile di dar vita a un’atmosfera sempre più cupa, sempre meno per bambini, perché quei bambini della generazione di Harry Potter sono diventati grandi.

Ma se gran parte dei picchi emotivi si raggiunge grazie alle scene nostalgiche (dalla prima apparizione della bacchetta di Grindelwald, alle inquadrature di Hogwarts), allora l’obiettivo non si può dire completamente raggiunto.

La regia di David Yates non riesce a rendere giustizia alla sceneggiatura di JK Rowling: Newt e compagni devono sacrificarsi per dar spazio a tanti personaggi nuovi, tutti ben caratterizzati e definiti, ma messi in scena in fretta e furia, insieme ad un frenetico susseguirsi di colpi di scena e azione, con un risultato troppo caotico, forse anche vittima di tagli in post produzione.

I personaggi: punto forte?

C’erano tanti dubbi sulla scelta di far vestire i panni di Grindelwald a Johnny Depp, ma il suo è un villain perfetto, freddo calcolatore, ricorda un dittatore politico che incita i suoi seguaci alla guerra, un demagogo, la cui magia più potente ed efficace è l’uso della parola (nei suoi discorsi si sente destreggiarsi sulla carta la penna di JK Rowling).

Altrettanta cautela si usava nel considerare Jude Law un degno interprete del giovane Albus Silente, un personaggio così amato e carismatico, che bastava davvero poco per rovinare tutto. Erano stati fatti i nomi di Christian Bale, Benedict Cumberbatch, Mark Strong, eppure l’ex dottor Watson ci mostra un lato del futuro preside di Hogwarts, per ora solo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, che non conoscevamo ma che, essendo abilmente mescolato con i tratti che invece lo hanno sempre caratterizzato, risulta piacevolmente familiare. Per parafrasare Kingsley Shacklebolt, non si può negare che abbia stile. 

Pollice in su anche per Nicolas Flamel e Nagini, entrambi poco più che comparse, ma con un peso eccezionale, due personaggi nuovi, ma allo stesso tempo già conosciuti.

La nota (semi)negativa

Unica nota semi – negativa tra i personaggi va a quello interpretato da Zoë Kravitz: Leta Lestrange rappresenta la mancanza di coraggio del film, l’ennesima mancata occasione di svolta: la sua femme fatale è sempre sul punto di compiere un gesto appunto fatale, ma non si sbilancia mai troppo, tant’è che non si riesce a capire da che parte stia, nemmeno sulla scelta tra i due fratelli Scamander.

Per tutto il film si fatica a tenere il filo conduttore, è una corsa disperata che culmina in un plot twist equiparabile a quello dell’ultimo libro della Rowling, “La maledizione dell’Erede” e allo stesso modo poco soddisfacente.

Voto: 6,5

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