Recensione in anteprima – Venezia 75 – In Concorso – Secondo lungometraggio per Brady Corbet che porta nelle sale un film che vuole essere una fotografia a cavallo di due millenni. Diviso in quattro parti e retto da una straordinaria performance di Raffey Cassidy e Natalie Portman, il film presenta anche evidenti passaggi poco riusciti. 

Il film segue la scalata al successo di Celeste (Raffey Cassidy/Natalie Portman), che diventa una superstar del pop in America dopo una grande tragedia che ha avuto ripercussioni sulla sua nazione. Si ripercorrono gli importanti sviluppi culturali del XXI secolo, dal 1999 al 2017, attraverso gli occhi della protagonista.

Epilogo, il 1999 in America

Nella versione originale, quindi senza il doppiaggio, la voce narrante è affidata all’inconfondibile Willem Dafoe che ci da alcune informazioni sulla nascita di Celeste nel 1986 e ci accompagna sviluppando tutti i vari capitoli della vita della star sin dalla giovane età.

Siamo catapultati direttamente nel 1999 dove assistiamo all’inizio di una lezione di musica. Il terrore che ricorda, senza citarli espressamente, i fatti del massacro di Columbine è negli occhi degli adolescenti che vengono colpiti dalle pallottole dello studente che si è presentato con arma in classe.

In modo molto diretto e montato molto bene il regista Brady Corbet ci immerge nella situazione e l’espressione di Raffey Cassidy fa il resto. L’intervento della polizia è celere e concitato e riescono a salvare solo una parte degli alunni. Il trauma che segnerà Celeste, che si vede gli amici attorno uccisi, la segnerà per sempre.

Atto 1, la bravura di Raffey Cassidy

Esistono attrici che hanno un luminoso futuro davanti grazie alla loro bravura. E’ questo il caso di Raffey Cassidy che è la vera dominatrice delle scene che la vedono coinvolta nella prima parte. Chiamata al doppio ruolo (è anche la figlia della Celeste adulta) conferma quanto di buono ha già fatto vedere in “Il sacrificio del cervo sacro” di Yorgos Lanthimos.

La reazione di Celeste viene seguita dal protagonista in un’escalation di opportunità che la protagonista cerca di prendere al volo e massimizzare. Dall’idea iniziale di dar voce alle vittime del tragico evento del 1999 si passa alla vita d’artista di Celeste. La fama anche da 14enne. L’inizio delle pulsioni sessuali e la relazione con la sorella Eleanor (Stacy Martin).

“Svegliati Eleanor, è caduto un aereo a New York”

Cosi viene liquidato, in una scena brevissima e in una sola battuta l’attentato dell’11 settembre. Come da dichiarazione del regista, “Vox Lux” non vuole concentrarsi sui fatti esterni a Celeste. Ci sono e vengono vissuti direttamente o indirettamente dalla protagonista. Celeste, in ogni caso ne rimane sempre colpita.

Atto 2, la rinascita targata Natalie Portman

Entra in scena Natalie Portman che interpreta la Celeste ormai adulta. Si tratta di un salto temporale di 16 anni. 2017 e la carriera di Celeste non ha intoppi. Tutti la osannano e la sua vita è piena di alcol, droga, comportamenti egocentrici ed edonistici. Il cambiamento è totale tanto che aver scelto sempre Raffey Cassidy (la Celeste adolescente) per interpretare Albertine la figlia di Celeste è vagamente simbolico.

La Celeste adolescente non c’è più, vive, a specchio in Albertine. Sebbene adolescente molto più matura della madre e, anche qui, Raffey Cassidy da prova del suo talento.

Non sappiamo granché dei 16 anni che sono trascorsi. Qualche frase del narratore ricapitola un po’ la situazione e in qualche dialogo tra madre e figlia abbiamo altri elementi per arricchire la nostra conoscenza. Sono però sprazzi che, probabilmente, denotano il limite e il difetto maggiore del film: la trasformazione c’è, è ben interpretata da Natalie Portman ma sarebbe stato molto più interessante vedere l’evoluzione, il passaggio da una Celeste innocente a una sempre più incastrata nel suo essere una star.

Il finale è tutto un programma

Con una prima parte ottima, egregiamente diretta, splendidamente recitata e scritta con precisione ci si aspetta che la seconda possa continuare su quella strada. E invece no. Purtroppo “Vox Lux” inciampa tra l’atto 1 e l’atto 2. Non è una caduta verticale e improvvisa ma è costante e lineare. Si perdono per strada importanti spunti di riflessione e di interesse (gli attentati, l’essere simbolo, ecc…) e ci si concentra su Celeste.

Abbiamo Natalie Portman che, con la sua interpretazione riesce a mettere toppe ovunque a una sceneggiatura che, talvolta scade in situazioni ormai già viste, già ampiamente digerite dal pubblico e banali. Ci si dimentica dei rapporti famigliari tra le sorelle liquidandoli in pochissime battute. Si arriva così a un finale assordante ma che non dice granché a parte rivelare la natura del film stesso: l’affresco sonoro di una generazione (e il suo male) tra fine millennio e inizio del nuovo.

“Vox Lux” non è un film brutto, anzi è un film da vedere che presenta una delle prime parti di film tra le migliori degli ultimi anni. Ha tre incredibili attrici su cui spicca, nonostante la sua giovane età, Raffey Cassidy. Il grosso potenziale umano e registico si deteriora nella seconda parte e buone intuizioni vengono delapidate per far posto a un messaggio chiaro e inquietante.

Voto: 5,8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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