Recensione in anteprima – “Ritorno al bosco dei 100 acri” è il nuovo film Disney che porta sul grande schermo il romanzo omonimo scritto nel 2009 da David Benedictus sullo stile dell’autore della saga di “Winnie the Pooh” A.A. Milne. Un tuffo nell’infanzia ben orchestrato, un ritorno alla semplicità ben narrato attraverso un’avventura che coinvolge umani e pupazzi. Al cinema dal 30 agosto.

Christopher Robin (Ewan McGregor) è diventato grande e si è lasciato alle spalle i vecchi compagni di gioco Winnie Pooh e gli abitanti del Bosco dei 100 Acri. Ora vive a Londra con la moglie Evelyn (Hayley Atwell) e la figlia Madeline (Bronte Charmichael), e lavora nel reparto amministrativo di una ditta che confeziona valigie. Purtroppo la ditta è in crisi, complice la gestione scellerata del figlio del fondatore, e a Christopher viene assegnato il compito di trovare una soluzione entro il fine settimana: l’alternativa è il licenziamento di molti dipendenti. Dunque l’uomo decide di sacrificare il weekend con moglie e figlia nella casa di campagna del Sussex dove ha trascorso la sua infanzia e dove, da una cavità nel tronco di un albero, si accede al Bosco dei 100 Acri. Dal canto suo Winnie Pooh si è svegliato in quel Bosco e non ha trovato nessuno dei suoi amici: Tigro, Pimpi, Ih-Oh, Tappo, Kanga, Ro e Uffa. Per cercarli entra nella cavità dell’albero e sbuca nel giardino londinese antistante l’abitazione di Christopher Robin. Di fatto, però, è Christopher che si è perduto, e toccherà all’orsetto di pezza ricondurlo a casa.

Sulla scia di Hook

Non è difficile fare un parallelo tra l’inizio di questo film e l’inizio di “Hook, Capitan Uncino” di Steven Spielberg. Christopher è un padre oberato dal lavoro che non riesce ad avere il giusto tempo per sua figlia, proprio come il Peter del film di Spielberg. Anche Christopher arriva da un’infanzia un po’ strana, ha un’amicizia con tutti gli animali/peluche del bosco dai 100 acri.

Anche Christopher deve tornare a quella visione della vita che aveva da bambino e che, gli eventi della vita adulta non riescono a far emergere. La prima parte del film parla di questa lotta tra il dovere e il piacere, l’ansia dell’impegno e la serenità di non averne.

“Non sottovalutare il valore del Dolcefarniente”

E il “dolcefarniente” si affianca ai “pensieri felici” dell’isola che non c’è e che Peter deve ritrovare. Christopher qui ritrova i suoi amici d’infanzia e cerca di ritrovare se stesso.

Il bosco come casa

Per Christopher il bosco dei 100 acri è casa. Ma il bosco non è solo la casa del protagonista di romanzo e film, anche la Disney si trova a proprio agio con i personaggi che abitano il bosco. Il primo romanzo che cita Winnie Pooh e i suoi amici è del 1926, scritto da A.A. Milne, alla sua morte i diritti cinematografici passarono velocemente alla Disney che, in oltre 60 anni ha reso il franchise di Winnie e amici, uno dei più conosciuti, amati e redditizi.

Anche Ewan McGregor appare come l’interprete perfetto di Christopher Robin. Lo ritroviamo nei panni simili di una storia particolare come fu per “Moulin Rouge” e per “Big Fish”. Una buona prova per l’attore che siamo riusciti ad apprezzare in lingua originale e senza l’eventuale distrazione dei sottotitoli.

Tutto il cast in realtà sembra riuscire bene all’interno del film. Sia i personaggi in carne e ossa sia le voci dei personaggi realizzati in CGI e animazione. Una menzione speciale va alla piccola attrice Bronte Charmichael.

Oltre i confini del bosco

Marc Forster, il regista, non è nuovo a trattare la materia dei racconti fantastici. Sua è la direzione di “Neverland – Un sogno per la vita” del 2004 che tratta proprio la vita di James Matthew Barrie, l’autore di “Peter Pan”. La regia del film è vivace ed è caratterizzata all’inizio da un ripetersi di piccoli riassunti in immagini bidimensionali che simulano la scrittura e vignettatura da libro.

“Ritorno al bosco dei 100 acri” è un film totalmente “Disney”, o, per lo meno, un film che ci si aspetta da una Disney di 30-40 anni fa. Non un male, sia chiaro, e lo schema classico funziona fino ad emozionare. Non sono pochi, infatti, i momenti che coinvolgono i sentimenti e i ricordi dello spettatore in coesione con le vicende del protagonista.

Il film è un buon film per tutta la famiglia, un film divertente e che vanta un buon impianto creativo, scenografico e con una discreta sceneggiatura, molto semplice.

Voto: 7

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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