Recensione in anteprima – Quarto capitolo della saga “Ocean” creata e diretta da Steven Soderbergh sul remake di “Colpo Grosso” del 1960. Un film che vede un cast stellare e composto quasi tutto da donne. Sequel e spin-off al femminile che ricalca un eclatante furto come nel suo alter-ego maschile. Al cinema dal 26 luglio. 

Debbie Ocean (Sandra Bullock) ha passato cinque anni in carcere a progettare un colpo del secolo degno delle imprese del fratello Danny (George Clooney), ormai dato per morto. Il piano di Debbie è ambizioso: rubare una collana di Cartier del valore di 150 milioni di dollari, e farlo durante il Galà annuale del Metropolitan Museum. Ma per portare a termine quel piano ha bisogno di alleate, tutte donne perché “un lui si nota e una lei si ignora”. La prima componente della banda è la sua partner storica nel crimine, la biker Louise (Cate Blanchette). Seguono un’esperta di gioielli Costance (Awkwafina), una hacker Nine Ball (Rihanna), una borseggiatrice Amita (Mindy Kaling), una stilista di moda Rose (Helena Bonham Carter) e una ricettatrice Tammy (Sarah Paulson). Riusciranno le nostre anti-eroine a mettere a segno la grande truffa?

L’ìmportanza di essere donna

Dopo la fine della trilogia diretta da Steven Soderbergh, l’idea di un quarto capitolo con gli stessi attori era stata accantonata persino da George Clooney, convinto di chiudere in bellezza con “Ocean’s Thirteen”. Sin dal 2015, nel frattempo, si era fatta strada la possibilità di volgere al femminile quanto era stato creato dal regista con un preciso collegamento alla saga originaria.

In prima istanza il regista di questo spin-off che funge anche da sequel era lo stesso Steven Soderbergh ma, presto, il regista ha lasciato il progetto rimanendone solo produttore. Il timone è passato quindi a Gary Ross. Unico uomo, o meglio, uno dei pochi all’interno di un cast interamente femminile e stellare per le attrici in campo.

In piena era “meToo” e movimenti simili che, giustamente, sono impegnati nel sensibilizzare il mondo del cinema (e non solo) sul giusto ruolo della donna e sui suoi diritti, il film non viene appesantito da un’impronta forzata su questi temi. E’ un film con protagoniste donne. E’ importante all’interno del film soprattutto.

Nulla di inatteso (o quasi)

Per chi ha già visto i precedenti film della serie, il macchinare su un colpo apparentemente impossibile e aver un piano dettagliato per portarlo a termine è cosa normale. Gary Ross impiega anche diverso tempo nel presentare tutta la squadra. Personaggio per personaggio, interprete per interprete. Ognuna ha il suo ruolo. Due sono le principali star.

Debbie prende il posto del fratello Danny mentre Louise è, per certi versi, Rusty (Brad Pitt). I loro alter-ego del primo film. La squadra ruota attorno a queste due donne. La mente Debbie, la coscienza pratica Louise. Ci sono altre analogie tra il cast maschile e quello femminile ma denotano solo un solco tracciato da cui è pressoché impossibile se non suicida deviare.

Eppure c’è un qualcosa in più in questo “Ocean’s 8”. In modo semplice si potrebbe definire il tocco femminile, glamour, uno spettacolo pensato per la recitazione delle attrici e, in larga parte, per un pubblico femminile anche se è godibile da un pubblico molto più vasto. Rimane una sceneggiatura ancorata agli spiegoni di tutti i passaggi più o meno verosimili per realizzare il colpo. Non sempre è il motivo centrale del film ed è una cosa a volte azzeccata.

Il botto finale

“Un lui si nota, una lei si ignora”

Questa è la spiegazione di Debbie del perché la squadra è composta da tutte donne. Una spiegazione che non sta in piedi se non la si legge in modo ironico e, forse, anche d’accusa rompendo idealmente la quarta parete.

Nessuna delle 8 donne, nel mondo reale, verrebbe ignorata. Non soltanto per la bellezza ma anche per la presenza scenica. Il “botto” lo fa la bellissima Anne Hathaway, perfetta come diva un po’ superficiale, a suo agio con un copione che mette in risalto anche la sua capacità recitativa. Forse l’unico personaggio di un certo spessore scenico. Brilla anche più dei gioielli che indossa.

Nessun grande “botto” dalla regia che scorre senza troppi fronzoli e lascia spazio alla vicenda. Senza svelare troppo della trama e del finale soprattutto, “Ocean’s 8” non è solo architettare un colpo. E’ qualcosa di più grande, di più ampio respiro e che accende una scintilla non totalmente sfruttata.

Voto: 6,2

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *