Recensione in anteprima – Con quasi 6 mesi di ritardo rispetto alla data di uscita americana “12 Soldiers” arriva nelle sale italiane. L’esordio alla regia di lungometraggi di Nicolai Fuglsig porta sul grande schermo una storia tratta dalla realtà. Con un’immancabile e quasi sempre giustificata vena patriottica il film si adagia su un canovaccio lineare e semplice ma già usato troppe volte senza grandi novità. Buone le scene di azione. Al cinema dall’11 luglio.
L’11 settembre
Dopo i fatti dell’11 settembre 2001 il mondo occidentale è sconvolto da quanto avvenuto. L’esercito degli Stati Uniti pensa a una contromossa immediata, che spezzi il dominio di Al-Qaeda in Afghanistan: Mitch Nelson e i suoi uomini si offrono volontari per una missione pericolosa al fianco di Abdul Rashid Dostum, signore della guerra uzbeko, nel tentativo di ricostituire l’Alleanza del Nord in chiave anti-talebana.
La produzione filmica americana torna a parlare della situazione dopo l’11 settembre. Mentre nei primi anni si è stati quasi inondati di produzioni sugli eventi di quel tragico giorno, nel corso dei successivi anni l’attenzione si è concentrata su una discussione critica di quanto accaduto. In “12 Soldiers” si prende in esame, la storia vera, della prima missione qualche settimana dopo l’11 settembre 2001.
Come preventivato da ogni possibile congettura prima della visione del film, “12 Soldiers” rappresenta un’esaltazione della missione americana. L’esordio del regista Nicolai Fuglsig non poteva essere altrimenti. La bassa numerosità degli americani, 12 appunto, in confronto alle migliaia degli eserciti ribelli filo talebani rende ogni battaglia epica e rimane al confine tra realtà e mitologia.
Il ritmo del film
Il ritmo di tutta la vicenda alterna scene di guerra a scene di finta serenità nei momenti di pausa dalla battaglia. Nicolai Fuglsig che viene dalla direzione di videoclip musicali, dirige bene bombardamenti, sparatorie e azioni sul campo di battaglia. Il tutto è condito con un po’ di quella retorica tramite la quale gli occidentali risultano sempre essere più preparati su terreno e avversari dei poveri e male armati guerrieri del posto.
All’inizio del film, tramite anche alla rievocazione degli avvenimenti dell’11 settembre, si cerca anche di dare un certo spessore ai personaggi dotandoli di sentimenti che vanno al di là del semplice dovere e patriottismo. E’ un’operazione che non riesce pienamente. Non è solo questione di tempo, è, anche, questione di approccio. Tutto troppo già visto e telefonato. Lascia qualche impressione ma non risulta incidere nello spettatore più di tanto.
12 Soldiers contro tutti (o quasi)
Dal punto di vista delle interpretazioni degli attori coinvolti bisogna sottolineare le prestazioni di almeno tre membri del cast. Chris Hemsworth è il principale protagonista. Non è tanto difficile associarlo, per temerarietà e tattica al suo alter ego, in altro genere di film, Thor. Un pregio ma soprattutto un difetto non da poco che appesantisce la visione. Michael Shannon appare un po’ più defilato ma si fa apprezzare non poco nelle poche scene che lo vedono coinvolto.
Il generale Rabdul Rashim Dostum, l’alleato del momento è interpretato da Navid Negahban che non è nuovo a interpretare personaggi di questo tipo proprio per film su questo argomento in tv soprattutto.
Negli ultimi anni sono state rivelate diverse storie e diversi fatti legati all’11 settembre che sono usciti dal segreto militare e politico. Conoscendo l’andamento di questi eventi e la storia recente è facile capire l’esito finale. Nel parte conclusiva il film si trasforma, quasi, in un genere western con tanto di regolamento di conti “vis a vis”. Un’escalation di esaltazione e di cambiamento di registro che entusiasma lo spettatore amante della storia americana ma che non aggiunge niente all’economia del film.
Voto: 5,8