Recensione in anteprima – Lo sventato attacco terroristico sul treno da Amsterdam a Parigi del 2015 diventa un film per la regia di Clint Eastwood e con le interpretazioni dei tre reali protagonisti del fatto di cronaca. Al cinema dall’8 febbraio.

La sera del 21 agosto 2015 un marocchino di 26 anni di nome Ayoub al-Qahzzani aprì il fuoco con un kalashnikov su un treno partito da Amsterdam in direzione Parigi. Un tentativo di attacco terroristico sventato da tre coraggiosi giovani americani in viaggio per l’Europa che si trovarono al momento giusto nel posto giusto, il treno Thalys #9364. “The 15:17 to Paris” (titolo orginale) ripercorre le vite dei tre amici, due militari e un civile, dai problemi d’infanzia alla ricerca del loro posto nel mondo, fino alla serie di sfortunati eventi che hanno preceduto l’attacco.

L’ottantasettene Clint Eastwood dirige il suo trentaseiesimo lungometraggio e si tuffa nuovamente in un film biografico, in pratica il quinto di fila dopo “J.Edgar”, “Jersey Boys”, “American Sniper”, “Sully”. Il regista cinque volte premio Oscar (2 per la regia, 2 per miglior film e uno alla carriera) porta in sala la piccola ma significativa vicenda dello sventato attacco al treno del 2015.

Il regista di San Francisco si spinge ben oltre il semplice film biografico, ingaggia, infatti, i protagonisti della vicenda reale ad interpretare i loro personaggi nel film. Spencer Stone, Anthony Sadler e Alek Skarlatos vestono i panni di “se stessi” nel film che ripercorre anche, e soprattutto, la nascita e il consolidamento dell’amicizia tra i tre.

L’inizio con i primi piani stretti sui piedi di quello che scopriremo molto presto essere l’attentatore si soffermano sulla camminata in stazione e la salita sul treno. Un inizio ben congegnato e che risulta interessante per come lo spettatore “sta addosso” alla scena, come a salire idealmente sul treno.

Dopo questo incipit, le poche scene sul treno si intervallano a una lunga descrizione dell’amicizia dei tre protagonisti. La voce fuori campo di Anthony introduce lui e gli altri due e ci spostiamo indietro nel tempo, alla genesi del loro rapporto, in una scuola elementare cristiana. Nel giro di 20-30 minuti di scene comprendiamo la salda amicizia che Anthony, Alek e Spencer hanno instaurato tra loro. La scuola elementare, l’arruolamento di due di loro nell’esercito, i sogni da militare rincorsi e diversamente realizzati risulteranno poi utili nella vicenda specifica.

Ci viene poi descritta la loro vacanza in Europa poco prima di prendere il treno verso Parigi. Una sequenza totalmente inutili nell’economia del film e, soprattutto, inconsistente riguardo a storia, empatia, e interesse. Se ci aggiungiamo che, le scene ambientate a Roma e Venezia sono piene di una disturbante vacuità con l’accompagnamento di una stereotipata “Nel blu dipinto di blu” di sottofondo, la frittata è fatta.

Verso il finale, il film si ricorda del suo titolo, dell’attacco al treno. Girato in maniera concitata e con ottimo coinvolgimento, è sicuramente la parte migliore del film: si tratta di una quindicina di minuti sui 94 totali, un po’ pochino per ottenere un film sufficiente.

“Ore 15:17 attacco al treno”, a tratti, non sembra nemmeno girato da Clint Eastwood richiamando temi e modalità di un Woody Allen a Roma o di un Mel Gibson infervorato con la religione. C’è però tutto il Clint Eastwood militare di “American Sniper” con bandiera americana annessa ben in vista.

Voto: 5 

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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