Recensione in anteprima – Il sodalizio Jaume Collet-Serra e Lian Neeson nel loro quarto film insieme. Regista e attore che danno vita a un action thriller confinato su un treno. Un gioco interessante ma non privo di incongruenze. Al cinema dal 25 gennaio.

Michael MacCauley (Liam Neeson) è un pendolare che da circa vent’anni, tutti giorni feriali, si reca a New York, finché non perde il lavoro presso una importante compagnia di assicurazioni. Prima era un agente di polizia e ha ancora amici nel dipartimento, tanto che confessa la sua disgrazia all’ex partner e aspetta invece di tornare a casa per dirlo alla moglie. Sul treno del ritorno incontra però una donna misteriosa che gli offre centomila dollari in cambio della sua collaborazione: vuole che trovi una persona di cui sa solo che non si tratta di un passeggero abituale. Lui non sa se prenderla sul serio o meno finché non scopre che i soldi ci sono davvero, ma a quel punto è troppo tardi per tirarsene fuori e si ritrova costretto a stare al gioco, anche perché nel mentre l’organizzazione della donna si mostra capace di uccidere e sostiene di avere in pugno la famiglia di Michael.

Esistono attori che, nell’immaginario collettivo, rimangono confinati a un certo tipo di personaggio. E’ quanto accade a Liam Neeson, uno degli attori action per eccellenza. Quasi sempre con la famiglia in pericolo, quasi sempre lui stesso in pericolo e con una corsa contro il tempo per salvare o salvarsi. Schema classico che si ripete, con alcune varianti, anche in questo “L’uomo sul treno”.

Non che Liam Neeson non sia capace di interpretare ruoli più da commedia, basta pensare ai film per la regia di Seth McFarlane, ma è nel film drammatico e soprattutto d’azione che trova il suo ambiente naturale. Consapevole di queste caratteristiche, il regista Jaume Collet-Serra dirige un film attorno all’attore. Un film talmente circoscritto da svolgersi praticamente quasi interamente sui vagoni di un treno.

“L’uomo sul treno” parte però fuori dal treno, nella vita quotidiana di Michael. Attraverso un’interessante sequenza di parecchi minuti assistiamo alla vita di tutti i giorni del protagonista. Un montaggio artistico che ripercorre una mattina qualsiasi riprendendo e sommando le varie stagioni: stessa circostanza diversi i giorni, diversi i vestiti, stessa scena. E’ la routine che ci impone le stesse azioni ogni giorno cambiando solo i vestiti a causa delle diverse condizioni meteo.

La vita piatta e monotona di Michael ha uno scossone improvviso e rischia di deragliare, cambia rotta grazie alla proposta di una donna misteriosa, un’affascinante Vera Farmiga. Ed inizia il gioco. Una sorta di “Escape room” su un treno con un enigma da risolvere e un compito da portare a termine. La posta in palio, manco a dirlo, è molto alta, son in gioco le vite degli affetti più cari.

Il dilemma interiore di Michael nell’accettare la proposta è poco sviluppato in realtà lasciando forse troppo spazio al gioco e all’azione. Tanta azione nella parte finale che fa scivolare il film in una zona grigia e pericolosa governata dall’inverosimile sia per le situazioni che si creano sia per la forza di un attore che dimostra tutti i suoi oltre 60 anni.

“L’uomo sul treno” in pratica dilapida nel finale il buon esercizio narrativo costruito per più di metà film. E’ un gioco dinamico, con tensione alta e circoscritta all’astuzia di Michael, alla sua osservazione e alla capacità di mettere insieme i pezzi di un puzzle che sembra sempre mancare di qualche pezzo fondamentale.

La pellicola di Jaume Collet-Serra in fin dei conti svolge bene il suo lavoro: intrattenere con azione e tensione. Nulla di più viene chiesto a un film che segna, sicuramente un passo avanti del regista spagnolo rispetto a “Paradise Beach” che si regge solo sulla straripante bellezza di Blake Lively.

Voto: 6,1

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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