Recensione in anteprima – Torino 35 – Festa Mobile – Terzo e ultimo (per ora) capitolo della miniserie nata per caso dalla folle idea di Sydney Sibilia. Una folgorante e divertente conclusione della geniale intuizione che unisce commedia e dramma e lo reinventa all’italiana. Dal 30 novembre al cinema.

È passato un anno da quando la banda di Pietro Zinni è stata colta in flagranza di reato nel laboratorio di produzione Sopox e ognuno dei suoi componenti rinchiuso in un carcere diverso. Da Regina Coeli Pietro continua ad avvertire le autorità che un pazzo ha sintetizzato gas nervino ed è pronto a compiere una strage, ma nessuno lo prende sul serio. Dunque si fa trasferire a Rebibbia per incontrare il Murena, che ha informazioni utili a intercettare lo stragista. Dopodiché Pietro intende rimettere insieme la banda di ricercatori universitari: le menti più brillanti in circolazione in perenne stato di disoccupazione (o detenzione).

Tutto ebbe inizio nel 2014 con il film d’esordio nel lungometraggio di Sydney Sibilia. Quel “Smetto quando voglio” ha unito pubblico e critica in lodi divertite e meritate. Nessuno poteva aver pensato di farne dei sequel e una vera e propria mini-serie.

Dopo il grande successo di “Smetto quando voglio” è stato naturale pensare in grande, come nelle migliori produzioni americane. Quindi si è deciso di realizzare ben due sequel, girati in contemporanea perché legati dalla stessa grande storia. L’uscita poi a pochi mesi di distanza, circa 9 per dare il giusto respiro ad ogni capitolo e non risultare troppo distante dal precedente.

“Smetto quando voglio – Masterclass” nonostante abbia incassato solo 3 milioni di euro circa, è stato molto apprezzato e ha divertito con convinzione. Ci ha presentato il nemico di questi nostri eroi improvvisati. Per alcuni questo film è stato anche migliore del precedente. In sostanza la qualità non ha subito quel crollo che di solito avviene con i “numeri 2” di tante serie, anzi.

“Smetto quando voglio – Ad Honorem” è la giusta conclusione di un’avventura e la degna prosecuzione di quanto si è visto nel precedente episodio. Il film inizia con un veloce riepilogo di quanto successo e spiegato nelle ultime battute del film precedente. Ma è solo un rapido ricordo per la memoria perché subito si entra tra le mura delle carceri del nostro paese dove i nostri “dottori” sono rinchiusi.

L’ironia sferzante che descrive le condizioni delle carceri di Regina Coeli prima e di Rebibbia poi è palese e divertente. Molto più amara la considerazione sulla giustizia italiana e sul riconoscere le colpe e le responsabilità. Molto spesso, come si dice esplicitamente durante la pellicola, si preferisce incolpare chi ha già pagato e non può più difendersi, chi in pratica, ha pagato con la morte.

Con una regia che mescola sapientemente commedia e azione “Smetto quando voglio – Ad Honorem” si avvale anche di una buona sceneggiatura che regala battute molto ben azzeccate e giocate molto sull’ironia e prendendo come pretesto la surreale situazione. Rimangono memorabili alcune scene. In “Smetto quando voglio – Masterclass” abbiamo avuto la scena dell’assalto al treno come scena cult, qui abbiamo invece diverse possibilità di scelta e, probabilmente la scena più divertente risulta essere la piccola recita nel penitenziario.

Tutto il cast delle precedenti prove è stato confermato in massa per questo epilogo e, come avvenuto in passato, tutti gli interpreti sono perfettamente in parte. Il cast sembra divertirsi e divertire a recitare con un’ottima scioltezza e leggerezza anche ribadendo concetti cari sin dall’origine della serie: la paradossale situazione nella quale dei meritevoli plurilaureati sono costretti a usare le proprie abilità e conoscenze in maniera non ortodossa o illegale pur di riuscire ad andare avanti.

Che sia il risolvere il problema di una rendita costante o la difesa dei cittadini da un folle vendicatore non ha importanza. I nostri laureati si trasformano in una banda di supereroi che non ha nulla da invidiare a una “Justice League” o a degli “Avengers”. C’è anche un pizzico di “Suicide Squad” che non guasta. L’ingenuità e la tenerezza è data poi dalla citazione della scena di riscossa al rallenty di “Monster & Co.” a sua volta citazione della celebre camminata verso lo shuttle di “Armageddon”.

“Smetto quando voglio – Ad Honorem” è un bel modo di concludere un viaggio, un’avventura che, nata per caso, è riuscita a colpire benevolmente il pubblico anche attraverso delle risate, dei sorrisi amari.

Infine non è un caso che sia stata scelta la data del 30 novembre come data di uscita al cinema. 30 come il voto massimo in un esame e, questa volta, ci scappa pure la lode.

Voto: 8

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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