Recensione in anteprima – Venezia 74 – Fuori concorso – Il racconto del backstage del film “Man on the moon” di Milos Forman diventa una meravigliosa testimonianza del lavoro artistico di Jim Carrey e una straordinaria riflessione sul concetto di identità. Un’opera profonda, toccante e incredibilmente divertente. Su Netflix dal 17 novembre.

Nel 1999 Milos Forman fa interpretare a Jim Carrey la parte di Andy Kaufman nel film biografico “Man on the Moon”. Ne risultò una produzione estremamente insolita ed emozionante. Circondato sul set dagli amici e dai familiari di Kaufman, Carrey “divenne” pienamente Andy e, alternativamente, Tony Clifton, lo sgradevole cantante di piano bar, alter ego di Kaufman. Come il cabaret di Kaufman, l’interpretazione di Carrey assunse una qualità artistica nel corso del film. Non uscì mai dal personaggio tanto che sul set gli altri attori e la troupe lo chiamava “Andy” o “Tony” a seconda di chi impersonava (aveva creato due identità completamente separate). L’interpretazione di Jim Carrey fu acclamata dai critici e gli fece vincere un Golden Globe, ma i momenti maggiormente “kaufmaneschi” dietro le quinte sono stati per fortuna catturati su video dalla ex ragazza di Andy, Lynne Margulies, e da Bob Zmuda, con cui scriveva i testi. In “Jim & Andy: the Great Beyond – the story of Jim Carrey & Andy Kaufman with a very special, contractually obligated mention of Tony Clifton“, Carrey guarda quei momenti diciotto anni dopo e riflette su come lui e Andy siano venuti fuori da universi curiosamente paralleli, dato che la sua esperienza ha messo insieme Andy e Tony e, più in generale, il viaggio spirituale della sua carriera. 

Il documentario di Chris Smith, presentato fuori concorso al festival di Venezia, è una delle opere più interessanti della rassegna. Le riprese dei dietro le quinte di “Man on the moon”, rimaste inedite per quasi vent’anni su imposizione della produzione, che le considerava potenzialmente dannose per l’immagine di Carrey (all’epoca la star più pagata di Hollywood) e quindi per il successo del film, sono alternate a un’intervista realizzata nel presente allo stesso Carrey, ora più pacato, maturo e autocritico, il quale si mette a nudo come mai aveva fatto prima, raccontando con grande sincerità se stesso e la propria carriera.

Il risultato è impressionante. Jim Carrey, che per l’interpretazione di Kaufman vinse il Golden Globe ma venne ingiustamente ignorato agli Oscar, si era immedesimato talmente tanto in Andy e nel suo alter-ego Tony Clifton che il regista Forman, esasperato, non riusciva più a comunicare con il suo attore, perché si trovava ad avere a che fare sempre e solo con i due personaggi. Perfino Carrey, nel presente, quando parla di quei giorni si riferisce a Andy e Tony come a due entità vive, esterne a sé. Una prova estenuante, dunque, che travalicò la realizzazione del film per acquisire un valore quasi terapeutico nel momento in cui sul set si presentarono i familiari di Andy, che interagirono con il personaggio-Andy impersonato da Carrey come se fosse quello reale. Ma l’immedesimazione messa in atto da Carrey fu talmente estrema da assumere connotazioni inquietanti: come dichiara l’attore stesso, al termine del riprese di “Man on the moon” si ritrovò completamente svuotato, incapace di distinguere il suo vero io da quello del personaggio, al punto che in seguito rifiutò di riapparire nei panni di Andy nel video della canzone “The Great Beyond” dei R.E.M.

Il contrasto tra la prorompente vitalità del Carrey interprete nelle immagini del backstage e la pacatezza del Carrey uomo nell’intervista del presente è la sintesi perfetta del percorso professionale e spirituale di un artista a suo modo unico, che in conferenza stampa a Venezia è arrivato a dichiarare:

“In me, come in voi, non c’è un io, un sé, un ego, bensì un’energia, un insieme di idee che si fondono, ma a cui vengono poste delle etichette in base al retaggio culturale dei luoghi in cui viviamo: etichette come il nome, la nazionalità, la religione e tutto il resto. Sono braccialetti che ci mettono al polso, ancore per barche che non esistono. Ma noi non siamo nulla di tutto questo e quando lo capiamo è una vera liberazione”.

“Jim & Andy: The Great Beyond” – disponibile su Netflix a partire dal 17 novembre – diviene quindi una straordinaria riflessione sulla sfuggevolezza del concetto di identità, oltre che una meravigliosa testimonianza di una trasformazione artistica davvero unica. Un’opera profonda, toccante e divertente. Da non perdere.

Voto: 8,3 

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