Recensione in anteprimaJames Franco porta al cinema il romanzo “In Dubious Battle” di John Steinbeck. Dopo essere stato presentato nel corso della 73esima edizione del Festival di Venezia, dopo un anno il film vede il buio della sala. Un’opera sufficiente ma che non si fa preferire a tante altre. Dal 7 settembre nelle sale.

È il 1933 e le conseguenze della Grande Depressione si fanno ancora sentire. London è uno dei tanti lavoratori che ha speso tutto quel che aveva per raggiungere un campo di mele, insieme alla figlia e alla nuora incinta. Al suo arrivo, però, il padrone della terra dimezza il salario concordato, da due dollari ad un dollaro al giorno, una cifra che rende la vita impossibile. Mac e il nuovo arrivato Jim sono attivisti del partito (marxista-leninista), pronti ad infiltrarsi tra i raccoglitori per convincerli a scioperare e a rifiutare l’assenza di diritti e i soprusi che stanno subendo. Mac, in particolare, sembra disposto a tutto per la causa in cui crede, anche a dare una spinta agli eventi, se necessario.

Dopo un anno dalla presentazione fuori concorso alla 73esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia esce finalmente nelle sale italiane la nuova opera da regista di James Franco. “In Dubious Battle” rappresenta la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di John Steinbeck, una delle opere meno conosciute del famoso scrittore americano.

Il film cerca di coinvolgere lo spettatore nella causa di un gruppo di lavoratori e cerca di farlo in tutti i modi soprattutto facendo affezionare il pubblico ai due protagonisti. Un’operazione un po’ forzata e che vive del protagonismo, forse eccessivo, proprio di James Franco qui più preoccupato di conciliare direzione e recitazione. Probabilmente concentrarsi sulla sola regia avrebbe giovato al ritmo e alla possibilità di avere una pellicola più variegata nei toni e nell’approfondimento dei diversi personaggi coinvolti nella vicenda.

In Dubious Battle” si manifesta come un classico film di rivendicazione dove all’inizio vi é il sopruso, poi una prima lotta, un periodo di dubbio verso la possibilità di farcela e la consueta impresa fatta dagli eroi di turno. Un po’ poco ma sufficiente perché impacchettato senza infamia e senza lode con qualche passaggio a vuoto della sceneggiatura e qualche incomprensibile conseguenza a livello logico.

Piccoli difetti che non intaccano il film in maniera irreparabile ma che potevano essere evitati come la non sempre perfetta resa dell’immagine sullo schermo, troppo buia in particolari scene. Si salva l’entusiasmo finale e che in realtà pervade tutta la storia.

Voto: 6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *