Recensione in anteprima – Venezia 74 – In concorsoIl regista francese Robert Guédiguian porta sullo schermo il dramma e i ricordi di una famiglia. I tre fratelli, profondamente diversi, si dovranno confrontare con la realtà ben diversa dalla finzione nella quale si sono rinchiusi. Qualche lentezza di troppo per un film che si lascia vedere.

A Méjan, una cala marina tra Marsiglia e Carry, tre fratelli si ritrovano per vegliare il padre. Angèle, attrice con un lutto nel cuore, Joseph, professore col vizio della rivoluzione, Armand, ristoratore di anime, misurano la loro esistenza davanti all’ictus che ha colpito il genitore. Intorno alla sua eredità, la casa, il ristorante, la coscienza politica e quella sociale, fanno i conti col proprio passato che per Angèle non sembra mai passare. L’irruzione improvvisa di tre bambini, naufraghi sulle sponde del Mediterraneo, sconvolge la loro riflessione e segna un nuovo inizio.

La villa” o, “The House by The sea” come sarà intitolato internazionalmente, é il nuovo progetto del regista francese Robert Guédiguian che porta sullo schermo il ritrovo di tre fratelli attorno all’improvvisa malattia del padre. Un dramma che colpisce molte famiglie a tutti i livelli sociali, viene infatti ricordato che, nella stessa condizione di paralisi, il padre potrebbe rimanere diversi anni come fu per Ariel Sharon.

Si parla di politica, di affetti, e soprattutto di ricordi in questo film che affresca molto bene il paesaggio, ripercorre con buon coinvolgimento i ricordi dei singoli personaggi e crea quel gusto famigliare anche nello spettatore.

“Sull’orlo del precipizio una risata ci tratterrà dal buttarci”

Questa battuta che cita un proverbio cinese dichiaratamente inventato, serve a far capire il tono goliardico a intermittenza che ha l’intero film. Si passa infatti da scene di divertimento a scene nelle quali riaffiorano i brutti ricordi del passato soprattutto di Angéla, il personaggio più approfondito e meglio costruito.

Amore, sentimenti, gioventù contrapposta all’età pensionistica, generazioni che si scambiano occhiate e intendimenti, sogni che si avverano e incubi che ritornano, volontà di lasciare un buon ricordo e paura di volersi confrontare con le vere sfide della propria esistenza. Tutto questo é forse troppo per un film che si muove bene con le interazioni tra i fratelli ma che fatica ad approfondire un aspetto e una tematica.

Troppo tardi viene inserito il tema dei migranti naufragati e viene fatto con l’intento nei numeri e negli atteggiamenti di replicare il trio famigliare. Operazione un po’ forzata e fine a sé stessa tanto da risultare ben legata e tenera ma che non si trova molto integrata nell’economia dell’intero film.

Come in tutte le famiglie, quando si tratta di sostituire i propri genitori nei possedimenti e nell’attività dei genitori si creano delle diatribe più o meno violente, a parole, su come proseguire che affondano le radici nei malumori e in ferite del passato. Buona per Guédiguian la gestione di questi momenti come invece non avviene nella telefonatissima storia d’amore dei due personaggi più giovani.

Un film che sembra mancare di qualcosa anche se ha le potenzialità di arrivare al cuore degli spettatori più predisposti verso questi temi.

Voto: 5,9

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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