Recensione in anteprima – Terzo capitolo delle automobiline umanizzate create in casa Pixar. Un ritorno alle origini del primo film con una pellicola che forse si perde troppo in dialoghi e continue ripetizioni che fanno la gioia dei bambini. Al cinema dal 14 settembre.

Saetta McQueen ha un nuovo rivale: è Jackson Storm, un’auto da corsa di ultima generazione allenata su simulatori di gara avanzatissimi. Il consenso generale è che per Saetta sia arrivata l’ora di appendere i pneumatici al chiodo e ritirarsi in buon ordine, andando a raggiungere le vecchie glorie del passato. Mai come in questo momento ha bisogno dei consigli del suo mentore Doc Hudson e dell’amicizia di Cricchetto e Sally: ma se questi ultimi gli sono vicini, Doc è una presenza confinata nel cuore e nella memoria. Nuovi alleati però appariranno lungo la strada della rivincita, prima fra tutti Cruz Ramirez, una bravissima istruttrice che ha messo da parte il sogno di diventare pilota di gara perché tutti, a cominciare dal suo capo, l’hanno scoraggiata dal tentare.

La storia di “Cars” nasce nel 2006 come primo lungometraggio nei cinema subito dopo l’acquisto della Pixar da parte della Disney Pictures. Dopo 11 anni “Cars 3” fa il suo esordio nelle sale italiane come terzo capitolo di quella che è diventata una vera e propria saga tenendo conto anche degli spin-off animati televisivi e della poco riuscita serie di “Planes”.

Sin dal suo primo capitolo, e con conferma nel poco apprezzato secondo film l’obiettivo dell’intrattenimento animato è stato quello di coinvolgere i bambini, soprattutto maschi, attraverso il mondo delle corse. In pratica tutti gli appassionati di formula uno, che, ai tempi vedeva la massima popolarità planetaria grazie alle imprese di Schumacher a bordo di un’invincibile Ferrari. Ma non solo in realtà. E’ fatto risaputo che le auto siano uno dei giocattoli preferiti dai bambini e dalla casa produttrice del bellissimo e antesignano “Toy Story” il passo per portare delle macchine umanizzate come protagoniste di un film d’animazione è stato breve.

Dopo più di 1 miliardo di dollari incassati con i precedenti due capitoli in tutto il mondo e molti soldi dovuti al merchandising, “Cars 3” approda nelle sale italiane con oltre tre mesi di ritardo rispetto al mercato americano. La storia di Saetta McQueen si reinventa proprio quando il suo destino sembra essere quello che vede il ritiro dalle corse per far posto alle auto più moderne. E’ una sottile allusione a quanto accaduto nel mondo dell’animazione nel corso degli ultimi 10 anni, mondo al quale “Cars” sembra non appartenere più soppiantato da film che hanno inserito, tra i loro destinatari, il pubblico dei più grandi, degli adulti. Un esempio su tutti: “Inside Out”.

“Cars 3” tira dritto per la sua strada, continua, anche in questo film, a non evolvere il suo mercato di riferimento e, consapevolmente, si rivolge nuovamente ai bambini risultando estremamente verboso e ripetitivo per gli adulti. Ripetitività nelle scene di corsa, di allenamento, di dialoghi con “Cricchetto” che, invece, fanno la felicità dei bambini che si divertono un mondo seppure il film non spicca per originalità o per un messaggio perfettamente riuscito.

Il film risulta molto ben realizzato tecnicamente con un realismo dell’animazione che ormai non ci stupisce abbinato a una dinamica e fluida azione nei gesti delle auto che riprendono in maniera sempre più naturale i comportamenti umani. Sta tutto qui il nuovo film targato Pixar: un ritorno alle origini del primo capitolo per ripartire con un messaggio che si fa largo pian piano, quell’importanza dell’esserci, del non arrendersi, del rialzarsi come a prendere spunto da “Rocky IV” con quel difficile scontro tra il pugile ormai sul viale del tramonto e l’Ivan Drago creato dalla tecnologia più avanzata. Sarà come sempre l’impegno, la fantasia e un colpo di scena finale a spuntarla. Perché anche quando si perde, si vince, ce lo raccontava il finale di “Cars – motori ruggenti”, ce lo indica ancora questo nuovo “Cars 3”.

A conclusione di questa recensione citiamo anche il divertente doppiaggio tra voci ormai consolidate e familiari e nuove entrate come quella di J-Ax e di Vettel per l’Italia in un italiano con chiaro accento tedesco. Per il resto del mondo, la voce, in inglese del computer di bordo di Cruz Ramirez è di Lewis Hamilton.

Voto: 6,2

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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