Recensione in anteprima – Il nuovo e attesissimo film di Christopher Nolan arriva anche in Italia e rappresenta la pellicola per eccellenza del regista. Tecnica e contenuto esprimono arte, storia, sentimenti nel migliore dei modi. Al cinema dal 31 agosto.

Ambientato durante la Seconda guerra mondiale, Dunkirk ricostruisce l’operazione Dinamo, avviata nel giugno del 1940 per evacuare da Dunkerque (10 km dal confine con il Belgio) le truppe anglo-francesi che la rapida avanzata tedesca aveva intrappolato sulla costa settentrionale della Francia. Grazie all’operazione, coordinata da Londra da Winston Churchill e comandata da Dover dal vice-ammiraglio della Royal Navy Bertram Ramsay, le forze alleate riuscirono a salvare e a riportare in patria oltre 300 mila soldati.

Non si può parlare di “Dunkirk” senza citare le modalità con le quali il film è stato realizzato e la ferma convinzione del regista nell’utilizzo della pellicola anziché dell’affidarsi al digitale come è ormai la normalità in questi ultimi anni. Abbiamo visto il film nella famosa sala Energia (recentemente premiata come miglior sala d’Europa) del cinema Arcadia di Melzo. La versione proposta in anteprima è stata quella in pellicola 70mm che, se non rende giustizia come l’IMAX in pellicola, poco ci manca e, soprattutto, dovrebbe essere anche nettamente superiore alla versione che verrà proposta nella maggior parte dei cinema italiani, cioè quella convertita in digitale.

Il film, in questa versione rispetta tutte le qualità (e i nostalgici difetti) della proiezione in pellicola con l’aggiunta, non indifferente di un formato, il 70mm che esalta l’esperienza di fruizione di un film in sala. Complice anche la vicenda che parte subito con la fuga di un manipolo di soldati dalle strade cittadine fino alla spiaggia, “Dunkirk” immerge lo spettatore nella scena e, in un certo qual modo, nella storia. Sono pochi i dettagli storici sul luogo e sulle date, proprio per dare un’informazione minima cercando di rendere partecipe lo spettatore come se fosse presente lì con i protagonisti che vengono seguiti sullo schermo.

Sviluppato in tre elementi: terra, acqua, aria in tre storie ben distinte ma che si intrecciano nell’arco della narrazione, “Dunkirk” gioca con la linea temporale degli eventi strutturandosi anche con ripetizioni e salti indietro di qualche ora e giorno. L’effetto è dovuto alla differente durata degli eventi rievocati: i circa 400mila che fuggono e attendono sulla spiaggia passano in realtà giorni con lo sguardo verso il mare, sull’acqua invece gli aiuti delle navi civili ci mettono circa una giornata ad arrivare e l’aiuto aereo, dall’Inghilterra abbisogna di un’ora per farsi vedere in zona. Mescolando queste tre storie e spalmandole nei 106 minuti l’effetto risulta straniante per i primi minuti ma poi via via sempre più funzionale.

“Dunkirk” è film di guerra ma non solo, è film di una bellezza fotografica immensa, di un coinvolgimento emotivo sublime e, per la vicenda, anche estremamente ansioso. La colonna sonora perennemente presente ma mai invasiva corona un susseguirsi di silenzi e di rumori di bombardamenti carichi di significati e di emozioni.

In appena 106 minuti di pellicola, il regista Christopher Nolan non si concentra solo sull’azione e sulla guerra, ma sulla situazione di paura, pericolo e profonda inquietudine dei militari. Questi sentimenti non vengono mai esplicitati attraverso le parole ma grazie alle inquadrature dall’alto, ai primi piani degli occhi, delle ferite, dei respiri, dei colori sporcati della pelle dei protagonisti delle varie scene. Un racconto che non si fa mai truce o con immagini di arti tagliati in primo piano, le ferite fisiche della guerra sono sullo sfondo, le sappiamo e ne abbiamo eco ma sono le ferite nell’animo che diventano le protagoniste della storia. Nessun eroismo sbandierato: i militari hanno paura, fuggono, sono smarriti, ligi al dovere sono in colonna sulla spiaggia, ordinati e attendono i soccorsi ma al loro interno l’animo è inquieto. Vedono il mare e scorgono la loro patria, a pochi chilometri, senza poterla raggiungere. Temono di essere considerati dei codardi ed è un punto di vista interessante e lecito.

Non si assurgono a eroi nemmeno i civili che, con le barche partono dalla Gran Bretagna. Qui si vede un sempre ottimo Mark Rylance che, in compagnia di Cillian Murphy, crea delle ottime scene di tensione in acque non propriamente tranquille. Nemmeno Tom Hardy a bordo del suo Spitfire può essere considerato un eroe, fa il suo dovere, ha i suoi timori, prende i suoi rischi.

Come è stato per “Interstellar” che non è un semplice film di fantascienza, anche “Dunkirk” non è solo un film di guerra e il maniacale perfezionismo di Christopher Nolan spinge l’esperienza di fruizione dell’intero film a livelli più elevati della media alla quale siamo abituati. Le oltre 1300 comparse del film, quasi tutte impiegate sulla spiaggia al posto di affidarsi alla CGI, sono state integrate con sagome e cartonati, come si faceva nel cinema di qualche tempo fa. L’utilizzo di veri aerei acrobatici sui quali sono state montate le macchine da presa sempre in sostituzione della più facile computer grafica sono un altro elemento distintivo che aumenta i costi ma rende ancora più reale la visione.

Da più parti atteso “Dunkirk” può essere considerato il miglior film del regista Christopher Nolan per diversi motivi. Se non è un capolavoro poco ci manca ma mai come in questa occasione un film riesce a veicolare i sentimenti dei protagonisti e il coinvolgimento emotivo e visivo degli spettatori.

Voto: 9

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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