Recensione in anteprima – Torino ’16 – In concorso – Esordio alla regia per Andrea De Sica, nipote del più famoso regista. Un esordio convincente ma a tratti pretenzioso che mescola troppe citazioni lasciando poco all’originalità. Dal 31 maggio al cinema.
Giulio è un diciassettenne di buona famiglia che viene spedito in collegio. In quel luogo isolato sulle Alpi, in cui vigono regole ferree che limitano ogni tipo di contatto con l’esterno, fa amicizia con il bislacco Edoardo. A cementare il loro rapporto le frequenti fughe notturne, allor quando la vigilanza sugli studenti sembra allentarsi. Iniziano così a frequentare un nightclub, nascosto tra i boschi, che diviene per i due un rifugio. Qui conoscono Elena, una prostituta, a cui presto si legano. Improvvisa la scoperta: le trasgressioni che tengono nascoste a tutti in realtà fanno parte del programma formativo della scuola. Eppure ci dovrà essere un modo per essere davvero liberi…
Presentato al 34° Torino Film Festival nella sezione “Torino 34”, quindi in concorso, il lungometraggio dai toni cupi di Andrea De Sica rappresenta il suo esordio alla regia per il grande schermo. De Sica, nipote d’arte del più famoso e indimenticabile nonno Vittorio De Sica e di zio Christian De Sica a poco più di 30 anni si affaccia nel mondo del grande cinema con un’opera particolare, coraggiosa e, con tutta sincerità un po’ acerba e poco originale.
Lanciandosi in un genere, quello del thriller cupo, poco usato dai registi italiani, De Sica puntella la sua opera con scene che richiamano alla memoria altre opere ben più famose e artisti bene più blasonati. Il riferimento allo “Shining” di Stanley Kubrick è evidente sia nella location, sia nelle inquadrature simmetriche con steady cam dei corridoi interni.
“I figli della notte” hanno anche altre influenze del Lynch di “Twin Peaks”, del Refn di “Neon Demon” e tanti altri svuotando di fatto, l’originalità del regista con il rischioso gioco di dover dimostrare, ad ogni scena, di essere in grado non solo di ripetere atmosfere e tecnica ma di fondere il tutto in un film omogeneo senza strappi.
Il lavoro riesce in parte lasciando allo spettatore l’idea che il regista sappia molto di cinema e, probabilmente ha molto talento ma, purtroppo, in questo caso, si è messa troppo carne al fuoco con un pizzico di pretenziosità.
Altro grosso problema di questo “I figli della notte” riguarda la recitazione. Una recitazione abbastanza apatica e ai limiti di un minimo sindacale per quanto riguarda la professionalità. Unica esclusa la bella talentuosa Yulila Sobol. La sceneggiatura non aiuta e l’intento di manifestare, attraverso il film, il disagio adolescenziale/giovanile è realizzato in modo confuso e poco approfondito.
In pratica si poteva fare di più e forse, l’esordio in questi termini e con questa materia, attraverso questo genere narrativo costituisce, per il momento, qualcosa di troppo elevato da realizzare in modo completo per un regista, Andrea De Sica che, molto probabilmente, in futuro, se saprà indirizzarsi correttamente, si potrà togliere molte soddisfazioni.
Voto: 5,3