Recensione in anteprima – Robert Zemeckis ci porta nel periodo della seconda guerra mondiale in un gioco di spie e controspie che è solo specchio di un gioco sentimentale più ampio tra i due protagonisti. Nelle sale italiane dal 12 gennaio.

1942, il comandante di aviazione franco-canadese Max Vatan arriva a Casablanca per conoscere Marianne Beausejour e fingersi il suo consorte. Insieme i due devono farsi invitare al ricevimento dell’ambasciatore tedesco e assassinarlo. L’operazione è un successo e tra Max e Marianne nasce il più (im)prevedibile e incauto degli amori.

Dopo essere stato posticipato di 4 mesi esce anche in Italia il nuovo film di Robert Zemeckis con protagonisti Brad Pitt e Marion Cotillard. Sì, proprio quel film e quella coppia di attori che sarebbe una delle cause più gettonate riguardo al divorzio del duo “Pitt & Jolie”. Ovviamente queste sono solo supposizioni e maldicenze visto che i problemi sembrano essere (anche) altri e la Cotillard ha un solido rapporto di coppia decennale con il regista francese Guillaume Canet. Bando quindi ai pettegolezzi e immergiamoci in questo film pieno di tensione, sentimenti, spionaggio e qualche connotazione storica di fondo.

Con una situazione storica ben delineata il film si concentra sul rapporto di coppia delle due spie che si trovano a collaborare inizialmente a Casablanca. Il gioco delle parti, delle bugie, delle controbugie, dei sotterfugi, dei piani ben organizzati sfocia ben presto nel prevedibile gioco, più serio, tra i due protagonisti che si lasciano attrarre l’uno all’altra.

Nella prima parte il film vira giustamente sul thriller in terra straniera e con costumi d’epoca molto ben curati. Gli inseguimenti, le fughe, il nascondersi agli occhi indiscreti avvalorando la tesi (finta) della coppia felice sembrano una partita a scacchi con mosse che conosciamo dai vari film alla James Bond e simili. Niente di originale e appassionante ma ben ideato.

Quando il film si concentra sul rapporto di coppia, sui sospetti, sulle verifiche di Max, sulle origini di Marianne, e su tutta una serie di rapporti intrafamiliari ed extrafamiliari il film si complica e alterna scene molto interessanti a scene di passaggio poco integrate nell’economia dello stesso film.

Contrariamente a quanto si possa pensare, il feeling tra i due attori principali non sembra essere dei migliori e questo non è dovuto solo alla poca alchimia dei due ma anche, forse, a una sceneggiatura che, pian piano diventa troppo fredda.

Tenendo sempre ben presente che “Allied” non è un film storico e, forse, non lo vuole nemmeno essere, si può dire che la pellicola coglie bene l’intenzione di essere interessante per lo spettatore nel suo gioco di negazioni ed evidenze, di apparenze e realtà innestando fino all’ultimo fotogramma risolutore (o forse no) il dubbio su quale sia la verità dei fatti.

Una sceneggiatura non propriamente brillante, un ritmo non troppo equilibrato e una dinamica che lascia spazio ad alcune cadute di stile non completano in modo efficace un’opera che poteva essere un gran bell’inganno d’autore considerato il cast e soprattutto il regista in campo.

Voto: 5,6

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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