Recensione in anteprima – Una regista, Gaby Dellal che ha pensato da anni a questo argomento in un film e tre attrici superbe non riescono a completare un film che si preoccupa più del messaggio da dare rispetto alla volontà di discuterne. In sala dal 24 novembre.

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“Vorrei essere un ragazzo”. Ramona ha 16 anni e nessun dubbio: da quando ha 4 anni sa di essere un maschio dentro al corpo di una femmina. Per questo si fa chiamare Ray, indossa abiti maschili e gira per le strade di New York in skateboard. Sua madre, separata da tempo, ha acconsentito alla cura ormonale che la trasformerà definitivamente in maschio, ma per ottenere il permesso serve anche la firma del padre, da anni assente dalla vita famigliare. Nel frattempo la nonna lesbica non comprende il bisogno di una mutazione fisiologica della ragazza. Per lei, combattente degli anni ’70, “si è come ci si sente”.

Argomento difficile quello che affronta la regista Gaby Dellal nel suo film. Non si tratta di diritti degli omosessuali o qualsiasi altra legittima rivendicazione LGBT. Parlare di cambio di sesso permanente in una ragazza, per di più così giovane, non è argomento di tutti i giorni. Il film lancia un grido, il grido di Ramona che si sente Ray e che vuole diventare a tutti gli effetti quello che si sente da anni. Il grido, l’urlo di rivalsa è volontà di far conoscere una situazione largamente snobbata o ignorata dai più.

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L’intenzione, nobile, del film, si scontra però con l’idea troppo fissa e ripetuta del voler divulgare e far conoscere questa condizione. Incastrata in una famiglia troppo singolare, Ramona/Ray vive in una sceneggiatura troppo complicata e ricca che rende la vicenda doppiamente lontana per il pubblico. La madre divorziata, la nonna lesbica solo in età avanzata, una profonda libertà sessuale quasi finta tutti elementi che disturbano e svuotano un po’ il messaggio. Le domande lecite dello spettatore sono riassunte dalla madre (una splendida Naomi Watts) e un “se poi cambiasse nuovamente idea?” ha dei problemi non indifferenti a trovare una risposta equilibrata se uno dei modelli presi in esame è costituito da una nonna che è diventata omosessuale solo dopo un passato da etero. Domande alle quali, e qui il film manca, Ramona/Ray da sempre una risposta oltremodo sicura senza che il film indichi mai il processo di discernimento per la scelta/convinzione della protagonista.

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Ottime le interpretazioni delle tre donne con particolare menzione per Elle Fanning che, sulle prime mi aveva insinuato delle perplessità ma, con il passare dei minuti, risulta invece un’interpretazione di tutto rispetto e che dimostra tutta la sua capacità di recitare.

“3 Generations” è un film che centra il bersaglio ma che lo fa in un modo e con una forma che non convince del tutto. Un film da vedere ma che lascia troppe domande legittime e di non facile risoluzione.

Voto: 5,6

 

Di Giuseppe Bonsignore

Fondatore di Cinematik.it nel lontano 1999, appassionato di Cinema occupa il suo tempo impiegato in un lavoro molto molto molto lontano da film e telefilm. Filmaker scadente a tempo perso, giornalista per hobby, recensore mediocre, cerca di tenere in piedi la baracca. Se non vede più di 100 film (al cinema) all'anno va in crisi d'astinenza.

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